A gennaio l’Istat stima una riduzione congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le importazioni, che segnano -7,3% rispetto a dicembre, che per le esportazioni (-3,2%). La flessione su base mensile dell’export è più ampia per i mercati extra-Ue (-4,0%) rispetto all’area Ue (-2,4%).
Su anno invece l’export in valore registra una modesta flessione allo 0,2% dai -7,8% di dicembre, mentre in volume si riduce dell’1,8%. La lieve flessione delle esportazioni in termini monetari riguarda i soli mercati extra-Ue (-0,4%), mentre l’export verso i mercati Ue risulta stazionario. L’import registra una flessione tendenziale del 13,5% in valore – sintesi di una più ampia contrazione per l’area extra Ue (-19,3%) rispetto a quella Ue (-8,7%) – e del 5,2% in volume.
A livello tendenziale, tra i settori che più contribuiscono a frenare l’export nazionale, si segnalano articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (-15,0%) e metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-7,9%). All’opposto, i contributi positivi maggiori derivano dall’aumento delle esportazioni di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+14,0%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+6,2%), articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (+17,0%), articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti n.c.a. (+15,7%) e autoveicoli (+12,9%).
La Cina è il paese che fornisce il contributo negativo maggiore all’export nazionale, registrando -46,1% su anno. Flettono anche le esportazioni verso Germania (-2,9%) e Francia (-3,5%) mentre crescono quelle verso Stati Uniti (+14,5%), paesi OPEC (+26,3%) e Spagna (+9,2%).
Nel trimestre novembre 2023-gennaio 2024 l’export si riduce dell’1,6%, l’import del 4,0%.
Il saldo commerciale a gennaio è pari a +2.655 milioni di euro dai -4.236 milioni di un anno prima.