In Giappone le grandi aziende annunciano aumenti record sul fronte dei salari rispondendo alla richiesta del governo e rompendo con una prassi deflazionistica che ha caratterizzato un trentennio dell’economia nipponica. Secondo quanto riferisce Nikkei Nippon Steel ha dichiarato che aumenterà le retribuzioni mensili della cifra record di 35.000 yen (217 euro), ovvero del 14%, superando il precedente record di 23.000 yen (142,6 euro) del 1979. Toyota non ha fornito dettagli in merito agli aumenti, ma il sindacato dei lavoratori dell’azienda ha chiesto per i dipendenti un bonus pari a 7,6 mensilità di stipendio, citando l’utile operativo record di 4.500 miliardi di yen conseguito dall’azienda nell’anno fiscale ormai concluso.
A determinare gli aumenti, oltre alla richiesta politica, c’è anche una grave carenza di manodopera. Inoltre lo yen debole ha incrementato i profitti delle aziende orientate all’export, rendendo più facile per i principali datori di lavoro impegnarsi in grandi aumenti salariali.
Ogni primavera i sindacati e i management delle aziende tengono colloqui, noti come shunto, per fissare i salari mensili prima dell’inizio dell’anno fiscale giapponese ad aprile. L’esito delle trattative salariali è attentamente monitorato dalla Bank of Japan, per gli effetti sulla crescita dell’inflazione del paese.
A tal proposito, i trader scommettono sulla fine dell’era dei tassi negativi in Giappone per aprile, con una probabilità pari al 64%.dopo le discussioni annuali sui salari primaverili.
Ricordiamo che a fine gennaio la Banca centrale giapponese ha deciso all’unanimità di mantenere i tassi di interesse al -0,1% e nei successivi verbali è emerso che non ha alcuna fretta di allentare la sua politica ultra-espansiva.