
Centro studi enti locali valuta la spesa per la pandemia in 2 mld di euro alle grandi città italiane
L’emergenza Covid è ormai un lontano ricordo. Da mesi, ormai, anche l’OMS l’ha depennata dalla lista delle emergenze, e le restrizioni sono di fatto sparite dalla quotidianità di tutti. A quasi quattro anni da quel marzo del 2020, ora sappiamo quanto le grandi città italiane, quelle sopra i 150 mila abitanti hanno speso per fronteggiare la pandemia. I conti li fa il Centro studi enti locali, basandosi sui dati del ministero dell’Economia e della Finanze, e la spesa ammonta a oltre due miliardi di euro.
Si parla di risorse utilizzate direttamente dai Comuni in questione, poi rimborsate dallo Stato grande al cosiddetto fondone, sul quale la Ragioneria di Stato, come scrive l’agenzia di stampa Ansa, sta tirando le somme per capire chi ha avuto più del dovuto, e quindi deve restituire, e chi invece ha ricevuto troppo poco, e deve ancora ricevere. I costi calcolati sono basati sulle certificazioni inviate al Mef dai Comuni e le voci riguardano soprattutto l’acquisto di dispositivi per il distanziamento sociale, la sanificazione degli ambienti, le corse aggiuntive del trasporto pubblico e così via. Nel conto sono calcolate anche le mancate entrate, come ad esempio l’Imu e le imposte di soggiorno.
Il podio del costo la spesa pro capite vede prima Venezia con 703 euro a persona, poi Milano 486 e Firenze 246. Il costo totale vede invece Milano prima con 656 milioni di euro spesi in totale poi Roma(369 milioni e Venezia 177 milioni. Bologna, fuori dai due podi, ha speso in totale 69 milioni di euro, con una spesa di 179 euro per ogni cittadino.
In termini assoluti, la città in cui il conto del Covid è stato più salato è Milano con oltre 650 milioni, seguita da Roma quasi 370 milioni e Venezia 177 milioni. Importanti anche le mancate entrate e le spese registrate da Torino 145 milioni e Palermo 143 milioni.
Per calcolare il costo del Covid per ogni Comune le principali voci prese in considerazione nelle certificazioni inviate da ogni ente al Mef riguardano sul fronte costi l’acquisto dei dispositivi per assicurare il distanziamento sociale, la sanificazione degli ambienti e le spese legate alle corse aggiuntive nel servizio di trasporto urbano ed extra-urbano per garantire la riapertura delle scuole. Per le mancate entrate, si è tenuto conto dei minori introiti derivanti dalle restrizioni anti-pandemiche di tributi come l’Imu, l’imposta di soggiorno o la tassa per l’occupazione del suolo pubblico.
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FOTO: EPA