Chiamate promozionali effettuate senza il consenso dell’interessato o rivolte a numeri iscritti al Registro delle opposizioni, e assenza di controlli sui contratti acquisiti tramite contatti illeciti: il Garante per la privacy con queste motivazioni ha sanzionato Eni Plenitude per 6.419.631 di euro.
Il provvedimento arriva dopo 108 segnalazioni e 7 reclami che lamentavano la ricezione di telefonate indesiderate.
Nella istruttoria è emerso che in una settimana campione su 747 contratti stipulati, 657 sono arrivati da un contatto illegittimo. Numeri che, proiettati su un anno, porterebbero a 32.850 forniture attivate in modo illecito.
Da parte di Eni Plenitude conferma «la correttezza del proprio operato rispetto a quanto richiesto dalla normativa di riferimento, sia sotto il profilo della tutela dei dati personali, sia della gestione dei propri partner. La società approfondirà il provvedimento del garante per la Protezione dei Dati Personali riservandosi di valutarne l’impugnazione», afferma un portavoce di Eni Plenitude in relazione alla multa deciso oggi dal garante della privacy.
«L’azienda – assicura il portavoce – continuerà a contrastare, anche con azioni giudiziarie, condotte e pratiche illecite a tutela dei consumatori e del corretto funzionamento del mercato».
Arrivata la notizia del Garante Privacy che ha inflitto a Eni Plenitude una multa per 6.419.631 di euro per chiamate promozionali effettuate senza il consenso dell’interessato o rivolte a numeri iscritti al Registro delle opposizioni, non si fa attendere anche il commento dell’Unione nazionale consumatori.
«Bene, ottima notizia: i consumatori sono martoriati da chiamate moleste a tutte le ore ed evidentemente non sono solo gli operatori secondari ad attuare queste strategie aggressive. Purtroppo, però, si tratta di una goccia nel mare: quanti profitti hanno portato quelle telefonate moleste?», si chiede Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
«Purtroppo, da gennaio a oggi, con l’imminente fine del mercato tutelato della luce, che scade il 30 giugno, le chiamate moleste si sono moltiplicate a dismisura – prosegue Dona – Per questo, urge un giro di vite del legislatore che, in materia di luce, gas e telefonia, le materie più critiche, deve togliere valore ai contratti fatti per telefono ripristinando per tutti il sistema dell’opt-in, ossia il regime valido fino al 2009 che proibiva di telefonare a qualcuno se non aveva dato prima il suo espresso consenso a essere chiamato, ossia l’opposto di quanto accade ora», conclude Massimiliano Dona, presidente UNC.