Il mondo si aspettava la rielezione di Trump, anzi forse la desiderava per risolvere le questioni più scabrose che ci sono al momento, ovvero le guerre: quella in Ucraina e quella in Medio Oriente. Solo la Cina temeva il ritorno del tycoon alla Casa Bianca ed appena è uscita la notizia ha messo le mani avanti, spiegando di volere rapporti pacifici con gli Usa.
Ed anche oggi il presidente cinese Xi Jinping si è congratulato con Donald Trump per la vittoria alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, invitando i due paesi ad “andare d’accordo“, secondo quanto riportano i media statali cinesi. «La storia ha dimostrato che la Cina e gli Stati Uniti traggono vantaggio dalla cooperazione e perdono dallo scontro – ha detto il capo di Stato cinese al suo interlocutore. – Una relazione stabile, sana e duratura tra Cina e Stati Uniti è in linea con gli interessi comuni dei due Paesi e con le aspettative della comunità internazionale». Xi Jinping ha detto a Donald Trump che spera che “le due parti sostengano i principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione vantaggiosa per tutti” ed ha invitato Washington e Pechino a “rafforzare il dialogo e la comunicazione, gestire adeguatamente le loro differenze, sviluppare una cooperazione reciprocamente vantaggiosa e trovare un modo corretto affinché Cina e Stati Uniti possano andare d’accordo in questa nuova era, nell’interesse di entrambi i paesi e il mondo“.
Un modo questo per tenere calme le acque certo, ma, nonostante le belle parole, le intenzioni di Trump sono tutt’altro che pacifiche. Molti ricorderanno che quando Trump era presidente, prima che Biden gli rubasse lo scettro, quella tra Stati Uniti e Cina è stata una guerra fredda che si è consumata a poco a poco con la pandemia che non ha fatto altro che acuire i dissapori già esistenti. Trump ha sempre accusato Pechino di aver volontariamente creato il caos pandemico per indebolire proprio gli Usa e diventare la prima potenza economica, cosa che di fatto poi è avvenuta perché la Cina è stato l’unico Paese a crescere nel periodo in cui il Covid faceva le sue vittime e l’economia era ferma nel mondo. Donald ha sempre voluto rendere l’America economicamente indipendente dalla Cina ed ha combattuto per vietare gli investimenti nelle società cinesi, creando anche una vera e propria black list di aziende che avevevano rapporti militari con Pechino. Ha imposto tariffe commerciali pesanti ed ha fatto una vera e propria lotta contro TikTok negli Stati Uniti, accusando il social cinese di spiare i dati sensibili degli americani a proprio vantaggio.
Nella scorsa campagna elettorale, quella che poi lo ha portato alla vittoria, Trump è tornato a dimostrarsi il peggior nemico di Pechino: ha più volte detto che la sua intenzione era alzare i dazi sui prodotti cinesi al 60% e tutto fa pensare che manterrà la promessa.
Il Presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump eredita una relazione Stati Uniti-Cina reimpostata dai Presidenti Joe Biden e Xi Jinping nel corso dell’ultimo anno per risollevare i legami dopo la pandemia e la tensione su Taiwan. Sono in corso colloqui formali su una serie di questioni critiche, ma i diplomatici e gli analisti regionali temono che potrebbero essere messi da parte con Trump alla Casa Bianca. Tra questi ci sono senza dubbio la questione del cambiamento climatico e l’economia.
La diplomazia climatica tra i primi due paesi al mondo per emissioni di gas serra ha contribuito a dare slancio a patti globali come l’Accordo di Parigi e ha svolto un ruolo chiave nella costruzione del consenso alla riunione COP28 dello scorso anno a Dubai. Poiché si prevede che Trump si ritirerà dall’Accordo di Parigi per la seconda volta, la cooperazione dei due Paesi sulle questioni climatiche giungerà al termine. L’imminente ritorno di Trump potrebbe anche minare gli sforzi per convincere la Cina ad adottare obiettivi più ambiziosi di riduzione delle emissioni per il 2035, con Pechino già irritata dalle barriere commerciali verdi imposte dagli Usa su veicoli elettrici, batterie e pannelli solari. La questione è seria perché il maggiore emettitore di Co2 al mondo è la Cina, seguita nell’ordine da Stati Uniti, India ed Unione europea.
C’è poi il fronte economico che è ancora più delicato. I due rivali tengono incontri regolari di gruppi di lavoro su questioni economiche e finanziarie, avviati nel settembre 2023. In uno di questi incontri, durato due giorni a Pechino a settembre, i funzionari cinesi hanno espresso “gravi” preoccupazioni per le tariffe aggiuntive degli Stati Uniti, le restrizioni agli investimenti e le sanzioni legate alla Russia. «Lo sforzo di dialogo più ampio è importante e ha prodotto “progressi significativi – ha detto Zhao Mingzhao dell’Istituto di Studi Internazionali della Fudan University. – Ma per Pechino c’è una legittima preoccupazione per questi dialoghi che, in una presidenza Trump, potrebbero essere interrotti e fermati di nuovo».
Eh mi sa che non ha tutti i torti. Trump tornerà a dare filo da torcere alla Cina, è solo questione di tempo, e scatenerà una tempesta. La tranquillità di Biden, lo ripetiamo, è stata solo una parentesi.