Nessuna sorpresa da parte della Bce. Gli analisti si aspettavano che la Banca centrale europea lasciasse i tassi invariati e così è stato. Restano al 4,50% come a gennaio, per la quarta volta consecutiva nel ciclo di rialzi cominciato a luglio 2022. D’altronde più volte i banchieri in questi giorni avevano invitato alla prudenza e alla cautela, spiegando che le mosse di politica monetaria sarebbero state dettate dai dati macro-economici in uscita di volta in volta e che non c’era alcuna fretta di allentare la presa, per non vanicare i risultati raggiunti finora, con l’unico costante obiettivo di abbassare l’inflazione per riportarla quanto rprima al target del 2%.
Nelle ultime proiezioni degli esperti della BCE l’inflazione è stata rivista al ribasso, in particolare per il 2024, principalmente per effetto del minore contributo dei prezzi dell’energia. Gli esperti indicano ora che si collocherebbe in media al 2,3% nel 2024, al 2,0% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. Anche l’inflazione al netto dell’energia e degli alimentari è stata corretta al ribasso, a una media del 2,6% nel 2024, del 2,1% nel 2025 e del 2,0% nel 2026.
Rivista al ribasso pure la crescita 2024 allo 0,6%: l’attività economica dovrebbe rimanere moderata nel breve periodo, per poi crescere dell’1,5% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026, sostenuta inizialmente dai consumi e in seguito anche dagli investimenti.
La presidente Lagarde, sull’andamento generale, ha spiegato che “l’attività economica resta debole, consumatori continuano a non spendere, gli investimenti restano moderati e le aziende esportano meno, ma i sondaggi indicano una ripresa graduale grazie all’inflazione in calo e agli stipendi che continuano a crescere“. Ha spiegato che non si è discusso di tagli, segno evidente che è prematuro affrontare la questione.