Le vendite estere di agroalimentare rappresentano oltre il 10% dell’export italiano totale. Negli ultimi cinque anni sono cresciute a un tasso annuo composto dell’8,9%, superando il ritmo dell’export italiano nel suo complesso +6,1%. Lo rileva un report con focus elaborato dall’Ufficio studi sull’industria agroalimentare italiana Sace in vista della sua partecipazione a Cibus, alle Fiere di Parma da martedì 7 maggio.
Lo scorso anno le esportazioni di agroalimentare hanno registrato ancora una volta un valore record pari a 64,4 miliardi di euro, con un aumento del 6% circa. La spinta è arrivata soprattutto da alimentari e bevande +6,8%, che compongono circa il 60% delle vendite del settore, ma non è mancato il supporto dei prodotti agricoli +4,7%. Anche il 2024 è iniziato con un segnale positivo, grazie a un incremento del 12,9% registrato a gennaio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Le prospettive per l’anno completo sono di un’espansione che si attesterà su livelli relativamente e fisiologicamente inferiori se confrontati con quegli degli scorsi anni ma comunque sostenuti.
Le bevande, in prevalenza da vino, sono il principale comparto di export con una quota del 19%, malgrado nel 2023 abbiano registrato una crescita sotto la media +2,5%. A trainare, invece, la performance delle esportazioni di agroalimentare sono stati altri prodotti tipici del made in Italy tra cui pasta e soprattutto prodotti da forno +8,6%, latte e formaggi +10,3%, preparazioni di ortaggi e frutta +12,5% e altre preparazioni alimentari +13%, in cui rientrano salse e conserve +21,8%. Sono rimaste stabili le vendite di grassi e oli, nonostante il marcato aumento dell’olio di oliva +14,7%, mentre hanno riportato un rialzo contenuto quelle di frutta +4,9% e carni +2,8%.
In termini di geografie di sbocco, le vendite italiane di agroalimentare sono dirette principalmente verso i mercati europei e quello statunitense. Questo aspetto riflette da un lato il brand made in Italy ormai consolidato in queste geografie, dall’altro l’elevato potere d’acquisto dei consumatori, oltre che, nel caso delle destinazioni europee, fattori di prossimità che favoriscono anche le esportazioni di quei prodotti caratterizzati da difficoltà di conservazione per periodi prolungati quali, ad esempio, i latticini.
La Germania si conferma ancora una volta la prima destinazione per il settore, avendo accolto lo scorso anno oltre 10 miliardi di euro di agroalimentare italiano (pari al 16% del totale) e avendo segnato una crescita significativa, seppur leggermente sotto la media, negli ultimi cinque anni +7,3%. In termini di comparti, il Paese è un grande consumatore di bevande, pasta e prodotti da forno, frutta e ortaggi. In particolare, circa un terzo di tutto l’export italiano di questi ultimi due è destinato al mercato tedesco.
Segue la Francia con un peso dell’11% sul totale del settore e una crescita in linea con quella complessiva dell’ultimo quinquennio +8,7%. Tra i prodotti maggiormente richiesti da Parigi si segnalano pasta e prodotti da forno, latte e latticini, nonché le bevande. Quasi un quinto di tutti i prodotti delle industrie lattiero-casearie esportati dall’Italia è diretto al mercato francese. Gli Stati Uniti, con 6,7 miliardi di euro di prodotti agroalimentari italiani importati, sono la terza geografia di sbocco per il settore; il comparto di gran lunga più rilevante è quello delle bevande 2,7 miliardi nel 2023, sebbene risultino significative anche le vendite di pasta e prodotti da forno e oli e grassi.
In ottica prospettica, grandi mercati in cui l’export italiano nell’ultimo quinquennio ha registrato buone performance, continuano a mostrare incrementi marcati in termini di spesa delle famiglie per beni alimentari. E’ il caso, ad esempio, di Stati Uniti, Cina e Germania, i maggiori importatori al mondo di prodotti agroalimentari, grazie anche, soprattutto per i primi due Paesi, a popolazioni numerose, in cui la spesa per questo tipo di beni è attesa crescere rispettivamente del 4,2%, 6,9% e 4,1% all’anno in media.
Vi sono poi mercati ancora relativamente poco presidiati dall’export italiano ma che hanno mostrato grande dinamicità. Si tratta ad esempio di Vietnam +10,2% all’anno in media tra 2024 e 2028, India +9,3% e Corea del Sud +8,4% in Asia, ma anche del Messico +8,4% in America Latina e della Polonia +8,7% in Europa.
A livello regionale nel 2023 l’Emilia-Romagna si è confermata la principale regione esportatrice di prodotti agroalimentari, con un peso del 18,2% sul totale delle vendite italiane oltreconfine, grazie alla forte vocazione all’export di alimentari e bevande, in particolare dei prodotti delle industrie lattiero-casearie e della carne lavorata e conservata. Seguono Lombardia 16,2%, Veneto 14,9% e Piemonte 13,8%, grazie a una dinamica positiva delle bevande. Inoltre, contrariamente a quanto avviene per le altre regioni, è interessante sottolineare come le vendite dei prodotti agricoli assumano una particolare rilevanza per la Puglia, la Liguria e la Sicilia, dove raggiungono oltre il 40% sul totale.