Secondo Federalberghi il 2023 si è chiuso con una ventata di ottimismo per quanto riguarda gli indicatori di fiducia, particolarmente per le imprese turistiche. E le prospettive per il 2024 sono molto positive, segno evidente che le persone non rinunciano a viaggiare, malgrado il caro-vita e le incertezze geopolitiche del momento. Ne abbiamo parlato con il presidente Bernabò Bocca che c’ha fornito un quadro ottimistico sul settore anche se non mancano le sfide ed alcune nubi all’orizzonte.
Presidente iniziamo facendo un bilancio. Che anno è stato il 2023 sul fronte turistico-alberghiero?
«Il 2023 è l’anno che ci ha fatto sentire di nuovo come una volta. Ovvero in forze, pronti di fronte ad una stagione incisiva turisticamente parlando, tanto da raggiungere i livelli del 2019. Ci siamo misurati con una tipologia di turisti ormai oltre il dramma del covid, con gli italiani sempre più intenzionati a scegliere il proprio paese come destinazione di viaggio, ciò che ha fatto la grande differenza negli ultimi anni. Insomma il 2023 è stato l’anno della ripresa per il nostro comparto. Lo studio Enit, condotto con Unioncamere ed Isnart, ha rilevato 851 milioni di presenze e un grande rinnovato exploit del turismo straniero nel nostro paese».
Che numeri vi aspettate per il 2024? Avete già qualche previsione per la prossima Pasqua e la prossima estate?
«Siamo ottimisti. Ci aspettiamo il meglio visti i buoni presupposti. Parliamo per esempio del movimento turistico relativo al periodo delle settimane bianche: quasi 9 milioni dei nostri connazionali hanno scelto di dedicarsi allo sci o per tutta la settimana o nei fine settimana. Per Pasqua siamo certi che le città d’arte si riempiranno, Roma ne è un esempio lampante. E tante altre località tra mare, lago, centri termali, saranno prese d’assalto. Anche per la stagione estiva vi sono buoni presupposti. Ma non è prudente sbilanciarsi così in anticipo. Il turismo vive anche di imprevisti».
Si parla spesso di rincari, anche per le strutture ricettive. Come mai siamo arrivati a costi quasi triplicati anche per fare una vacanza? L’hotel sta diventando un lusso per pochi?
«Guardi le dò una notizia: nel computo generale dei costi attribuibili ad una vacanza, la voce hotel incide meno del 30%. Tutto il resto è in carico alla ristorazione, allo shopping, agli spostamenti, al divertimento. Quanto alle tariffe, i nostri alberghi sono nella media, anzi forse anche al di sotto considerando i prezzi dei nostri competitor europei. Consiglierei di fare una verifica in questo senso per capire quanto siamo virtuosi in Italia».
Le strutture ricettive proposte sono molteplici. Gli alberghi ne risentono oppure continuano a rappresentare il tipo di alloggio più richiesto?
«Gli alberghi – anzi gli albergatori – risentono della concorrenza sleale del mondo degli affitti brevi: tra chi rispetta regole rigidissime e chi invece, vendendo lo stesso prodotto, non è tenuto a rispettarne nessuna, secondo lei chi sta peggio? Ormai in tutta Europa e anche a New York stanno mettendo ordine. Da noi ci stanno provando ma la strada è ancora lunga».
Come sono cambiate le esigenze dei consumatori, soprattutto dopo il Covid, e come le strutture ricettive si stanno adeguando per offrire il meglio?
«Il covid ci ha traumatizzato, ha aumentato il desiderio di vacanza ma ne ha stravolto il paradigma. Oggi si cerca aria, si amano gli spazi aperti, si pretende che nelle nostre strutture vi siano misure di igiene e sanificazione ovunque ed è aumentata moltissimo la sensibilità a tutto ciò che è eco sostenibile. In questo senso siamo assolutamente allineati alle nuove esigenze del turismo del “post covid”».
Perché l’intelligenza artificiale sta diventando importante nel settore dell’ospitalità? Lei è a favore? Come sfruttare al meglio questa risorsa?
«Il nostro è tra i primi settori ad avere la necessita di recepire il nuovo: abbiamo a che fare con tanti mondi e non possiamo rimanere indietro. Io sono a favore, purché l’intelligenza artificiale venga utilizzata come strumento. Mai come effettiva sostituzione dell’uomo: il senso dell’ospitalità non può darlo un robot. Sono risorse che vanno sfruttate al meglio per ottimizzare l’offerta. Non per eliminare il tocco di chi costruisce ospitalità».
Come saranno secondo lei gli alberghi del futuro? Quali le sfide maggiori e soprattutto i driver di crescita? Su cosa puntare?
«Gli hotel green sono il futuro, proprio per quanto fino ad ora ho detto. Il lusso non subirà battute d’arresto bensì crescerà. E con esso l’inventiva italiana in grado di realizzare un range di servizi sempre più sorprendenti soprattutto per chi ha un’alta capacità di spesa e dal suo soggiorno si aspetta sempre e comunque il top».
Insomma secondo Bocca quello dell’ospitalità tricolore è un settore in salute ed il 2024 sarà un anno in crescita soprattutto grazie ai cosiddetti “Big spender”, ovvero coloro che spendono alla grande, che cercano e vogliono il meglio quando arrivano per visitare l’Italia. Un po’ lo sono i turisti cinesi e arabi, molto lo erano i russi prima della guerra, ma adesso sono soprattutto gli americani ad alimentare il mercato delle gite di lusso. Dopo il Covid gli americani hanno ricominciato a viaggiare e hanno scelto con entusiasmo l’Italia come Paese principale dove trascorrere le vacanze. Sono disposti a pagare tanto ma vogliono servizi di alto livello, non solo nell’albergo, ma in aeroporto, nei taxi, nei ristoranti, nelle strade delle città. E se vogliamo diventare una destinazione turistica di alto livello abbiamo ancora da lavorare, ma i presupposti ci sono tutti. D’altronte, come Bocca ha più volte sottolineato, i bilanci di una destinazione si fanno con i fatturati non con le presenze.