Le prossime elezioni statunitensi stanno diventando sempre più imprevedibili. Dopo il clamoroso cambio in corsa di Joe Biden con Kamala Harris, Trump ha dovuto rivedere parte della sua strategia elettorale. Il tycoon ha persino rifiutato un secondo duello con la sua avversaria nonostante gli scontri diretti siano da sempre il suo cavallo di battaglia. Ma l’ex presidente può contare su una folta schiera di sostenitori e la partita è tutta da giocare. A questo punto della gara è possibile fare delle previsioni? Risponde Alessandro Bergonzi, Financial Markets Content Specialist di Investing.com.
Le elezioni statunitensi si avvicinano. Il colpo di scena è stato non solo la sostituzione, tra i rappresentanti democratici, di Joe Biden con Kamala Harris, ma anche l’incredibile rimonta di quest’ultima. Qual è il suo programma elettorale, sul fronte economico, e in cosa è differente rispetto a quanto fatto finora (e proposto durante la sua campagna elettorale) da Biden?
«Kamala Harris sta concentrando la sua campagna elettorale sulla necessità di ridurre le disuguaglianze e favorire la transizione energetica. Un programma economico sostanzialmente in linea con l’operato di Joe Biden dato che verranno confermati anche i piani di spesa e gli incentivi dell’Inflation Reduction Act, con l’intento di porre un tetto al prezzi dei beni di prima necessità anche a scapito delle grandi aziende. D’altra parte, la vicepresidente sta strizzando l’occhio alla classe media promettendo aiuti economici per incentivare la natalità e l’acquisto della prima casa. Sul piano internazionale, poi, non c’è da aspettarsi una Harris meno dura di Biden nei confronti della Cina, per cui i dazi verso Pechino potrebbero essere mantenuti, nonostante la candidata dem abbia più volte sottolineato come il protezionismo di Trump sia un danno economico per gli Stati Uniti».
Grandi star come Taylor Swift, Beyoncé, Billie Eilish, George Clooney ed altri hanno già annunciato il loro appoggio a Kamala Harris. Dall’altra parte, invece, Trump, sfugge al secondo attentato. Quale impatto potrebbero avere questi eventi sul voto degli indecisi?
«Solo a polarizzare ancora di più lo scontro, accendendo gli animi. Può anche darsi che le star spostino qualche voto, ma non credo possano decidere l’esito delle elezioni. Anche nel 2016 la stragrande maggioranza dei vip era schierata per Hillary Clinton e non è servito a niente. La differenza la fa capacità dei candidati di comunicare. Ad esempio, affermare di possedere armi ed essere pronta ad usarle, come fatto recentemente da Harris, è un messaggio che vale molto di più della dichiarazione di voto postata sui social da Taylor Swift».
Considerando la ripresa dell’entusiasmo e il divario in gran parte colmato tra repubblicani e democratici, è possibile ipotizzare lo spettro di un nuovo 6 gennaio in caso di vittoria di Harris?
«Il 6 gennaio, ma anche gli ultimi attentati, mostrano come gli Stati Uniti stiano vivendo un momento di profonda crisi. Il rischio di ulteriori disordini è reale. Tuttavia, spero che gli errori abbiano insegnato qualcosa. Lo stesso Trump non avrebbe alcun vantaggio a esasperare un’eventuale sconfitta che con ogni probabilità porrebbe fine alla sua carriera politica».
Per quanto riguarda l’avversario, il repubblicano Donald Trump, cosa prevede il suo piano economico per l’America? Dopo l’arrivo di Harris ha cambiato qualcosa? Sarà di nuovo America Great Again?
«Tra le proposte di Trump ci sono diversi provvedimenti volti ad abbassare le tasse per aziende, in particolare per quelle del settore energetico, e persone fisiche. Inoltre, a differenza di Harris, il candidato repubblicano potrebbe tagliare gli incentivi dell’Inflation Reduction Act per contenere il deficit. Volente o nolente anche l’ex presidente dovrà fare i conti con 34 mila miliardi di dollari di debito da cui derivano interessi annuali di oltre mille miliardi. Per quanto riguarda i rapporti con l’estero, l’idea di Trump è quella di portare i dazi sui prodotti cinesi dal 20 al 60% e di applicare una tariffa del 10% anche sulle importazioni dal resto del mondo».
Visto il delicato momento della politica monetaria USA con la banca centrale che ha appena dato vita al primo, vigoroso, taglio dei tassi da 4 anni, quali sono i possibili scenari dei futuri rapporti con la Federal Reserve in caso di vittoria di Trump? E nel caso di una vittoria di Harris?
«Molto dipenderà dalla risposta dell’economia Usa al taglio dei tassi. Se l’intervento della Fed si rivelerà effettivamente tempestivo e riuscirà a pilotare il Paese verso un atterraggio morbido, evitando la recessione, Jerome Powell sarà difficilmente attaccabile.
Tuttavia, il rapporto tra Fed e governo sarà radicalmente diverso a seconda di chi si prenderà Washington. Harris sarebbe ben contenta di attribuirsi il successo della politica monetaria in caso di softlanding, elogiando l’azione di Powell. Al contrario, Trump sarebbe pronto a scaricare il governatore della Banca centrale americana, addossandogli le colpe in caso di difficoltà economiche».
Le elezioni americane avranno un impatto sulle criptovalute?
«Immagino che i possessori di criptovalute stiano facendo il tifo per Trump dopo che ha promesso di far diventare gli Stati Uniti la patria del Bitcoin e ha anche utilizzato la moneta digitale per pagare un hamburger di recente. Ma non è detto che un’amministrazione dem ostacolerebbe le crypto, che del resto hanno aggiornato i massimi a marzo di quest’anno con Biden alla Casa Bianca».
Tuttavia, sottolinea Bergonzi, al momento Harris non si è espressa sul tema e probabilmente basterà questo, di fronte all’attivismo di Trump, per causare maggior volatilità sul prezzo del Bitcoin durante il periodo elettorale.