In Messico, secondo i dati ufficiali del conteggio rapido, sarà Claudia Sheinbaum, candidata della piatta
forma progressista, il nuovo presidente. Secondo il conteggio rapido pubblicato dall’Istituto nazionale elettorale, ha ottenuto tra il 58,3% e il 60,7% dei voti. Si tratta di una procedura statistica ufficiale progettata con lo scopo di stimare l’andamento dei risultati finali delle votazioni e la percentuale di partecipazione dei cittadini. Il risultato del conteggio rapido dovrà comunque essere confermato dallo spoglio delle schede, che dovrebbe essere ultimato nella tarda giornata di lunedì.
Gli avversari di Sheinbaum, Xòchitl Galvez e Jorge Àlvarez Maynez, hanno ammesso la sconfitta e si sono congratulati con la nuova presidente.
Claudia Sheinbaum diventa così la prima donna presidente del Messico, succedendo al suo mentore e leader uscente Andres Manuel López Obrador. In queste elezioni messicane 2024, oltre al presidente vengono eletti 9 dei 32 governatori e più di 20mila rappresentanti, compresi i deputati del Congresso.
«Voglio ringraziare i cittadini che ci hanno votato per avanzare nella Quarta Trasformazione del nostro Paese – ha affermato Sheinbaum – Il mio suo governo sarà onesto, senza corruzione né impunità e sarà un governo ispirato all’austerità repubblicana».
La neo presidente ha anche ringraziato il predecessore López Obrador: “Un uomo unico“.
«Oggi è un giorno di gloria perché il popolo del Messico ha deciso liberamente e democraticamente che Claudia Sheinbaum diventi la prima presidente donna in 200 anni di vita indipendente della nostra Repubblica. Sarà lei il presidente con più voti ottenuti in tutta la storia del Paese», ha commentato con orgoglio l’elezione della Sheinbaum l’ex presidente del Messico Obrador.
Domenica 2 giugno circa 100 milioni di elettori hanno aperto un nuovo corso della storia nazionale del Messico, una sfida al femminile tra le due candidate Claudia Sheinbaum e Xòchitl Galvez. Una corsa alle presidenziali tra le due segnata dalla violenza della campagna elettorale con oltre 30 persone assassinate.
A spuntarla è stata la Sheinbaum, che ora ha davanti a sé un percorso complicato. Deve bilanciare le promesse di incrementare le politiche di welfare popolare, ereditando al tempo stesso un pesante deficit di bilancio e una bassa crescita economica. Ha promesso di migliorare la sicurezza, ma ha fornito pochi dettagli e le elezioni, le più violente nella storia moderna del Messico, con 38 candidati assassinati, hanno certificato enormi problemi di sicurezza.
Molti analisti affermano che i gruppi criminali organizzati hanno ampliato e approfondito la loro influenza durante il mandato di López Obrador. Il voto è stato macchiato anche dall’uccisione di due persone nei seggi elettorali nello stato di Puebla. Durante il mandato di López Obrador sono state uccise più persone (oltre 185mila) che durante qualsiasi altra amministrazione nella storia moderna del Messico.
Dalle notizie positive da cavalcare come l’economia messicana che cresce e scalza la Cina, ad esempio come primo partner degli Usa, alla sicurezza del Paese, vero punto debole della governance del Messico, dove i narcos sono ormai incontenibili, per sintetizzare con il dramma migratorio che rimane una priorità nell’agenda del prossimo governo.
Le parole della neo eletta presidente: «Non vi deluderò – ha detto agli elettori Claudia Sheinbaum durante il suo discorso di vittoria – Per la prima volta in 200 anni di Repubblica, ci sarà una presidente donna e sarà trasformatrice. Grazie a tutti i messicani. Oggi abbiamo dimostrato con il nostro voto che siamo un popolo democratico», ha poi aggiunto in un messaggio sui social.
La presidente eletta ha ringraziato anche la sua diretta avversaria, la candidata conservatrice Xóchitl Gálvez Ruiz, per averla chiamata al telefono riconoscendone la vittoria.
«Sono sempre stata una democratica. Riconosco che l’andamento delle elezioni presidenziali non mi favorisce – ha detto Gálvez dal suo bunker elettorale, l’Hotel Presidente de Polanco, a Città del Messico – Ho riconosciuto il risultato perché amo il Messico e so che se il suo governo farà bene, il nostro Paese farà bene”, ha aggiunto Gálvez. “Senza dubbio, è una grande pietra miliare storica che il nostro Paese abbia il suo primo presidente donna», ha concluso la sfidante uscita sconfitta.
La vittoria di una donna, già di per sé, rappresenta un passo in avanti importante per un Paese noto per la sua cultura machista. Claudia Sheinbaum il 1° ottobre prossimo inizierà un mandato di sei anni nel quale sarà chiamata ad affrontare sfide fondamentali, tra cui la lotta alla criminalità organizzata e al traffico di stupefacenti, che passa dallo smantellamento dei potenti cartelli della droga, la riorganizzazione dei rapporti con i vicini Stati Uniti chiamati anch’essi al voto presidenziale a novembre, l’immigrazione, la risposta ai cambiamenti climatici e ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, che richiedono un coordinamento internazionale.
Tra le sfide che attendono la prossima presidente ci sono anche le carenze di elettricità e acqua e la decisione su cosa fare del Pemex, il gigante petrolifero statale che ha visto la produzione diminuire per due decenni e sta affogando nei debiti. Entrambe le candidate avevano promesso di espandere i programmi di welfare, anche se il Messico ha un forte deficit quest’anno e una crescita del Pil lenta (+1,5% per il 2025).
Chi è Claudia Sheinbaum, il nuovo presidente del Messico, 61 anni, non solo è diventata la prima donna alla guida del Paese, ma anche la prima presidente di origini ebraiche.
Già sindaco di Città del Messico dal dicembre 2018 fino a quando si è dimessa, lo scorso anno, per perseguire la candidatura presidenziale. Ha origini ebraiche date dai suoi quattro nonni immigrati dalla Lituania e dalla Bulgaria, secondo l’Associated Press, ma si definisce una donna di fede che non aderisce ad alcuna religione.
Prima di intraprendere la carriera politica è stata una scienziata di fisica e ingegnera, figlia a sua volta di scienziati, conseguendo il dottorato di ricerca all’Università Nazionale Autonoma del Messico. Ha fatto parte del Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici come parte di un team che ha vinto il Premio Nobel per la pace nel 2007.
Secondo Reuters, recentemente ha svelato un piano ambizioso per stanziare 13,6 miliardi di dollari in progetti per l’energia eolica e solare. Tanto da dichiarare, in campagna elettorale: «Stiamo lavorando al piano energetico nazionale non solo fino al 2030, ma fino al 2050».
In politica si definisce figlia del 1968, in riferimento al movimento studentesco internazionale a cui parteciparono i suoi genitori e che in Messico fu represso nel sangue dall’esercito. Durante il suo periodo come studentessa universitaria ha militato in vari gruppi di sinistra e ha preso parte ai movimenti di solidarietà con le lotte operaie e contadine, nonché al movimento del 1987 per il mantenimento dell’istruzione universitaria gratuita.
Nel 1982 ha anche fatto campagna elettorale per Rosaria Ibarra, la prima donna candidata alle elezioni presidenziali in Messico e figura di spicco nella difesa dei diritti umani nel Paese. Il 20 novembre 2000 è entrata a far parte del gabinetto del Capo del governo di Città del Messico Andrés Manuel López Obrador e è stata Segretario dell’Ambiente prima di Città del Messico e poi nazionale.