Si parte da un dato: «Il 35% degli utenti arriva su Glovo senza sapere cosa vuole mangiare – rivela Alonso – Sanno solo che non vogliono prepararsi la cena ma non ancora che tipo di cucina sceglieranno». L’idea è quella di stimolarli, mostrando in anteprima cosa si troveranno nel piatto. Ma non solo.
Si potrà mettere like e condividere con la propria cerchia di amicizie virtuali quello che si è appena mangiato: quando il servizio, oggi testato a Barcellona, partirà, si potranno inviare richieste di amicizia e creare vere e proprie playlist.
Non sono previste funzioni di dating: la domanda di un giornalista solleva qualche risata in sala, ma non è del tutto scontata. Possibile anche restare fuori dal giro. Basta non accettare richieste, dice l’azienda, e l’applicazione funzionerà alla vecchia maniera.
Probabile che si riesca ad aumentare il tasso di conversione; chi ci saprà fare coi video potrebbe esplodere. Già oggi una delle metriche principali valutate è l’accuratezza del profilo: una foto dei piatti aiuta a vendere, ma non è facile convincere i ristoratori, molti dei quali poco alfabetizzati digitalmente, soprattutto quelli entrati qualche anno fa.
La summa fa un ibrido fa Facebook e Spotify, una scommessa (“grande”, sottolinea il cofondatore Oscar Pierre, che racconta di aver fatto consegne tutti i giorni per due anni quando la società era agli inizi). Una svolta del genere non si improvvisa.
È necessario avventurarsi in un territorio inesplorato. L’approccio di Glovo non è a rotta di collo: è incrementale, “proviamo queste caratteristiche e poi vediamo come va” dice a Wired il responsabile tecnico Shiro Theuri.
Non ci saranno assunzioni ad hoc, prosegue la manager: i dipendenti informatici già assunti dell’azienda dovranno risolvere le sfide tecnologiche poste dalla decisione strategica.
È la nuova frontiera delle app di consegna, che potrebbe arrivare in Italia nel giro di tre mesi. Una scommessa in grado di dare respiro. C’è un margine di rischio.
Ma del resto, Elon Musk non aveva idea di come costruire un’automobile prima di Tesla, men che meno un missile. Il pareggio di bilancio è atteso per fine anno.