Il FMI ha rivisto anche la crescita italiana con un +0,7% quest’anno e dello 0,8% nel 2025. Sull’argomento è arrivato immediato il commento di Gabriel Debach, market analyst di eToro.
«Dopo le buone notizie della revisione al rialzo dell’outlook italiano da parte di Fitch, arriva una battuta d’arresto: il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per l’Italia nel suo rapporto di ottobre. Se nei report di aprile e luglio l’istituto di Washington aveva mostrato un certo ottimismo verso il nostro paese, le nuove stime fanno emergere un quadro più cauto e complicato. Il dato per il 2023 è stato riportato allo 0,7%, in linea con la stima iniziale di gennaio, dopo le aspettative più elevate di metà anno. Questo dato, ormai a consuntivo, riflette una revisione a freddo delle dinamiche economiche recenti. Per quanto riguarda il 2024, la crescita prevista rimane ferma allo 0,7%, senza variazioni rispetto ai precedenti outlook: un dato stabile, ma che lascia poco spazio all’interpretazione ottimista. È per il 2025 che arriva un’altra correzione significativa. La crescita è stata rivista al ribasso, fissandosi allo 0,8%, ben al di sotto dell’1,1% stimato a inizio anno. Si tratta di una riduzione importante che sottolinea quanto le sfide strutturali e congiunturali rimangano pesanti sul futuro dell’economia italiana».
Il FMI attribuisce questo ridimensionamento a tre fattori principali:
- Debolezza persistente del settore manifatturiero: Il motore industriale dell’Italia, storicamente trainante per l’economia, continua a segnare il passo, frenato anche dal rallentamento della domanda globale.
- Domanda interna fragile: Nonostante il supporto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), gli effetti positivi tardano a manifestarsi. La ripresa dei consumi rimane debole e il potenziale di crescita è ancora lontano dal pieno sfruttamento.
- Un contesto europeo complesso: La crescita nell’Eurozona è stata frenata dalle incertezze economiche e dalla debolezza della domanda interna, elementi che pesano anche sull’Italia, strettamente legata ai suoi principali partner commerciali europei.
«L’Italia non è sola nelle difficoltà, ma questo non rende la situazione meno grave. Mal comune, mezzo gaudio non deve essere il motto da seguire. La vera sfida – continua Debach- ora è evitare che queste prospettive fosche si trasformino in una realtà consolidata. Serve un cambio di passo deciso per rilanciare l’economia e restituire fiducia a consumatori e imprese, allontanando lo spettro della stagnazione e sfruttando appieno le opportunità offerte dal contesto europeo e dagli strumenti a disposizione».