L’Argentina attraversa il momento più duro in termini di congiuntura economica con l’inflazione al 287% e l’attività e i consumi a picco, ma il presidente Javier Milei, fiducioso del lavoro svolto e delle scelte prese ha promesso che «il peggio è passato, rimane da percorrere l’ultimo tratto di uno sforzo eroico».
Milei parla agli argentini a reti unificate e, affiancato dal ministro dell’Economia, Luis Capito e dal presidente della Banca centrale, Santiago Bausili, ha rivendicato l’ottenimento in soli tre mesi di un avanzo primario dello 0,2% del Pil a marzo dopo aver ereditato un deficit del 15% a dicembre. Che il risultato sia stato ottenuto anche attraverso misure poco ortodosse come la completa sospensione dei pagamenti di importazioni e servizi, per il presidente argentino non è rilevante in questo momento.
«Il governo aveva ragione – ha detto senza mezzi termini il leader ultraliberista – l’inflazione sta crollando», ha aggiunto, e anche qui poco importa che a frenare i prezzi sia stato principalmente il crollo del consumo -19% su anno a marzo e dell’attività -10% l’industria e -40% la costruzione.
Il presidente ha pronosticato quindi che a partire dal raggiungimento della stabilizzazione macroeconomica la crescita dell’Argentina si farà in tre tappe: la prima grazie all’espansione dei settori minerario, energetico e agricolo; la seconda tappa grazie all’arrivo di investimenti e la terza tappa grazie alla riduzione impositiva.
«L’obiettivo finale – ha affermato Milei – è quello di ridurre il ruolo dello Stato al compito minimo di proteggere la vita, la libertà e la proprietà dei suoi cittadini, di garantire un ordine economico stabile».