I benzinai sono pronti a una prima chiusura degli impianti contro le ipotesi di riforma del settore. Le organizzazioni di categoria ribadiscono che “non si può impunemente violare la legge e proporre o immaginare una riforma del settore, anche in virtù della decarbonizzazione in atto, che accolga solo le istanze dei petrolieri (che hanno maturato negli ultimi anni superprofitti da capogiro), a danno dei consumatori e dei gestori”.
Dicono no o “alla diffusione indiscriminata degli appalti e alla precarizzazione del settore“. «I petrolieri – si legge in una nota – stanno portando il settore alla deriva ed alla completa precarizzazione un’intera categoria con l’introduzione, su larga scala, di contratti di appalto di un anno, senza diritti e senza riconoscimenti per chi svolge un servizio essenziale alla mobilità».
E così le organizzazioni dei benzinai Faib, Fegica, Figisc-Anisa si danno appuntamento il 14 novembre per decidere “una prima chiusura” degli impianti su strade e autostrade.
Quella iniziata dai benzinai è una battaglia di difesa costituzionale dei loro diritti e di quelli di tutti gli automobilisti chiamati a pagare oltre 20 miliardi di tasse senza avere la certezza di avere un servizio, spiegano ancora le sigle.
«Il ddl carburanti finora immaginato dal ministro Urso è bocciato anche dai consumatori, senza se e senza ma. Le bozze che sono finora circolate rappresentano una vera e propria controriforma. Una vergogna – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Sarebbe, infatti, abolito l’obbligo di esporre il prezzo del carburante servito e resterebbe esposto solo il prezzo del self service. Saremmo all’assurdo di una pratica commerciale ingannevole autorizzata per legge. Infatti si attirerebbe l’automobilista nel distributore con l’esposizione del prezzo più basso, per poi fregarlo con quello più alto del servito. Alla faccia della trasparenza! Insomma, il ministro Urso, con grande coerenza, dopo aver fatto esporre un prezzo in più, quello medio regionale, inutile quando non dannoso dato che informa in modo distorto e fuorviante il consumatore sulla convenienza del prezzo praticato, ora inverte la rotta togliendo invece il prezzo più utile, quello del servito, fondamentale per far capire al consumatore il differenziale tra prezzo self e servito e invogliarlo a fare il pieno da solo per risparmiare. Inoltre temiamo che, con la scusa di garantire l’affidabilità del servizio, siano introdotti sottobanco vincoli alle aperture delle pompe bianche o della grande distribuzione, attraverso il giro di vite sul rilascio dei titoli autorizzativi».