
Aumenterà la spesa sanitaria e per l’assistenza
Cresce l’allarme demografico in Italia. La conferma arriva da una ricerca della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo a cura dell’economista Luca Mezzomo che tra le altre cose sottolinea come la popolazione in età lavorativa nei prossimi 20 anni vedrà un calo di circa 4 milioni di unità. A tutto discapito non solo del ramo lavorativo e tributario ma anche sul fronte dei consumi e della storica propensione al risparmio tipica degli italiani.
Il calo della popolazione lavorativa sarà affiancato da un aumento della popolazione anziana e molto anziana (si parla di 3,5 milioni di unità) e, quindi, anche da un necessario allungamento dell’età lavorativa. Parallelamente, però, aumenteranno le persone con problemi di salute e di invalidità. Un quadro che, nella sua totalità, porterà come prima conseguenza a livello economico una riduzione della crescita potenziale (dettata dalla minore dinamica dell’input di lavoro) che della produttività. Invecchiamento della popolazione vuol dire anche, sottolinea la ricerca, aumento di spesa previdenziale e per l’assistenza a lungo termine, un costo che la Commissione Europea già 3 anni fa conteggiava tra l’1,9% e il 5,2% del PIL
«È prevedibile – conclude il rapporto – che nei prossimi due decenni politiche economiche e sociali orientate a contenere l’impatto sui conti pubblici dell’invecchiamento si sommeranno agli effetti del mutamento della struttura demografica, determinando un ulteriore spostamento dei consumi dai beni ai servizi sanitari e ai servizi abitativi. Anche alcuni servizi saranno penalizzati dalla transizione demografica, come trasporti, ristorazione e alberghi. Negli scenari più aggressivi di aumento della spesa privata in salute, collegati a politiche più restrittive di offerta di servizi, si potrebbe osservare anche una riduzione della propensione al risparmio, in aggiunta a una maggiore compressione dei consumi diversi da quelli legati al bisogno di salute e assistenza».
FOTO: Imagoeconomica