L’export italiano conta un terzo del Pil e, anno dopo anno, continua a rappresentare uno dei fattori trainanti dell’economia italiana. Per questo va tutelato e supportato investendo nel nostro made in Italy, incrementando la produttività, la competitività e guardando anche a nuove opportunità di business. Matteo Zoppas, presidente dell’ICE, Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha fatto il punto alla presentazione del Rapporto Ice 2023-2024 dal titolo L’Italia nell’economia internazionale.
Il Presidente ha iniziato facendo un resoconto del 2023, indicando anche le prospettive per il 2024. «Nel 2023 il nostro export si è attestato a quota 626 miliardi di euro, esattamente quanto ottenuto l’anno precedente. Non abbiamo registrato un aumento ma soprattutto non c’è stato un calo delle vendite all’estero. Un segnale incoraggiante se paragonato ai principali paesi esportatori mondiali che, a eccezione della Francia, hanno avuto dati negativi. Il 2023 è iniziato con uno sprint importante, nonostante le conseguenze del post-pandemia e le crisi geopolitiche, mentre la seconda parte dell’anno è stata segnata da un andamento altalenante. Guardando agli ultimi due anni c’è quindi una costanza di esportazione. Rispetto al 2019, quando le esportazioni avevano registrato 480 miliardi, siamo cresciuti del 30% mentre dal 2012 il nostro export segna un +60%. L’export italiano, che conta un terzo del Pil (35%), è un motore dell’economia italiana e vedere che è cresciuto così tanto ci fa sperare che possa continuare a farlo. I nostri imprenditori guardano molto all’estero. Oggi ci sono 120 mila imprese che esportano su 4 milioni del totale».
Nonostante i buoni numeri il nostro commercio all’estero sta risentendo del caro vita e del contesto geo-politico incerto. «Tra i fattori che hanno inciso sull’andamento degli scambi internazionali dell’ultimo anno si possono segnalare, al fianco dei conflitti politico-militari, le due importanti crisi dei canali di Panama e Suez. Il 7% dell’export Italiano, pari a un valore di 44 miliardi di euro, si stima passi per il Mar Rosso, mentre per l’import il valore sale a 84 miliardi di euro pari al 14,2% degli acquisti totale. La modifica delle rotte da parte delle compagnie di navigazione, a seguito degli attacchi armati alle navi che attraversano il Mar Rosso passando dallo stretto di Bab al-Mandab da parte del gruppo ribelle yemenita degli Huthi, ha comportato un aumento dei costi di trasporto e assicurativi rispetto al periodo precedente gli attacchi. I noli sono triplicati tra ottobre 2023 e gennaio 2024 ma sono fortemente diminuiti nel trimestre successivo, per effetto di un significativo aumento della capacità di carico complessiva. Il problema è tutt’altro che risolto e i costi dei noli ad aprile 2024 suscitano ancora perplessità. Le sfide da affrontare sono perciò notevoli e continueranno a esserlo se la situazione dovesse protrarsi, accrescendo da un lato i rischi ambientali – minacciando anche il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni nel settore marittimo – e dall’altro generando il pericolo di un aumento dei costi delle importazioni per i consumatori finali», ha sottolineato Zoppas.
C’è da dire che l’Italia nel 2024 ha superato la Corea del Sud ed è sesta nella graduatoria dei principali esportatori mondiali di merci. La Corea del Sud è invece retrocessa all’ottava posizione, perché superata anche dalla Francia. Ma quali sono i settori trainanti? «La meccanica è il primo settore di esportazione per l’Italia con 101 miliardi di euro, al secondo posto troviamo la chimica e la farmaceutica, seguiti dai mezzi di trasporto (67 miliardi di euro). La moda, l’agroalimentare ed il sistema casa si posizione subito dopo come quinta, sesto e settimo. Siamo anche molto quotati a livello tecnologico. Il Nord Italia esporta per il 70% del totale, Il Centro Italia il 20%, il 10% il Sud. Tra i mercati più dinamici per l’incremento dell’export verso i paesi extra UE vi sono gli Stati Uniti (+3,4%) e la Cina (+16,8%), ma anche alcuni paesi del Medio Oriente, come gli Emirati Arabi Uniti (10,9%), l’Arabia Saudita (19,3%). Nel 2023 ma anche nel 2024 le quote delle esportazioni italiane sono cresciute in tutti i mercati principali. Le uniche eccezioni rilevanti sono rappresentate da Belgio e Russia», ha continuato Zoppas secondo cui un settore da sviluppare è l’aerospaziale la cui economia si stima vada dai 500 miliardi di oggi ad un trilone nel 2030. «Noi oggi siamo al settimo posto come esportatori ma con il lavoro che sta facendo questo Governo abbiamo la possibilità di salire notevolmente nella classifica mondiale. Guardando invece al Piano Mattei notiamo che oggi tutta l’Africa ci porta circa 60 miliardi di euro di importazioni. I primi 10 mercati africani pesano il 90,6% dell’interscambio italiano di merci con il continente e rappresentano circa il 60% del PIL dell’Africa e poco più del 40% della sua popolazione. Spiccano Costa d’Avorio, Marocco ed Algeria. I prodotti che vanno molto in Africa sono gli autoveicoli, che hanno avuto un 70% di aumento, i macchinari e le apparecchiature di cablaggio».
Per supportare la crescita del nostro export, e quindi delle aziende italiane, è necessario sostenere il loro sviluppo e la loro evoluzione. La trasformazione digitale è in pieno svolgimento, ma gli indicatori disponibili, elaborati dalla Commissione Europea, mostrano ancora per l’Italia un sensibile ritardo rispetto agli altri paesi UE in termini di digitalizzazione delle imprese attraverso l’integrazione di tecnologie digitali. Zoppas sottolinea che solo il 7,1% delle PMI italiane vende all’estero tramite l’e-commerce contro una media europea del 8,7%, il 6,2% delle aziende italiane utilizza tecnologie legate all’intelligenza artificiale contro una media europea del 7,6%, mentre per i big data l’8,6% contro il 14,2% europeo. In questo contesto, l’Agenzia ICE ha ideato e messo a disposizione delle imprese una nuova gamma di servizi per favorire la digitalizzazione delle funzioni aziendali e la partecipazione ai mercati delle esportazioni digitali.