Sette mesi fa la presentazione della domanda per una possibile IPO a Wall Street, oggi, invece, quel debutto sembra ormai perso. Al centro del contendere c’è Shein, il sito online di acquisto a prezzi bassissimi, dopo aver affrontato innumerevoli ostacoli tra cui molte preoccupazioni di sicurezza nazionale riguardo al suo rapporto con la Cina, i presunti sfruttamenti sul lavoro forzato ed altro, ora deve anche combattere contro le crescenti tensioni tra Pechino e gli Stati Uniti.
La società, valutata l’ultima volta a 66 miliardi di dollari, si è vista respingere anche vari tentativi per diventare membro della National Retail Federation, la più grande associazione commerciale del settore. Il timore, per molti, è quello di un competitor troppo forte per nomi come Gap, Macy’s, Target, Walmart e addirittura Amazon. Per questo motivo, vista la forte resistenza politica, sembra abbia deciso di virare verso il mercato inglese (anche in vista di incertezze politiche con le elezioni in arrivo) soprattutto dopo la richiesta alla Securities and Exchange Commission di esaminare o addirittura bloccare l’offerta pubblica iniziale negli Stati Uniti.
A dicembre, la commissione per l’energia e il commercio della Camera ha inviato una comunicazione a Shein chiedendo informazioni sulla raccolta dei dati degli utenti da parte dell’azienda e sul suo rapporto con il governo cinese, definendo un potenziale collegamento con Pechino un “serio rischio per il commercio elettronico, la sicurezza dei consumatori e la salute delle persone”. In pratica la stessa strategia usata con TikTok.