Come ampiamente previsto la Bce, nella riunione del Consiglio direttivo del 6 giugno, ha deciso il taglio dei tassi di interesse di 25 punti base: una riduzione che ha portato il tasso di riferimento al 3,75% dal rialzo record del 4%. Si tratta del primo calo dal 2019 dopo 9 rialzi consecutivi. La mossa della Banca Centrale mette la parole fine ad un biennio di politica restrittiva con i prezzi saliti sino al 16%.
Una politica monetaria che ha dato risultati soddisfacenti: nel Belpaese l’inflazione oramai viaggia intorno all’1% anche se nella media europea resta sopra la soglia del 2%. Secondo S&P la decisione di Francoforte, di alzare i tassi dopo la Fed statunitense e di abbassarli prima, suggerisce dinamiche inflazionistiche dissimili al di là dell’Oceano. L’inflazione di casa nostra è in buona parte ascritta a termini di scambio sfavorevoli piuttosto che a un’eccedenza di domanda. Difficile a questo punto ipotizzare nel breve termine ulteriori riduzioni dei tassi di interesse soprattutto prima che la Fed inizi quest’anno. Inoltre si ipotizza che il taglio dei tassi a cura della Banca centrale Usa si protrarrà sino a metà 2026, ben oltre quindi la conclusione dei tagli da parte europea.
Ipotizzando che l’inflazione si adegui ai target e che la crescita centri il potenziale entro metà 2025 è probabile che la BCE tagli i tassi con cadenza trimestrale sino al terzo trimestre del 2025, con un tasso di interesse minimo applicato ai depositi che le banche commerciali effettuano presso la BCE al 2,5%. Secondo UBS invece le prospettive di inflazione suggeriscono nuove riduzioni del saggio di interesse durante l’anno, al ritmo di un taglio al trimestre sino a tutto il 2025.

Francesco Megna-autore del pezzo
Evidentemente il taglio dei tassi di interesse rendo mendo appetibili gli investimenti in liquidità da parte di privati e aziende. Spazio quindi a soluzioni di investimento più durature, come ad esempio portafogli bilanciati e con obbligazioni di qualità.
Per RBC B.Bay non ci sarà invece un ciclo di tagli dei tassi di interesse. Gli effetti dell’aumento dei prezzi del gas dopo il conflitto russo-ucraino si sono ridotti notevolmente. Ora le borse europee sono in attesa di spunti che le portino a nuovi livelli record e un deciso taglio dei tassi potrebbe essere un’occasione favorevole. I comparti sensibili ai fattori macroeconomici come l’immobiliare, i viaggi e il tempo libero hanno di fatto allentato la corsa del benchmark nostrano.
Malgrado le valutazioni dei titoli europei siano in gran parte più convenienti rispetto a quelli d’oltreoceano, i conflitti in corso e il differenziale di crescita rispetto ad altre località potrebbero frenare il possibile rialzo nei prossimi mesi.
DI FRANCESCO MEGNA
Esperto di Finanza ed Economia