Obiettivo, evitare un surplus e sostenere i prezzi del greggio. Alla decisioni ci si è arrivati sotto pressioni dei membri guidati dall’Arabia Saudita
Nella giornata di oggi si è riunita l’Opec+ in videoconferenza, per segnalare che manterrà i tagli alla produzione di petrolio per tutto il primo trimestre e deciderà se estendere la misura, dopo la prossima riunione del 3 aprile 2024.
L’obiettivo è evitare un surplus e sostenere i prezzi del greggio. La decisione è stata presa su pressione di un gruppo di membri guidati dall’Arabia Saudita, secondo le agenzie di stampa internazionali. L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e i suoi partner si sono impegnati a limitare la produzione di circa 900.000 barili al giorno per il primo trimestre, mentre la crescita della domanda globale rallenta e le forniture rivali, guidate dagli Stati Uniti, continuano a salire. L’Opec+ è “disponibile ad adottare misure aggiuntive in qualsiasi momento“, ha dichiarato il Comitato ministeriale congiunto di monitoraggio in una dichiarazione sul sito web del gruppo. Al momento il Brent è in rialzo dell’1% a 81,43 dollari e il Wti dello 0,9% a 76,7.
La notizia dell’Opec arriva a distanza di qualche giorno in cui l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) rivede al rialzo le stime sulla domanda per il 2024. Questo grazie al miglioramento della crescita economica e al calo dei prezzi del greggio nel quarto trimestre. In particolare secondo le previsioni dell’agenzia, il consumo globale di petrolio aumenterà di 1,24 milioni di barili al giorno nel 2024, in aumento di 180 mila barili rispetto alla proiezione precedente.
Opec+ è l’acronimo utilizzato per indicare l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio facenti parte dell’OPEC composta anche da quelli che non ne fanno parte (Azerbaijan, Bahrein, Brunei, Kazakhstan, Malaysia, Messico, Oman, Russia, Sudan, Sud Sudan) fondata durante l’incontro ministeriale tra i paesi dell’OPEC e alcuni non membri dove viene redatta una Dichiarazione di Cooperazione di stabilizzazione dei prezzi tra i Paesi produttori. Rimangono fuori il Canada, gli Stati Uniti d’America, il Qatar, la Cina, l’Indonesia e la Norvegia.
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