TikTok, e per lei la casa madre ByteDance, ha fatto causa al governo degli Stati Uniti nel tentativo di fermare l’applicazione del disegno di legge già approvato il mese scorso e votato sia alla Camera che al Senato e firmato dal presidente Biden, che obbliga ByteDance a vendere l’app pena il ban dall’intero territorio statunitense. Secondo quanto sostenuto dai rappresentanti di ByteDance, il disegno di legge, il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, viola le tutele costituzionali della libertà di parola e quindi del Primo Emendamento.
«Per la prima volta nella storia, il Congresso ha promulgato una legge che sottopone un’unica piattaforma vocale a un divieto permanente a livello nazionale», si legge tra le motivazioni rese note da TikTok «e impedisce a ogni americano di partecipare a una comunità online unica con più di 1 miliardo di persone in tutto il mondo».
Non solo ma stando alle sue argomentazioni i sospetti sulla sicurezza nazionale non sarebbero un motivo sufficiente per limitare la libertà di parola. E ancora: se di pericolo nazionale si parla dovrebbe essere il governo federale a dimostrare che tale restrizione è giustificata, cosa che, stando a quanto detto dai vertici di ByteDance non sarebbe accaduta.