Dalla pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Fed svoltasi tra il 30 aprile e il 1 maggio, risulta che i membri si sono dimostrati preoccupati per un’inflazione che si è attenuata nell’ultimo anno ma che negli ultimi mesi sono mancati non ha fatto registrare ulteriori progressi verso l’obiettivo del 2%.
I verbali indicano inoltre che «diversi hanno menzionato la volontà di inasprire ulteriormente la politica qualora i rischi di inflazione si materializzassero in modo tale da rendere appropriata un’azione del genere».
«I recenti dati mensili hanno mostrato aumenti significativi nelle componenti dell’inflazione dei prezzi sia dei beni che dei servizi».
Il FOMC ha votato all’unanimità durante la riunione per mantenere il tasso di riferimento in un intervallo compreso tra 5,25% e 5,5%, il livello più alto in 23 anni, livello dal quale non si muove ormai dal luglio 2023.
Tuttavia, i sondaggi tra i consumatori indicano crescenti preoccupazioni. Non solo, i funzionari della Fed presenti alla riunione hanno notato diversi rischi al rialzo per l’inflazione, in particolare derivanti da eventi geopolitici, e hanno notato la pressione che l’inflazione sta esercitando sui consumatori, soprattutto quelli nella fascia più bassa.
«Molti partecipanti hanno notato segnali che le finanze delle famiglie a reddito basso e moderato erano sempre più sotto pressione, cosa che questi partecipanti hanno visto come un rischio al ribasso per le prospettive di consumo. Hanno sottolineato un maggiore utilizzo delle carte di credito e dei servizi “Buy Now Pay Later”, nonché un aumento dei tassi di insolvenza per alcuni tipi di prestiti al consumo».