Nel quarto trimestre il Pil indiano ha registrato un risultato pari a +8,4%. Il subcontinente asiatico è la quinta economia al mondo ed il quarto mercato globale. Quali sono motivi che si nascondono dietro questo miracolo economico? Lo abbiamo chiesto a Gabriel Debach, market analyst di eToro.
Secondo le stime di S&P l’India sarà la terza economia mondiale entro il 2030. La stima si affianca a quella del ministro delle finanze di Nuova Delhi che, invece, la vede occupare quel posto già entro il 2027. Quali sono i fattori che hanno permesso un risultato simile?
«La proiezione di S&P Global e la stima del Ministro delle Finanze di Nuova Delhi indicano che l’India è destinata a diventare la terza economia mondiale entro il 2030 o 2027 rispettivamente, con prospettive di crescita economica notevoli. Attualmente, l’India si posiziona al quinto posto con un PIL di oltre 3,7 trilioni di dollari, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, avendo superato nel 2021 persino il Regno Unito, che in passato aveva colonizzato l’India (definito proprio il “Gioiello nella Corona”). La crescita economica sostenuta, con una previsione di un tasso di crescita del PIL intorno al 7% (in contrasto la Cina si aspetta di crescere intorno al 5%) è uno dei principali driver di questa proiezione. Si prevede che il PIL nominale dell’India crescerà da 3,5 trilioni di dollari nel 2022 a 7,3 trilioni di dollari entro il 2030, secondo S&P Global Market Intelligence. La demografia favorevole gioca un ruolo chiave, con una popolazione di oltre 1,4 miliardi di persone (l’India si fregia del titolo di Nazione con il maggior numero di abitanti a livello mondiale) che offre un ampio mercato interno (il consumo incide per circa il 60% del suo PIL). Inoltre, l’India sta cercando di trasformarsi in un importante polo manifatturiero globale, con un’enfasi sullo sviluppo di una solida infrastruttura logistica. Gli sforzi per sbloccare il potenziale del mercato del lavoro dipendono dall’upskilling dei lavoratori e dall’aumento della partecipazione femminile. La prevista crescita rapida del settore digitale interno, insieme all’innovazione nel settore automobilistico, dovrebbe alimentare l’espansione nell’ecosistema di start-up dell’India. Inoltre, le iniziative governative come “Make in India” e “Digital India” hanno migliorato la competitività dell’India a livello globale. Infine, l’espansione della classe media contribuisce all’aumento del consumo, creando opportunità per le imprese. Inoltre, la posizione dell’India come attraente destinazione per gli investimenti stranieri diretti (FDI) è ulteriormente evidenziata dalla sua classifica come decima destinazione più ambita nel 2022. Nel corso degli ultimi due decenni, l’India ha registrato una significativa crescita degli FDI, passando da $2.2 miliardi nel 1999-2000 a oltre $22 miliardi nel 2006-2007 e 84.8 miliardi nel 2022 riflettendo la rapida crescita economica del paese. Globali marchi come Amazon, Walmart, Google, Meta e Foxconn hanno dimostrato un forte impegno nell’economia indiana attraverso investimenti significativi. A tutto questo si accompagna una stabilità politica. Narendra Modi è al potere dal 2014, con un governo che gode di un notevole sostegno, risultando addirittura il governo maggiormente apprezzato al mondo secondo il Global Leader Approval Rating Tracker, con un elevato grado di approvazione del 78%».
Nel quarto trimestre il Pil indiano ha registrato un risultato pari a +8,4%. Quali sono i settori che stanno spingendo l’economia della nazione?
«Come molti economisti hanno evidenziato, il prodotto interno lordo è aumentato dell’8,4% negli ultimi tre mesi del 2023 rispetto a un anno fa, ma la ragione principale dell’impennata è stata un calo inaspettato dei sussidi governativi, che ha dato una spinta artificiale alla categoria delle imposte indirette nette utilizzata per calcolare il PIL. Un dato più rappresentativo dell’attività economica – che esclude tali voci una tantum – è aumentato del 6,5%, una crescita più in linea con le aspettative e che ha mostrato un rallentamento rispetto al trimestre precedente. Il settore manifatturiero, che negli ultimi dieci anni ha rappresentato solo il 17% della terza economia asiatica, è cresciuto dell’11,6% su base annua nel trimestre di dicembre, rispetto al 14,4% rivisto dei tre mesi precedenti».
Secondo il FMI la nazione è “in rapida espansione”. Da quando parte il cambio di rotta che ha portato Nuova Delhi tra le grandi superpotenze?
«L’economia dell’India è cresciuta rapidamente nel corso degli anni, con diversi settori che hanno giocato un ruolo cruciale nel suo sviluppo, rendendola una delle economie più dinamiche al mondo. Diversi fattori hanno contribuito a questa crescita, tra cui una forza lavoro ampia e giovane, una cultura imprenditoriale fiorente e un aumento degli investimenti diretti esteri. Uno dei settori trainanti della crescita economica indiana è quello dei servizi IT e software. Il Paese è diventato un hub globale per l’outsourcing e ha sfruttato il suo ampio bacino di professionisti qualificati nel settore. Le aziende IT indiane sono riuscite a fornire soluzioni economicamente vantaggiose alle multinazionali, contribuendo al progresso economico dell’India. Un altro settore che ha giocato un ruolo cruciale nell’ascesa economica dell’India è quello manifatturiero. L’iniziativa governativa “Make in India”, iniziata nel 2014 per emulare la crescita di Pechino, ha attirato gli investimenti stranieri e incoraggiato la produzione nazionale. Ciò ha portato alla creazione di poli produttivi in varie parti del Paese, incrementando la creazione di posti di lavoro e la produzione economica complessiva. Sebbene l’aumento del settore manifatturiero al 25% del PIL, un parametro chiave del programma, si è rivelato difficile da raggiungere. Secondo i dati di McKinsey, il rapporto è salito al 17,4% nel 2020 rispetto al 15,3% del 2000. Anche il settore dei servizi indiano, tra cui quello bancario, finanziario e delle telecomunicazioni, ha registrato una crescita significativa. La liberalizzazione dell’economia indiana negli anni ’90 ha portato a un aumento della concorrenza e dell’innovazione in questi settori. L’emergere della tecnologia mobile e l’affermarsi del digital banking hanno ulteriormente accelerato la crescita del settore dei servizi indiano.
Oltre a questi settori, l’agricoltura continua a svolgere un ruolo vitale nell’economia indiana, impiegando una parte significativa della popolazione. Tuttavia, il suo contributo al PIL è stato relativamente stagnante, e c’è la necessità di affrontare sfide come la bassa produttività e la mancanza di modernizzazione. Nel complesso, la crescita economica dell’India può essere attribuita a una combinazione di fattori, tra cui la crescita dei settori chiave, politiche governative favorevoli e la resilienza della sua forza lavoro. La rivalità tra Stati Uniti e Cina sta inoltre fornendo un ulteriore vantaggio al paese. In tale contesto le spese in conto capitale da parte del governo sono cresciute in modo esponenziale, con la rete autostradale nazionale dell’India cresciuta di oltre il 50%, i passeggeri aerei nazionali sono quasi raddoppiati e un vasto sistema biometrico ha aiutato diverse centinaia di milioni di persone ad aprire conti bancari per la prima volta».
Attualmente l’India è anche il quarto mercato azionario più grande al mondo. Quanto potrà influire la finanza indiana in settori strategici come, ad esempio, quello tecnologico?
«Il settore tecnologico rappresenta un elemento chiave dell’economia indiana, con un peso significativo nell’esposizione sull’ETF INDA. Questo settore costituisce il secondo maggior peso, dietro solo al comparto finanziario. Due settori cruciali, quello dei servizi (banche, finanza, assicurazioni) e quello tecnologico, contribuiscono in modo rilevante agli afflussi di investimenti diretti esteri (IDE). L’industria tecnologica indiana ha raggiunto oltre 200 miliardi di dollari di ricavi nel 2022 e si prevede che continuerà a crescere, con un fatturato stimato di 245 miliardi di dollari nel 2023. Le città come Bangalore, spesso definita la “Silicon Valley dell’India”, sono centri vitali di innovazione e incubatori per nuove idee. La scena delle start-up tecnologiche in India è dinamica, con settori emergenti come l’intelligenza artificiale, la blockchain, la cybersicurezza e la tecnologia finanziaria. Inoltre, la tecnologia sta contribuendo a migliorare la vita quotidiana delle persone in India, rendendo più accessibili i servizi finanziari, l’istruzione e la sanità attraverso l’uso diffuso di telefoni cellulari e servizi digitali.
Il ruolo chiave dell’India nel settore tecnologico è evidenziato anche dalla presenza di importanti figure aziendali di origine indiana a capo di alcune delle società più importanti al mondo. Questi includono Sundar Pichai (Alphabet), Satya Nadella (Microsoft), Sanjay Mehrotra (Micron), Shantanu Narayen (Adobe) e Niraj Shah (Wayfair), solo per citarne alcuni. Con la tendenza alla delocalizzazione dalla Cina, l’India si profila come un importante hub tecnologico e potrebbe capitalizzare su questa opportunità».
Secondo lei è il momento per investire in titoli del mercato indiano? E quali consigli si potrebbe dare a chi è interessato a farlo?
«Sebbene sappiamo come il mercato azionario non sia l’economia, l’India potrebbe trarre vantaggio da diverse dinamiche, come la delocalizzazione dalla Cina, la ricerca di paesi in crescita e la diversificazione in economie emergenti che potrebbero beneficiare della minore forza del dollaro. Inoltre, il contesto di incertezza politica e geopolitica vede l’India posizionarsi diplomaticamente sia come partner nelle Brics che nella regione, suscitando l’interesse anche dell’Occidente. Temi come il “make-in-India” offrono ulteriori prospettive di crescita. Nel breve termine, le imminenti elezioni politiche potrebbero contribuire ad un aumento della volatilità nel contesto economico indiano. Tuttavia, sembra che la vittoria dell’attuale leader, Narendra Modi, non sia messa in discussione. Modi, al potere dal 2014, guida un governo che gode di un notevole sostegno, risultando addirittura il governo maggiormente apprezzato al mondo secondo il Global Leader Approval Rating Tracker, con un elevato grado di approvazione del 77%. Nonostante il ritorno del mercato a livelli di valutazione elevati con multipli anch’essi alti, quali il P/E NTM superiore persino a quello dell’SPY statunitense, le attese restano per crescite degli utili a doppia cifra. È importante notare, tuttavia, che si tratta di un investimento in un mercato emergente, il quale dovrebbe costituire una parte, generalmente non superiore al 10%, di un portafoglio bilanciato di un investitore medio. La cautela rimane essenziale, dato il carattere dinamico e potenzialmente volatile di tali mercati. L’ETF iShares India è uno dei dieci ETF più detenuti sulla piattaforma eToro a livello globale, l’unico non focalizzato sui titoli statunitensi, e ha registrato di gran lunga la più forte crescita recente. Il numero di detentori è aumentato del 31% negli ultimi tre mesi, rispetto all’aumento del 2% dei detentori dei restanti 10 ETF. Questo dato prosegue il forte slancio del 2023, quando i fondi indiani hanno attirato un afflusso record di 36 miliardi di dollari da parte di tutti gli investitori stranieri.
L’India sta beneficiando di due forze e gli investitori dovrebbero includerla in un portafoglio ben diversificato. I suoi solidi fondamentali, con una crescita economica vicina al 7%, 1,4 miliardi di abitanti e un mercato azionario ampio e vivace incentrato sul settore dei consumi. Oltre agli investitori che hanno rivisto i mercati emergenti, dove è il secondo mercato per importanza con un peso del 18%, dopo 15 anni di sottoperformance degli EM rispetto agli Stati Uniti, si profilano tagli ai tassi d’interesse globali e un indebolimento del dollaro USA. Questi aspetti positivi compensano la già elevata valutazione del rapporto prezzo/utili, che non ha nulla da invidiare a quella degli Stati Uniti».
Il rapporto che lega India e Cina ha portato alla nascita di un termine preciso, Cindia, che sottolinea la sinergia nello scenario internazionale delle due potenze. Ma con la crescita esponenziale dell’India, questa sinergia rischia di trasformarsi in concorrenza diretta?
«Il rapporto tra India e Cina è complesso e caratterizzato da una serie di dinamiche geopolitiche e economiche. Sebbene il termine “Cindia” sottolinei la potenziale sinergia tra le due nazioni, le tensioni e le sfide esistenti indicano che questa relazione potrebbe trasformarsi in una concorrenza diretta. Le relazioni tra Cina e India sono state segnate da controversie territoriali, in particolare per quanto riguarda i confini nella regione dell’Himalaya. Gli scontri violenti nella valle di Galwan nel giugno 2020 hanno evidenziato le tensioni esistenti e la complessità delle relazioni tra le due potenze. Nonostante la partecipazione sia della Cina che dell’India al gruppo BRICS, l’India sembra orientata a essere un partner più affidabile per l’Occidente rispetto alla Cina. Questa percezione potrebbe alimentare ulteriori tensioni tra le due nazioni, specialmente considerando la competizione per l’influenza regionale e globale».
Le Maldive, conclude Debach, possono essere un esempio delle tensioni in corso, una nazione dove l’influenza cinese ha superato quella indiana, suscitando reazioni da parte dell’India.