Un possibile taglio dei tassi d’interesse da parte della Bce a settembre dipenderà da un miglioramento nelle previsioni dell’inflazione. E’ quanto sostiene Boris Vujcic, membro del Consiglio direttivo. Nel corso di un’intervista con Bloomberg ha dichiarato che, sebbene un’azione a luglio non sia completamente esclusa, saranno disponibili ulteriori dati e un nuovo set di previsioni due mesi dopo. Esattamente come altri suoi colleghi prima di lui, invita quindi alla prudenza, ad avere più dati possibili sotto mano per capire come agire e farlo di volta in volta, senza affrettare i tempi per non vanificare gli sforzi fatti finora. «Per fare di più, dobbiamo vedere di più – ha incalzato. – Ogni prolungamento della conversione dell’inflazione verso l’obiettivo a medio termine indebolisce il supporto ad un taglio dei tassi d’interesse, e viceversa. Osserveremo i dati in arrivo fino a settembre, fino ad allora avremo altre tre letture sull’inflazione, dati sull’attività economica, sul mercato del lavoro e sui mercati finanziari, oltre alla nuova proiezione. Luglio è sempre un’opzione, ma molti più dati saranno disponibili a settembre. Tutto è aperto in quella riunione – una pausa o un taglio. Non voglio dare alcun segnale di ciò che vogliamo fare prima di vedere più dati».
Vujcic ha affermato che, sebbene la base della BCE mostri che l’inflazione sta andando verso l’obiettivo, i funzionari “devono tenere d’occhio in modo particolare i servizi.
Ricordiamo che ad inizio giugno la Bce ha finalmente operato il primo taglio tanto atteso dal 2019. Christine Lagarde dal canto suo ha fatto capire di esser aperta a ulteriori tagli, con gli operatori che ne aspettano altri due entro il 2024, ma la tempistica dipenderà dal ritmo dell’inflazione europea, già rivista al rialzo. I prossimi ribassi, come sottolineano gli analisti, non sono scontati. Gli ufficiali escludono quasi del tutto un secondo intervento a luglio.