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Usa 2024 Super Tuesday, sarà di nuovo sfida a due Biden Trump

Maria Vincenza D'Egidio
6 Marzo 2024
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Il tycoon vince in tutti gli stati lascia il Vermont a Haley

Nel Super Tuesday americano percentuali quasi bulgare in alcuni Stati per quelli che si delineano come i prossimi sfidanti alle presidenziali, Joe Biden e Donald Trump si preparano a darsi battaglia ancora una volta in vista delle elezioni di novembre. Si va sempre più profilando una rivincita della sfida di quattro anni fa.

I due grandi rivali della politica a stelle e strisce hanno fatto il pieno di voti, dominando le primarie da costa a costa nel Super Tuesday in cui si votava in 15 Stati e un territorio, anche se non sono mancati i passi falsi: l’attuale presidente ha perso nelle Samoa Americane e il tycoon non farà quindici su quindici, avendo lasciato il Vermont alla rivale repubblicana, Nikki Haley.

Biden e Trump hanno vinto in California, Texas, Alabama, Colorado, Maine, Oklahoma, Virginia, North Carolina, Tennessee, Arkansas, Minnesota e Massachusetts. Per Donald Trump la vittoria è schiacciante ma non completa, la Haley gli impedisce lo strike strappandogli a sorpresa il liberal Vermont, secondo successo dopo la capitale. E per ora non molla, continuando ad attrarre uno zoccolo duro di elettori moderati o indipendenti che nelle elezioni generale potrebbero compromettere le chance di vittoria di Trump, soprattutto in alcuni stati in bilico.

Anche Biden ha perso un round naufragando nei caucus delle isole Samoa, sconfitto da uno sconosciuto candidato locale, l’imprenditore Jason Palmer. Il presidente ha poi ritrovato nelle urne di alcuni Stati, come il Minnesota, la protesta del voto arabo per il sostegno a Israele nonostante il genocidio a Gaza. Per il resto questo super martedì elettorale va come previsto, con Trump e Biden che fanno incetta della quasi totalità dei delegati in palio, circa un terzo di quelli complessivi. Compresi i bottini più ricchi, quelli di California e Texas, i due Stati più popolosi del Paese.

Nel Super Tuesday non solo primarie per la presidenza Sebbene gran parte dell’attenzione sia stata rivolta alla corsa presidenziale, nel Super Martedì ci sono state anche altre importanti contese elettorali. In North Carolina, nelle primarie per la carica di governatore, hanno prevalso il vice governatore repubblicano Mark Robinson e il procuratore generale democratico Josh Stein, che a novembre si affronteranno in uno Stato decisivo per la corsa presidenziale. In California, gli elettori sono stati chiamati a scegliere i pretendenti al seggio senatoriale detenuto per anni dalla Dem Dianne Feinstein, scomparsa lo scorso anno. Mentre a Los Angeles era in ballo la poltrona di procuratore generale.

Il commento di Biden si concentra solo sul rivale di sempre Trump e sul suo possibile ritorno alla Casa Bianca: «significherebbe un ritorno al caos, alla divisione e all’oscurità, – afferma il presidente in una dichiarazione scritta diffusa nella notte – Quattro anni fa, mi sono candidato a causa della minaccia esistenziale che Donald Trump rappresentava per l’America in cui tutti crediamo», afferma la nota, che menziona i progressi conseguiti dall’amministrazione presidenziale in carica in materia di occupazione, inflazione, prezzi dei farmaci e controllo delle armi. «Trump è mosso dalla rancore e dall’inganno, concentrato sulla vendetta e la ritorsione, e non sul popolo americano», ha accusato Biden.

Mentre Donald Trump commenta con soddisfazione i risultati: «Lo chiamano Super Tuesday per un motivo, è stata una serata formidabile – ha detto – ho fatto una cosa che nessuno aveva fatto prima nella storia – Quindi il tycoon ha profetizzato che il partito repubblicano – sarà presto riunito», aumentando la pressione perché Nikki Haley lasci la corsa. E’ parso insolitamente dimesso, il tycoon che ha usato toni dimessi, come ha notato la stessa rete conservatrice, Fox News.

Non è chiaro se a pesare sull’umore sia stata la delusione in Vermont, o il fatto che Haley sia riuscita, pur perdendo quasi ovunque, ad attrarre il trenta per cento dei voti conservatori, quelli senza i quali la sfida trumpiana alle elezioni del 5 novembre rischia di partire in salita.

FOTO: Shutterstock
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