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Economia

Materie prime sempre più costose. Il cibo rischia di diventare un lusso?

Rossana Prezioso
14 Settembre 2024
Materie prime sempre più costose. Il cibo rischia di diventare un lusso?
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Dal riso al cacao, passando per il caffè ed altri generi alimentari, la volatilità è sempre più forte. Colpa del cambiamento climatico o anche delle speculazioni?

Il settore agricolo lamenta difficoltà da tempo e non solo in Italia. Il cambiamento climatico ha portato al calo di molte produzioni ed i prezzi delle materie prime sono sempre più sotto pressione. Dal riso al cacao, passando per il caffè ed altri generi alimentari, la volatilità è sempre più forte. E spesso anche la speculazione. Mangiare potrebbe diventare sempre più costoso e, in alcuni casi, anche un lusso? Quale futuro si prospetta sulle tavole degli italiani? A rispondere è Alessandro Bergonzi, Financial Markets Content Specialist di Investing.com.

Il rientro dalle vacanze, per molti italiani potrebbe portare anche un aumento su uno dei simboli della colazione, il caffè. Si parla di 2 euro a tazzina. Quali sono i motivi che hanno portato a questi rialzi?

«Ci sono diversi fattori che fanno aumentare il prezzo. Sicuramente il cambiamento climatico è tra questi e mette a rischio la produzione. Poi bisogna considerare che il caffè è uno dei principali beni di consumo a livello mondiale e la domanda è altissima. Allo stesso tempo, però, la commercializzazione è in mano a pochi trader che possono controllare l’offerta speculando sul prezzo. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Caffè (ICO), da agosto 2023 il prezzo del caffè è aumentato del 54,6% a livello globale. Infine, c’è anche l’aspetto dei costi applicati dalla ristorazione che si scaricano sul consumatore finale».

Non solo caffè. Anche il cacao e lo zucchero devono accusare gli stessi problemi. Cosa sta succedendo, rispettivamente, in questi due casi?

«Nel caso dello zucchero, l’incremento, registrato soprattutto nel 2023, è derivato anche dalle mosse dell’Ue che prevede dazi sulle importazioni estere per tutelare la filiera europea dalla concorrenza globale a basso costo. Il discorso dietro al cacao sembra essere invece più complesso. Ai problemi climatici in Costa d’Avorio e Ghana, che da soli producono la maggior parte di cacao a livello mondiale, si sono aggiunte le manovre speculative di alcuni hedge fund che hanno investito pesantemente sui futures del cacao».

Visti i prezzi c’è già chi pensa ad un suo sostituto, il carrubo considerata una pianta resistente alla siccità e con un basso impatto ambientale. Sarà il futuro protagonista sui mercati delle materie prime?

«Se ci sono alternative magari più sostenibili e in grado di far abbassare i prezzi perché escluderle? Ma in questo caso dobbiamo metterci anche il gusto, non ho mai assaggiato il carrubo però competere con certi tipi di cioccolata la vedo dura!»

Come se non bastasse, il clima sta creando problemi anche agli allevamenti bovini con previsioni di forti cali nella produzione di latte. Sempre in ambito di allevamenti, la recrudescenza dell’influenza aviaria negli allevamenti di pollame in varie nazioni ha portato ad un’impennata dei prezzi delle uova. Una tempesta perfetta per gli allevatori?

«Il settore agricolo è in crisi da tempo e le condizioni climatiche hanno peggiorato la situazione. In Europa e particolarmente in Italia soffriamo la concorrenza a basso costo proveniente dall’estero. Servirebbero non solo aiuti economici, ma anche un programma di riconversione per l’intero settore che punti sulla qualità che da sempre ci contraddistingue da allevamenti e coltivazioni intensive».

A luglio del 2023 l’India ha bloccato le esportazioni di riso a causa della siccità. Oggi in Giappone le scorte di riso sono ai minimi storici. Anche in questo caso il clima è la sola causa?

«In Giappone il ministero dell’Agricoltura, oltre che al caldo anomalo, ha attribuito la riduzione delle scorte di riso anche al forte aumento del turismo che ne ha incrementato la domanda. In India, invece, ci sono dietro anche ragioni politiche. Il divieto alle esportazioni era stato pensato per soddisfare la domanda interna e per contenere i prezzi dell’alimento principale nello stato più popoloso del mondo. Una misura anti-inflazione che però ha avuto ripercussioni a livello globale visto che l’India è il primo esportare di riso al mondo».

Insomma la questione è complessa ed i rincari potrebbero pesare molto sulle tasche degli consumatori. Staremo a vedere i prossimi sviluppi, ma le premesse non sono buone.

FOTO: ANSA
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