Nessuna sorpresa. La Bce ha annunciato oggi di aver tagliato i tassi dello 0,25%, una mossa ampiamente attesa e data per scontata dal mercato. Il tasso di interesse chiave della BCE, che contribuisce a stabilire il prezzo di tutti i tipi di prestiti e mutui in tutta l’Unione, è ora al 3,5%, in calo rispetto al precedente 3,75%. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 3,65% e al 3,90%. Le modifiche entreranno in vigore il 18 settembre 2024.
Gli analisti si aspettavano da tempo questa decisione, resa sempre più concreta anche dalle affermazioni di diversi banchieri che non hanno celato che l’istituto di Francoforte avrebbe allentanto la sua politica monetaria nella riunione di settembre, dopo aver lasciato tutto fermo a luglio.
A giugno l’istituto di Francoforte aveva deciso finalmente di abbassare i tassi di 25 punti base. Si era trattata della prima riduzione dal settembre del 2019, questa di settembre è la seconda.
«Bene! Il ribasso, ampiamente previsto, è una buona notizia sia per l’abbassamento degli oneri sul debito pubblico, sia per le imprese e le famiglie che devono chiedere un prestito sia per quelle che hanno già sottoscritto un mutuo a tasso variabile. Sia chiaro, però, che l’inflazione deve continuare a scendere e deve restare il faro che guiderà le prossime decisioni della Bce – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Secondo lo studio dell’associazione di consumatori, la riduzione dei tassi di 25 punti percentuali, considerando l’ultimo Taeg comunicato da Bankitalia, 3,94 per cento, e l’importo e la durata media di un mutuo, corrisponde, nel caso vi fosse un pieno trasferimento sull’Euribor, a un calo della rata, per chi ha contratto ora un mutuo a tasso variabile, pari a 18 euro al mese, 216 euro all’anno. Un risparmio che, considerato che in Italia i piani di ammortamento sono alla francese, va poi riducendosi man mano che il mutuo si avvicina alla sua scadenza e si paga quasi soltanto la quota capitale».
L’obiettivo è sempre lo stesso: riportare l’inflazione al 2% nel più breve tempo possibile ed agire guardando i dati, quindi di volta in volta. Sicuramente in questo caso a spingere verso un taglio è stata anche l’inflazione in Germania, la prima economia in Europa, scesa al 2% ad agosto, il livello più basso da giugno 2021, grazie al calo dei prezzi dell’energia. «La Bce resta determinata ad assicurare il ritorno dell’inflazione all’obiettivo in modo tempestivo: per questo manterremo i tassi a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a questo scopo – ha detto la presidente Christine Lagarde durante la conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio direttivo. – Non ci impegniamo verso alcun percorso dei tassi d’interesse».
La Bce ha confermato le stime dell’inflazione nel 2024 al 2,5%, al 2,2% nel 2025 ed al’1,9% nel 2026. Per quanto riguarda l’inflazione core, le stime sono per una crescita pari al 2,9% nel 2024, 2,3% nel 2025 e 2,0% nel 2026. Gli esperti della Bce si attendono che il pil dell’eurozona cresca al ritmo dello 0,8% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026. A giugno le attese erano state per una crescita economica dell’area euro pari allo 0,9% nel 2024, all’1,4% nel 2025 e all’1,6% nel 2026.
Gli economisti sono divisi sulla possibilità che i responsabili politici della BCE prendano una pausa quando si incontreranno di nuovo il 17 ottobre, come avevano fatto a luglio , prima di ridurre potenzialmente i tassi di un altro quarto di punto il 12 dicembre.
La riunione avviene pochi giorni prima che la Federal Reserve sembri pronta ad avviare il proprio ciclo di tagli ai tassi .