Se l’Italia mette sul mercato un pezzetto dell’Eni per fare cassa, può sentirsi in compagnia dell’Arabia Saudita che metterà sul mercato circa 12 miliardi di dollari di azioni della sua compagnia petrolifera nazionale Saudi Aramco.
In particolare, Riyadh sta offrendo 1,545 miliardi di azioni del maggiore esportatore di petrolio al mondo a un prezzo compreso tra 26,7 e 29 dollari: il prezzo finale sarà annunciato il 7 giugno. Il Regno si è tenuto per altro in tasca la possibilità di aggiungere un altro miliardino di dollari di incasso, grazie a una opzione per un ulteriore pacchetto da metter sul mercato.
Per l’amministratore delegato Amin Nasser, secondo il Financial Times, i tempi della vendita sono stati decisi dal governo ma l’offerta rappresenta un’opportunità per la società di ampliare la propria base di investitori internazionali. Certo è che Saudi Aramco, che qualche mese fa ha sospeso i suoi piani di espansione delle trivellazioni di petrolio in nome della transizione verde, è una gallina dalle uova d’oro per il governo: l’anno scorso ha pagato quasi 100 miliardi di dividendi, che quest’anno saliranno oltre 120.
Secondo quanto rivelato dal quotidiano della City, la decisione finale sui dettagli dovrebbe essere presa dal principe ereditario Mohammed bin Salman. L’offerta rappresenta il culmine di un piano pluriennale per vendere più azioni del produttore petrolifero statale dopo la sua quotazione record nel 2019.
La vendita coincide anche con la riunione ministeriale dell’Opec, che si terrà domenica prossima, in cui il cartello a guida saudita deciderà i livelli di produzione di petrolio per il resto dell’anno.
Proprio in ragione degli sforzi sauditi di mettere l’economia nelle condizioni di crescere anche fuori da un mondo basato sul petrolio, l’attesa è che il fondo sovrano del regno, il Public Investment Fund, sarà il principale beneficiario di una vendita di azioni di Saudi Aramco. Nasser ha comunque assicurato che la vendita non andrà a beneficio dei piani di investimento di Aramco.