Ci siamo. Prendono il via oggi le elezioni americane che vedranno salire al comando a Donald Trump o Kamala Harris. Le votazioni in America sono iniziate, ma in America si saprà qualcosa a partire da stanotte o meglio domani mattina, visto il fuso orario. «L’aria è carica di tensione mentre si avvicinano le elezioni americane.: nei mercati finanziari, il nervosismo è quasi palpabile. Donald Trump o Kamala Harris: qualcuno dei due ha davvero un vantaggio? O sarà una questione di fortuna? Avremo maggiori risposte domani, per i più ottimisti, oppure nei prossimi giorni, ricordando come ci sono voluti quattro giorni per dichiarare le ultime elezioni del 2020 e ben 36 nel 2000. Una cosa è certa: le elezioni USA portano con sé un potenziale significativo di volatilità a breve termine», commenta l’analista Gabrile Debach.
L’esito delle elezioni USA è di grande rilevanza per i mercati, poiché chi vincerà determinerà l’orientamento politico per i prossimi anni. Tuttavia, stimare quanto un presidente possa realmente influire sul PIL o sui rendimenti borsistici resta complesso. Più che la leadership politica, è la salute complessiva dell’economia a fare la differenza, e attualmente gli Stati Uniti godono di una posizione relativamente solida, con la Federal Reserve che dispone di ampi margini per intervenire favorevolmente in caso di imprevisti. Le prospettive a lungo termine rimangono, quindi, positive, ma gli impatti delle scelte politiche sull’economia non vanno sottovalutati.
«Anche i membri del Congresso investono e le loro scelte possono rivelare aspetti interessanti. Uno sguardo più attento alle strategie di investimento dei politici Usa rivela come queste spesso rispecchino le priorità settoriali dei due principali schieramenti. Gli ETF NANC e KRUZ offrono un modo unico per analizzare questa dinamica e collegare direttamente le scelte d’investimento dei legislatori alle politiche dei candidati presidenziali – prosegue l’esperto. – NANC e KRUZ sono ETF “politici” introdotti da Subversive Capital, progettati per replicare i portafogli d’investimento dei membri del Congresso statunitense, basati sulle dichiarazioni di insider trading pubblicate dai legislatori. NANC riflette le posizioni finanziarie dei membri democratici, mentre KRUZ si focalizza sui repubblicani. Entrambi gli ETF permettono agli investitori di osservare come si muovono in Borsa i politici».
Quest’anno l’ETF NANC ha registrato un impressionante +26,5%, superando KRUZ, che si è fermato a +13,88%. La differenza non è casuale: i democratici, attraverso NANC, hanno preferito posizionarsi in aziende tecnologiche e innovative come NVIDIA, Microsoft e Amazon, settori che hanno dominato il 2024 grazie alla domanda crescente per intelligenza artificiale e soluzioni digitali. Al contrario i repubblicani rappresentati da KRUZ hanno privilegiato una diversificazione maggiore, mantenendo una forte esposizione su finanza ed energia, con posizioni importanti in JPMorgan e Chevron.
«È qui che la politica e la finanza si intrecciano in modo intrigante. I settori di supporto per Trump e Harris riflettono gli stessi schieramenti che compongono KRUZ e NANC. I Repubblicani godono del sostegno di settori tradizionalmente conservatori: costruzioni, energia, finanza e trasporti. Questi settori apprezzano la sua politica di deregolamentazione e taglio delle tasse, elementi favorevoli per aziende che vogliono ridurre i costi di conformità normativa e sostenere l’espansione. Anche in KRUZ, queste inclinazioni politiche prendono forma, con forti investimenti in società di servizi e infrastrutture come Comfort Systems USA, e in aziende energetiche come Chevron – spiega ancora Debach. – Dall’altro lato, i democratici ottengono un ampio supporto dal settore tecnologico e dall’innovazione, attratti dalle sue politiche pro-rinnovabili e di promozione tecnologica. Questa preferenza trova un parallelo in NANC, che detiene grandi partecipazioni in aziende che guidano l’innovazione digitale, come NVIDIA, Microsoft e Apple. Gli ETF “politici” come NANC e KRUZ mostrano come le convinzioni di democratici e repubblicani si manifestino nei portafogli, rappresentando indirettamente un’anticipazione delle politiche economiche che potrebbero dominare il prossimo mandato. Questo tipo di analisi apre prospettive interessanti: se il Congresso è un “campione rappresentativo” del mercato, monitorare i loro investimenti potrebbe offrire segnali anticipati su quali settori potrebbero prosperare nel clima politico post-elettorale oppure no?»
I mercati finanziari sono, per loro natura, soggetti a oscillazioni legate alle aspettative future e le elezioni presidenziali americane non fanno eccezione. Dal 1984 al 2020 l’S&P 500 mostra una tendenza media di crescita nelle cinque sedute precedenti le elezioni, raggiungendo spesso un picco il giorno del voto, ma con eccezioni significative. Nel 2020, la sfida Trump-Biden ha visto l’S&P 500 crollare nei giorni pre-elettorali (-3,56%) per l’incertezza pandemica e il voto per corrispondenza. La vittoria di Biden ha poi innescato un recupero rapido, stimolato dall’attesa di nuovi stimoli fiscali. Anche nel 2016 l’elezione di Trump ha portato a un rally post-elettorale (+2.44%) grazie alle aspettative di politiche pro-business, mentre nel 2012, la rielezione di Obama ha innescato una correzione a breve termine (-2.65% a T+5), in parte a causa dei timori legati al “fiscal cliff”. Per il 2024, l’indice ha iniziato in calo, chiudendo lunedì con una flessione di -2,08%, un andamento simile al 2020, quando l’indice segnava un calo di 2,37 punti percentuali prima di invertire la rotta e chiudere con un progresso post-elezione di oltre il 20% alla fine dell’anno.
Il VIX, indice di volatilità, tende a diminuire significativamente subito dopo le elezioni, indicando un calo delle preoccupazioni una volta chiarito l’esito, indipendentemente dal colore politico. Solo nel 2000, con il contestato riconteggio dei voti in Florida, il VIX è rimasto elevato per settimane, segnalando alta volatilità.
Anche i rendimenti del Treasury decennale (US10Y) mostrano una tendenza di crescita intorno alle elezioni. La media storica del campione suggerisce un aumento del +2.10% il giorno delle elezioni, spesso proseguendo nei giorni successivi (+4.81% nel quarto giorno post elezione). Questo movimento riflette le aspettative di politiche fiscali espansive e possibili pressioni inflazionistiche. Tuttavia, in periodi di crisi come il 2008 e il 2012, i rendimenti sono scesi, poiché gli investitori si sono rifugiati nei Treasury come asset sicuro.
Il cambio EUR/USD non mostra un pattern chiaro, ma nelle elezioni recenti come il 2016 e il 2020, il dollaro si è rafforzato rispetto all’euro, sostenuto dalle aspettative di stimoli economici e tagli fiscali. Infine, l’oro offre una risposta mista intorno alle elezioni. Tende a calare nei giorni pre-elettorali, per poi segnare un lieve rialzo (+0,23% in media) il giorno delle elezioni, suggerendo un limitato ricorso a questo bene rifugio. Tuttavia, in anni di elevata incertezza, come il 2008 e il 2020, l’oro ha mostrato un comportamento più marcato, riflettendo le preoccupazioni economiche del momento. Dopo le elezioni, l’oro tende a perdere attrattiva con il ritorno dell’appetito per il rischio.
«I mercati reagiscono pertanto alle elezioni americane con dinamiche diverse in base al contesto economico e alle aspettative sulle politiche del futuro presidente. Con l’avvicinarsi del 5 novembre, il mercato si prepara a interpretare nuovamente queste variabili, consapevole che ogni elezione porta con sé un mix unico di opportunità e rischi», conclude l’esperto.