«Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine e manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finchè necessario a conseguire questo obiettivo». E’ quanto si legge nel bollettino economico della Bce riferito all’ultima riunione del 6 giugno scorso quando ha deciso di ridurre di 25 punti base i tassi di interesse per la prima volta da settembre 2019. Viene ribadito inoltre come il Consiglio direttivo non intende vincolarsi a un particolare percorso dei tassi, così come molti banchieri hanno tenuto a precisare.
L’inflazione di fondo ha proseguito il suo percorso discendente confermando il quadro di graduale diminuzione delle pressioni sui prezzi ma l’inflazione interna resta tuttavia elevata. «Secondo le proiezioni l’inflazione complessiva dovrebbe segnare un’ulteriore moderazione, portandosi su livelli prossimi all’obiettivo nel corso del 2025. Ciò riflette un’attenuazione delle pressioni esercitate dai costi, anche del lavoro, e la graduale trasmissione ai prezzi al consumo dell’impatto ritardato proveniente dal passato inasprimento della politica monetaria – si legge. – Un elemento centrale nelle proiezioni di giugno – che sono state riviste al rialzo di due decimi sia per il 2024 che per il 2025 – è l’aspettativa di un graduale calo della crescita dei salari nominali, da livelli iniziali ancora elevati, al venir meno degli effetti al rialzo delle pressioni indotte dalla compensazione dell’inflazione in un mercato del lavoro caratterizzato da condizioni tese».
I rischi per la crescita economica sono bilanciati nel breve periodo, ma restano orientati verso il basso nel medio termine. La guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente rappresentano significative fonti di rischio geopolitico. Ciò potrebbe indurre una perdita di fiducia riguardo al futuro in famiglie e imprese e produrre interruzioni negli scambi internazionali.