Alcuni responsabili politici della Banca Centrale Europea non erano convinti di tagliare i tassi per i recenti sviluppi dell’inflazione e temevano che un ulteriore ritardo nel raggiungimento dell’obiettivo sarebbe stato costoso. E’ quanto si legge nei verbali della riunione del 5-6 giugno.
La BCE ha tagliato i tassi di interesse in quella riunione e ha segnalato che probabilmente ci sarà un ulteriore allentamento, ma ha mantenuto aperta la tempistica delle mosse successive, lasciando agli investitori la possibilità di ipotizzare uno o due tagli in più quest’anno.
Diversi banchieri hanno però chiarito nelle ultime settimane che non ci saranno cambiamenti nella riunione di luglio e che possibili allentamenti ci saranno da settembre visti i costi dei servizi ostinatamente elevati.
«Alcuni membri hanno ritenuto che i dati disponibili dall’ultima riunione non avessero aumentato la loro fiducia nella convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo del 2% entro il 2025 – si legge nei verbali. – Pertanto, qualsiasi ulteriore ritardo nel riportare l’inflazione all’obiettivo potrebbe rendere più difficile continuare ad ancorare le aspettative di inflazione in futuro. Tutto ciò suggerisce che l’ultimo miglio, come fase finale della disinflazione, è il più difficile».
Gli investitori vedono ora tra quattro e cinque tagli entro la fine del 2025. Ciò porterebbe il tasso di deposito del 3,75% vicino all’intervallo tra il 2,0% e il 2,5%, considerato da molti come una posizione politica “neutrale”.
La preoccupazione principale è che l’inflazione rimanga troppo altalenante perché la BCE possa essere sicura che scenderà al 2% entro la fine del 2025, come ora previsto. La crescita dei salari è ancora elevata e la carenza del mercato del lavoro sta esacerbando i timori di pressioni persistenti sui redditi. Staremo a vedere.