Il mercato calcistico si espande verso il Nord America e verso i Paesi Arabi che sono alla ricerca di capitali e anche di nuove competenze tecnologiche e finanziarie
Gli investitori in competizione sono principalmente fondi di private equity del Nord America e fondi sovrani arabi come il Public Investment Fund (Arabia Saudita) Mubadala (Abu Dhabi) ricchi di liquidità derivante dal petrolio. Questi gruppi investono nei club calcistici europei leader, prendendo posizioni sia come investitori maggioritari che minoritari, per trarre profitto dalle squadre di calcio europee e soprattutto italiane che sono in sofferenza finanziaria. Alcune società di private equity e hedge fund, tuttavia, stanno prendendo di mira il modello “multi-club” ossia stanno investendo in squadre più piccole o in leghe inferiori in diversi paesi e in particolare nel nostro, come si è recentemente visto nell’acquisizione della squadra sanremese (squadra di Serie D) da parte di un gruppo USA. Abu Dhabi segue lo stesso modello attraverso il suo City Football Group (CFG), una holding fondata dallo sceicco miliardario Mansour bin Zayed Al Nahyan. CFG è proprietario di 12 club di calcio in 8 paesi tra cui la squadra di serie B del Palermo e la rinomata squadra inglese del Manchester City.
Tornando agli Stati Uniti, gli investitori nordamericani sono attualmente i leader in Italia essendo soci di maggioranza di ben 13 squadre di calcio, tra cui Milan, Roma e Fiorentina. Un grande passo in avanti rispetto al 2018, quando solo una squadra era di proprietà statunitense. Il capitale non è l’unica risorsa che portano gli americani, visto che il nostro paese è povero di competenze quali la capacità di gestione del business sportivo, modelli finanziari, marketing e merchandising internazionale e gestione dei dati tramite piattaforme tecnologiche. Inoltre, gli statunitensi stanno cercando di monetizzare i diritti dei media sportivi italiani vista la loro bassa redditività. Secondo la FIGC 2022 (Federazione Italiana Giuoco Calcio), le squadre della Serie A hanno prodotto un reddito complessivo di solo 2,1 miliardi di euro nella stagione 2020-21. Si tratta di circa due terzi di quello prodotto dalla Liga spagnola (3,3 miliardi di euro) e meno della metà di quello prodotto dalla Premier League britannica (5,2 miliardi di euro).
Gli investitori statunitensi e anche gli arabi inoltre cercheranno di portare innovazione attraverso l’intelligenza artificiale, la gestione e il mining di dati blockchain, il marketing e merchandising sportivo. Gli investitori punteranno molto sulla crescita dei tifosi e dei follower visto che nessuna squadra italiana ha i 100-150 o 400 milioni di follower che hanno Manchester City, Manchester United e Real Madrid rispettivamente. Tanto per fare un esempio, l’Inter, la squadra italiana più forte al momento e nella rosa dei cinque a livello globale, ha solo 55 milioni di tifosi nel mondo.
In conclusione, c’è da aspettarsi una forte competizione tra gli USA, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, per chi “arriva” per primo agli asset sportivi italiani più ambiti o più in sofferenza. L’Inter potrebbe essere la prossima mega acquisizione, vista anche la forte posizione debitoria degli attuali proprietari cinesi, che devono ripagare un bond di 400 milioni al fondo americano Oaktree che scade a maggio. Aspettiamoci quindi una primavera calda e potenzialmente ricca di annunci miliardari.
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di ANDREA ZANON
Consigliere con esperienza in istituzioni internazionali a Washington e gestore di rischio nei paesi della lega araba