Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, a margine dell’incontro “I sindacati tra cambiamento e conservazione” tenutosi al Festival dell’Economia di Trento ha dichiarato che «Il Jobs Act è una grande follia e va tolto. Soprattutto è la precarietà che è una grande follia, si muore di precarietà». La dichiarazione arriva come risposta al nuovo presidente di Confindustria, Emanuele Orsini che considera l’abolizione del Jobs Act “un salto nel passato”.
Per questo motivo, con lo scopo di appianare la divergenza, la Cgil è disponibile a parlare con la nuova presidenza di Confindustria. Landini ha infatti aggiunto «Noi siamo disponibili. C’è da rinnovare i contratti e li’ c’è già grande banco di prova molto serio. Questo pone il tema di lavorare per rilanciare le politiche industriali. E per quanto ci riguarda c’è’ anche un problema che si chiama rappresentanza, la legge sulla rappresentanza, il problema della salute e della sicurezza. Per noi bisogna cambiare il modello di fare impresa, sugli appalti, sui subappalti, investire sulla formazione. Se si vuole, per quello che ci riguarda, queste cose le stiamo rivendicando e è quello che c’è da fare con Confindustria e con il Governo e se Confindustria è disponibile nelle prossime settimane a incontrarci, a discutere, è il nostro mestiere ma poi i problemi bisogna risolverli» concludendo con «noi partiamo dal fatto che il livello di precarietà che c’è nel nostro paese e di subappalto è una delle cose che non solo fa morire le persone ma è una delle ragioni per cui c’è una debolezza del nostro sistema industriale, di fare impresa, più pesante che c’è in altri paesi».
Da parte sua Orsini era intervenuto in un’altra sede anche sul Superbonus dichiarando «io l’ho anche sostenuto, perché alla sua partenza era diverso, ha subito 22 modifiche. La verità è che noi non possiamo pensare di avere misure retroattive perché verrebbe a mancare la fiducia tra imprese e istituzioni. Serve costruire un tavolo per trovare una via di uscita. Si può costruire un veicolo che comunque possa acquistare i crediti e magari con dei titoli di Stato poterlo spalmare nel tempo. Ovviamente daremo più tempo allo Stato per poterlo pagare»