La Bce mostra il suo lato colomba. Come atteso dagli analisti e come preannunciato da molti banchieri nelle ultime settimane, l’istituto di Francoforte ha deciso finalmente di abbassare i tassi di 25 punti base. Si tratta della prima riduzione dal settembre del 2019, guardando al tasso sui depositi, mentre se si guarda ai tassi sui principali rifinanziamenti e a quello sulle operazioni marginali (4,75%), è il primo taglio dal marzo del 2016.
Porta il tasso di riferimento della banca centrale al 3,75%, in calo rispetto al record del 4% registrato da settembre 2023.
«Sulla base di una valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, delle dinamiche dell’inflazione di fondo e della forza della trasmissione della politica monetaria, è ora opportuno moderare il grado di restrizione della politica monetaria dopo nove mesi di mantenimento dei tassi stabili» ha affermato il Consiglio direttivo della Bce. in una dichiarazione.
La Bce ha quindi deciso di invertire finalmente la rotta monetaria, dopo che tra il luglio del 2022 e il settembre dello scorso anno ha operato la più aggressiva manovra di inasprimento della sua storia, un aumento dei tassi da 450 punti base complessivi (4,50 punti percentuali), accompagnato da massicci drenaggi di liquidità, in riposta alla galoppante inflazione che rifletteva una serie di shock, tra cui le strozzature nelle catene globali, la guerra in Ucraina e elementi interni dell’eurozona, come i prezzi fuori scala degli indici Ue di riferimento su energia e gas.
Da settembre in poi i tassi sono stati sempre confermati, mentre questo primo taglio è il primo da quando la guida dell’istituzione è stata affidata a Lagarde, nel novembre del 2019.
«Bene era ora! Il ribasso annunciato dei tassi è una buona notizia sia per l’abbassamento degli oneri sul debito pubblico, sia per le imprese e le famiglie che devono chiedere un prestito o un mutuo, sia per quelle che hanno già sottoscritto un mutuo a tasso variabile. Sia chiaro, però, che le prossime decisioni della Bce dovranno dipendere dall’andamento dell’inflazione che deve continuare a scendere e che resta sempre, come diceva Einaudi, la più iniqua delle tasse – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Secondo lo studio dell’associazione di consumatori, considerando l’importo, la durata media di un mutuo e l’ultimo Taeg comunicato da Bankitalia, 4,21 per cento, una riduzione dei tassi di 25 punti percentuali, nel caso di un pieno trasferimento sull’Euribor, corrisponde a una diminuzione della rata, per chi ha contratto ora un mutuo a tasso variabile, pari a 18 euro al mese, 216 euro all’anno. Un risparmio che poi si riduce man mano che il mutuo si avvicina alla sua scadenza e si paga quasi soltanto la quota capitale».
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha rivisto al rialzo le sue previsioni trimestrali sull’inflazione, prevedendo ora un dato annuo al 2,5% nel 2025, in aumento rispetto alla previsione del 2,3% emessa durante la riunione di marzo. La proiezione per il 2025 è stata aumentata dal 2% al 2,2%, mentre la prospettiva per il 2026 è rimasta all’1,9%.
Il Consiglio ha affermato che le prospettive di inflazione sono “notevolmente migliorate” da settembre 2023 e che la politica monetaria ha frenato la domanda e mantenuto “ben ancorate le aspettative di inflazione”. Tuttavia, ha aggiunto che le pressioni interne sui prezzi rimangono forti, la crescita salariale è elevata e l’inflazione probabilmente rimarrà al di sopra dell’obiettivo del 2% “fino al prossimo anno”. La Lagarde in conferenza stampa ha detto che verranno mantenute misure restrittive a lungo per contenere il caro-vita, visto che l’inflazione sarà sopra il 2% per grand parte del 2025.
Per quanto riguarda il Pil, i funzionari prevedono che la crescita economica aumenti allo 0,9% nel 2024, all’1,4% nel 2025 e all’1,6% nel 2026. Qui la presidente ha sottolineato come la crescita sia avvenuta dopo un periodo di stagnazione e che la pressione sulle famiglie è ancora forte. Sui tassi quindi le decisioni verranno prese di volta in volta.
«Con un’inflazione rivista al rialzo e sfide ancora presenti, i titoli bancari dominano la scena post pubblicazioni con acquisti, mentre quelli più sensibili ai tassi, come le utility e le rinnovabili, sono in ribasso. Il mercato sembra scettico su ulteriori tagli dei tassi nel breve termine, riflettendo una cautela generale nelle aspettative future», ha detto Gabrile Debach, market anayst di eToro.