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Lavoro

Lavoro: settimana corta, il sogno proibito o quasi dell’80% degli italiani

Maria Vincenza D'Egidio
4 Agosto 2024
Lavoro: settimana corta, il sogno proibito o quasi dell’80% degli italiani
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Indagine NielsenIQ, otto lavoratori su dieci sono convinti che lavorare un giorno in meno alla settimana migliorerebbe la qualità della vita

Secondo un’indagine realizzata dalla società NielsenIQ, otto lavoratori su dieci sono convinti che lavorare un giorno in meno durante la settimana migliorerebbe la qualità della vita, con effetti positivi sulla salute, sulla gestione della famiglia e della casa e sulla cura di anziani e bambini.

Per adottare la settimana corta sarebbero disposti anche ad accettare alcuni compromessi, come una maggiore flessibilità sull’orario di lavoro durante la settimana lavorativa, un aumento della produttività e un minor numero di pause.

L’indagine si è soffermata anche sullo smart working. Nel complesso, il 49% del campione preferisce il lavoro agile, mentre il 42% l’ufficio.

Tra i principali vantaggi del lavoro da casa viene indicata la riduzione dei tempi di spostamento per raggiungere il luogo di lavoro, la riduzione dei costi e una migliore gestione dell’equilibrio tra lavoro e vita privata. Ma vengono messi in luce anche alcuni rischi, come l’isolamento sociale.

Per i lavoratori il benessere è un elemento sempre più centrale ed è importante trovare soluzioni che migliorino la situazione. Molti lavoratori ritengono che due strumenti che vanno in questa direzione sono la settimana corta, cioè di quattro giorni di lavoro a settimana e lo smart working.

Queste due soluzioni vengono percepite come utili a migliorare la qualità della vita, con effetti positivi sulla salute, sulla gestione della famiglia e sulla cura di anziani e bambini. Tuttavia, per lo smart working alcuni temono che accanto ai benefici ci sia anche il rischio dell’isolamento sociale.

Secondo l’indagine della società NielsenIQ, realizzata per Pulsee luce & gas, l’80% degli intervistati si è detto favorevole ad adottare la settimana corta: sarebbe un supporto, ritengono, nella gestione dei figli e nella cura degli anziani.

Il 48% del campione intervistato ha detto di avere figli: il 66% li gestisce autonomamente o con l’aiuto dei nonni, l’11% si affida a baby-sitter o altre figure professionali con una spesa media di 115 euro al mese. Tre intervistati su quattro ritengono che la settimana corta possa generare benefici, dando la possibilità di gestire con maggiore autonomia i propri figli e migliorare l’equilibrio tra vita privata e professionale.

La settimana corta, secondo l’85% degli intervistati, avrebbe effetti positivi anche sulla cura di familiari anziani e/o disabili, dando ai caregiver la possibilità di occuparsene con più autonomia.

Il 35% degli intervistati ha detto di occuparsi dei familiari da solo, contro il 65% che ricorre a un aiuto esterno spendendo in media 540 euro al mese. In particolare, il 42% di chi riceve supporto conta sull’aiuto di altri familiari mentre il 34% si rivolge a badanti, case di riposo o altre forme di sostegno.

La settimana corta, sostengono molti degli intervistati (l’80%), lascerebbe anche più tempo per la cura della casa e per il benessere personale, soprattutto per svolgere attività fisica (62%) e dedicarsi a gite o viaggi (54%).

Per le attività domestiche, il 13% del campione ha detto di rivolgersi a professionisti, spendendo in media 107 euro al mese: lavorare un giorno in meno, sostengono, avrebbe un impatto positivo anche in questo ambito.

Il desiderio di adottare la settimana corta coinvolge 4 intervistati su 5, mentre il 50% degli intervistati si è detto molto interessato.

E per adottarla sarebbe disposto anche ad accettare alcuni compromessi, come una maggiore flessibilità sull’orario di lavoro durante la settimana lavorativa (52%), un aumento della produttività (47%) e un minor numero di pause (45%). Solo il 10%, però, sarebbe disposto a una leggera riduzione dello stipendio.

La settimana corta è vista come un modo per migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata per il 72% degli intervistati. Il 63% pensa possa impattare positivamente anche sulla soddisfazione personale. Mentre tra gli effetti positivi viene citato anche il tempo di qualità da dedicare a famiglia e amici.

Tra i possibili aspetti critici, invece, vengono citati il rischio di un aumento del carico di attività durante i giorni lavorativi (51%), la maggior pressione e stress associati al raggiungimento degli obiettivi (37%) e i problemi di coordinamento (27%).

L’indagine si è soffermata anche sullo smart working. E’ emerso che un intervistato su 3 lavora in modalità full remote o ibrida, con lo smart working concesso mediamente per il 37% delle ore totali di lavoro (uno o due giorni, su cinque).

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Nel complesso, il 49% del campione preferisce il lavoro agile, mentre il 42% l’ufficio. Tra i principali vantaggi del lavoro da casa viene indicata la riduzione dei tempi di spostamento per raggiungere il luogo di lavoro (77%): in media è di 41 minuti. E anche la riduzione dei costi (72%): in media, tra viaggi e pranzi di lavoro, ammonta a circa 124 euro al mese. Tra i lati positivi, per il 64%, c’è anche la gestione dell’equilibrio tra lavoro e vita privata (work-life balance).

Ma gli intervistati hanno evidenziato anche dei possibili rischi legati allo smart working: l’isolamento sociale (59%), soprattutto al Nord Ovest, la sedentarietà (58%) e la difficoltà di separare lavoro e vita privata (44%).

Lo smart working risulta particolarmente compatibile con professioni che non necessitano di troppi strumenti e materiali: il 70% degli intervistati ritiene diavere tutti i dispositivi necessari per lavorare da casa. Tuttavia, solo il 26% dichiara di avere una seduta ergonomica, il 14% di avere un piano di lavoro ad altezza regolabile e l’11% un poggiapiedi.

Lavorare da remoto può anche voler dire ottimizzare il tempo per dedicarsi ad altre attività, come quelle domestiche: l’89% del campione, infatti, dichiara di approfittare delle pause per svolgere attività collaterali. Tra le più diffuse ci sono cucinare (66%), occuparsi delle faccende domestiche (45%), della lavatrice (44%) e guardare la televisione (29%).

Ma la comodità di lavorare da casa, secondo alcuni degli intervistati, potrebbe avere un impatto negativo sui consumi energetici: il 49% ritiene che questa modalità lavorativa aumenti i consumi e abbia conseguenze sulle bollette.

Per contenere i costi, il 59% utilizza lampadine a basso consumo e il 58% ricorre di più alla luce naturale, oltre a spegnere il pc quando non in uso (44%) e ottimizzare l’uso di climatizzatori e riscaldamento (42%).

FOTO: Shutterstock
  • settimana corta
  • indagine NielsenIQ
  • 80% italiani vuole settimana corta

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