L’intelligenza artificiale sta già cambiando il mondo e in particolare il mondo del lavoro. Nel senso del modo in cui le persone lavorano e di come funziona l’economia.
Tuttavia non è ancora chiaro l’impatto che questa rivoluzione tecnologica potrebbe avere sulla vita delle persone. Da un lato infatti l’AI può automatizzare molti compiti ripetitivi e a basso valore aggiunto, liberando le persone dalle attività noiose e consentendo loro di concentrarsi su compiti più creativi e a maggior valore aggiunto; dall’altro lato tuttavia potrebbe anche causare la perdita di posti di lavoro, soprattutto in quelle professioni che sono altamente automatizzabili.
Cos’è AI e come sta cambiando il mondo del lavoro
L’intelligenza artificiale è un campo dell’informatica che mira a creare sistemi che simulano o mostrano comportamenti intelligenti. Gli algoritmi di AI utilizzano dati e tecniche di apprendimento automatico per migliorare continuamente le loro prestazioni in compiti specifici, come il riconoscimento delle immagini, la traduzione automatica o la guida autonoma.
Ci sono diversi tipi di AI, tra cui l’AI debole (o AI di base) e l’AI forte (o AI generale). L’AI debole è progettata per eseguire compiti specifici, mentre l’AI forte è progettata per esibire comportamenti intelligenti generali simili a quelli dell’essere umano.
In molte industrie e imprese, l’AI sta già svolgendo un ruolo importante nell’automatizzazione dei processi aziendali.
Ad esempio, è utilizzata per la diagnosi medica, la guida autonoma, il riconoscimento delle immagini e la traduzione automatica. Oppure, l’AI è usata per analizzare i dati e prendere decisioni in molti campi, tra cui finanza, marketing e logistica.
Le Big Tech mondiali sono all’avanguardia nella guida di questa rivoluzione tecnologica. E già da anni stanno investendo moltissimo in termini economici per l’avanzamento delle funzioni dell’intelligenza artificiale nei più diversi ambiti.
Microsoft, Google, Apple, Tesla per citarne alcune delle più importanti si stanno concentrando sulla generazione di testo, ma anche sullo sviluppo di modelli generativi per immagini (come Dall-e 2 e Stable Diffusion), video (come Imagen Video) e audio (come VALL-E).
Questi progressi stanno cambiando radicalmente il modo in cui creiamo e interagiamo con i contenuti digitali, e di conseguenza è inevitabile interrogarsi su come l’intelligenza artificiale generativa influenzerà il mondo del lavoro.
In questo panorama in continua evoluzione, è fondamentale comprendere le implicazioni di tali cambiamenti e prepararsi adeguatamente per affrontare le opportunità e le sfide che l’AI generativa porterà nell’ambito lavorativo.
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Punti principali della rivoluzione che sta avvenendo nel mondo del lavoro
- L’Intelligenza Artificiale (AI) sta cambiando il mondo del lavoro automatizzando le attività di routine, aumentando il processo decisionale umano e creando nuove opportunità di lavoro.
- Le cinque professioni del futuro che saranno maggiormente influenzate dall’intelligenza artificiale sono l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la finanza, il servizio clienti e i trasporti.
- Per avere successo nell’era dell’intelligenza artificiale, i lavoratori dovranno sviluppare competenze in aree come l’analisi dei dati, il pensiero critico e la creatività.
L’ascesa dell’AI sta trasformando il mondo del lavoro in modi un tempo inimmaginabili. Sta cambiando il modo in cui si lavora, i lavori stessi e le competenze che servono per avere successo.
L’automazione sta sostituendo molte attività di routine, consentendo ai lavoratori di concentrarsi su attività di livello superiore che richiedono creatività, pensiero critico e capacità di risoluzione dei problemi.
Il processo decisionale aumentato aiuta i lavoratori a prendere decisioni migliori fornendo dati e approfondimenti in tempo reale. E l’intelligenza artificiale sta creando nuove opportunità di lavoro in campi come l’analisi dei dati, l’apprendimento automatico e la sicurezza informatica.
In Italia, i dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano mostrano che il 2022 è stato un anno da record per il mercato dell’intelligenza artificiale, con un valore di 500 milioni di euro e una crescita del 32%. Più di 6 grandi aziende su 10 hanno già avviato almeno un progetto nel campo dell’AI.
Impatto sulla vita delle persone
L’automatizzazione dei processi aziendali tramite l’AI può portare a un aumento dell’efficienza e della precisione, migliorando la qualità dei prodotti e dei servizi e riducendo i costi.
Tuttavia, questo potrebbe anche causare la perdita di posti di lavoro, soprattutto in quelle professioni che sono altamente automatizzabili, come la contabilità, la segreteria e la produzione.
L’intelligenza artificiale, in generale avrà un impatto significativo sul lavoro e sull’economia e sarà necessario un adeguamento continuo per garantire che l’AI benefici tutti e non solo una piccola élite.
Ciò significa che le persone, le aziende e le istituzioni devono lavorare insieme per creare un futuro in cui l’AI sia utilizzata in modo responsabile e inclusivo, supportando le persone a sviluppare le competenze richieste dall’AI e a beneficiare dei suoi vantaggi.
Come cambia il recruiting: Il caso LinkedIn
LinkedIn, il social network professionale, lancia lo strumento per assumere con AI e sperimenta un tool di nome Hiring Assistant ed è progettato per automatizzare il reclutamento del personale e la ricerca del lavoro.
L’agente è in grado di generare descrizioni di lavoro complete a partire da appunti, identificare i candidati ideali e avviare le interazioni con loro.
«Vogliamo rendere Hiring Assistant uno strumento centrale della nostra piattaforma – afferma in una nota Erran Berger, vice presidente di LinkedIn – Il fine è creare un’esperienza innovativa e risolvere i problemi concreti dei nostri membri e clienti».
Più concretamente l’intelligenza artificiale prende in carica la descrizione del profilo professionale desiderato, la modifica e l’arricchisce fino a creare un annuncio completo e dettagliato.
La fase successiva prevede poi che sia la stessa AI a suggerire ai recruiter i profili più idonei sulla base delle effettive competenze richieste, e non limitandosi ai convenzionali parametri di ricerca come il livello di istruzione o i dati personali del candidato.
Al momento stanno sperimentando lo strumento un piccolo gruppo di aziende tra cui Amd, Canva, Siemens e Zurich Insurance,ma sarà diffuso in maniera più estesa nei prossimi mesi.
LinkedIn Recruiter
Come ha dichiarato in un’intervista Hari Srinivasan, VP of Product di LinkedIn, lo scopo di quest’implementazione dell’AI sulla piattaforma vuole «alleggerire i recruiter dalle attività più ripetitive, permettendo loro di concentrarsi sulle fasi più strategichedel loro lavoro».
A differenza di altri strumenti AI di LinkedIn, destinati anche ai consumatori individuali, Hiring Assistant si rivolge infatti specificamente al segmento B2B e, in particolare, al settore delle risorse umane.
LinkedIn ha già raggiunto un fatturato di oltre 7 miliardi di dollari nel settore Talent Solutions, che include il business dei recruiter, dimostrando che l’AI è un fattore di crescita essenziale per l’azienda.
Secondo l’azienda, Hiring Assistant si distingue per la capacità di automatizzare compiti complessi, sollevando i recruiter da attività ripetitive e dispendiose in termini di tempo.
L’algoritmo può effettuare ricerche basate sulle competenze, andando oltre i tradizionali criteri di selezione, come la posizione geografica o l’istruzione. LinkedIn prevede in futuro di arricchire lo strumento con nuove funzionalità, come la messaggistica e il supporto alla pianificazione dei colloqui.
Obiettivi che si pone LikedIn
Tra gli obiettivi futuri che si pone LinkedIn con il suo tool c’è anche quello di coprire molte delle attività amministrative di chi si occupa di recruitment, tendenzialmente quelle più time consuming e di occuparsi di alcune delle attività di pensiero, come ad esempio l’analisi dei profili, che i selezionatori sono chiamati a svolgere quotidianamente.
La piattaforma non è digiuna di intelligenza artificiale: già da anni, infatti, il social la utilizzaper automatizzare funzioni importanti del proprio sistema di backend e migliorare così la precisione delle proprie raccomandazioni.
L’AI generativa ha accelerato i piani di sviluppo sia delle soluzioni di front end che dei servizi per le campagne di marketing, come i learning coaches.
In aggiunta, la vicinanza tra Open AI e Microsoft, proprietaria di LinkedIn, ha contribuito ad aiutare la piattaforma a sviluppare strumenti alimentati dalle API del modello linguistico GPTper la scrittura di contenuti, la ricerca di lavoro e la gestione del profilo utente.
L’AI generativa aiuterà moltissimo in una fase di transizione del mondo del lavoro, dove il 10% dei professionisti assunti quest’anno ha job title che nel 2000 non esistevano, come ha certificato il recente Work Change Snapshot proprio di LinkedIn.
Come AI cambia il mondo del lavoro per LinkedIn
Ovviamente sarà proprio l’intelligenza artificiale il fattore che più di altri inciderà nel mondo del lavoro: per LinkedIn il 78% dei leader d’azienda in Italia concorda sul fatto che il ritmo del cambiamento sul lavoro stia accelerando.
I dati di LinkedIn mostrano inoltre come le competenze necessarie per i lavori siano destinate a cambiare del 70% entro il 2030, accelerate proprio da fattori come l’IA
I business leader italiani riconoscono inoltre il potenziale di trasformazione dell’IA generativa: l’83% ha segnalato almeno un modo in cui la tecnologia potrebbe essere utile ai loro team.
Ciononostante, solo il 10% dei leader afferma che le proprie aziende siano all’avanguardia nell’adozione dell’AI, rivelando un’opportunità significativa per quelle che sono pronte ad agire.
AI: chatbot, assistenti virtuali e robot
Con lo sviluppo rapido dell’intelligenza artificiale e dei suoi strumenti abbiamo imparato a familiarizzare con alcuni termini e prodotti come il chatbot e l’assistente virtuale fino a concepire la comparsa dei robot umanoidi in sostituzione di alcuni mestieri.
Prima di tutto termini chatbot e assistente virtuale sono usati, spesso in modo intercambiabile. In alcune aree del settore si tratta di conferire sottili differenze nella funzionalità e nello scopo. Quindi, mentre i chatbots sarebbero strumenti specifici progettati per interagire con gli utenti in un contesto particolare ed eseguire compiti specifici, gli assistenti virtuali sarebbero più versatili e potrebbero interagire con gli utenti in una varietà di contesti, eseguendo una gamma più ampia di compiti.
Il chatbot è più comune negli ambienti aziendali e di servizio clienti, mentre assistenti virtuali sono più orientati al consumatore e offrirebbero una varietà di servizi nella vita quotidiana dell’utente.
Anche se l’intelligenza artificiale generativa ha aperto una nuova era per il settore. Entrambi i termini chatbot come assistente virtuale sono diventati già obsoleti. Una nuova generazione di assistenti conversazionali intelligenti con nuove funzionalità più profonde di quelle degli assistenti virtuali.
L’ascesa di ChatGPT è stata a dir poco fulminea, dimostrando l’impressionante capacità dell’Intelligenza Artificiale di rivoluzionare i settori in cui il lavoro d’ufficio richiede in genere l’intelligenza umana.
Robot, l’era in cui le macchine possono svolgere tutto meglio dell’uomo
I robot umanoidi costruiti attorno a cervelli di AI promettono di aumentare profondamente la produttività, ma non senza conseguenze. Sono in molti a temere che nei prossimi anni le occupazioni dei colletti bianchi diventino obsolete. Ciò comporterebbe livelli di disoccupazione senza precedenti nella nostra società.
Con lo sviluppo di robot umanoidi dotati di intelligenza artificiale avanzata e attributi fisici degni di nota, anche l’assistenza nei cantieri diventa più facile che mai. Sebbene all’inizio agiscano come apprendisti senza alcun buon senso, imparano in modo irrimediabilmente veloce.
Inoltre, possono lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza pause per riposare o mangiare, offrendo un vantaggio economico che potrebbe potenzialmente far crollare i costi del lavoro e modificare i mercati dei colletti blu.
Questo quadro potrebbe anche essere più vicino di quanto pensiamo. Presto questi robot umanoidi potrebbero dimostrarsi più utili delle persone dietro le scrivanie e l’adattamento del loro approccio alle condizioni date non fa che aumentare ulteriormente questa possibilità.
Il mondo della robotica umanoide ha fatto molta strada negli ultimi dieci anni. Atlas di Boston Dynamics è forse l’esempio più noto, ma il suo fondatore Marc Raibert insiste nel prendere le cose con calma e nel concentrarsi sulla ricerca piuttosto che sulla produzione di massa.
Nel frattempo, aziende come Hanson Robotics e Engineered Arts sono al lavoro per creare umanoidi con tratti somatici ed espressioni facciali realistiche, per interagire con gli esseri umani. Sophia e Ameca sono due di questi risultati. Peraltro Ameca è in grado di comprendere il linguaggio naturale attraverso modelli GPT.
Anche Elon Musk ha fatto il suo ingresso in questa sfera nel 2021 con i Tesla Bot, ma la sua speranza è di produrre in massa capacità robotiche che possano essere integrate rapidamente su larga scala.
In effetti, ha dichiarato coraggiosamente che la sua visione potrebbe un giorno rivelarsi “di valore significativamente superiore” persino alla produzione di automobili.
L’incredibile viaggio del famoso imprenditore e fondatore di Vettery e Archer Aviation, Brett Adcock, sta prendendo una nuova piega con la sua ultima impresa, Figure. Sfruttando la potenza dei robot umanoidi elettromeccanici, mira a portare l’umanità a un passo dall’avere macchine che svolgono i nostri compiti quotidiani e a integrarle nella forza lavoro in modi mai visti prima.
La sua ambizione di “primo umanoide di uso generale commercialmente valido al mondo” continuerà fino a quando il robot di punta, ora noto come The Figure 01, sarà alto 168 cm, con un peso di 60 kg e in grado di sollevare 20 kg.
Questo potente essere “umanoide elettromeccanico completo di funzioni” sarà in grado di salire le scale, camminare e in generale operare nella maggior parte degli ambienti in cui gli umani lo fanno, il tutto raggiungendo una velocità di 2 m/s (2 mph/3 kmph). Con mani e meccanica del corpo simili a quelle umane, dovrebbe essere in grado di utilizzare gli stessi nostri strumenti e svolgere una varietà di lavori.
Mentre i progressi tecnologici continuano ad accelerare l’umanità verso territori inesplorati, i progressi di aziende come Figure ci promettono un futuro in cui le macchine collaborano con gli esseri umani.
OpenAI investe nella robotica umanoide
OpenAI, il gigante tecnologico che ha dominato l’intelligenza artificiale generativa con i progressi rivoluzionari dei suoi modelli linguistici GPT, ha recentemente riacceso la sua ambizione di creare una intelligenza generale artificiale o AGI.
Una macchina che potrebbe eguagliare e superare le attitudini degli esseri umani. GPT ha già fatto passi da gigante. Tuttavia, ora servono componenti fisici per avere successo.
In passato, OpenAI ha costruito umanoidi capaci di comportamenti adattivi come risolvere i cubi di Rubik con una sola mano grazie alle reti neurali e all’apprendimento per rinforzo. E dopo aver chiuso il team di robotica all’inizio di quest’anno per concentrare i suoi sforzi sull’IA generativa, ha recentemente investito 23 milioni di dollari nell’azienda norvegese 1X (ex Halodi Robotics).
Elon Musk: I robot Optimus Gen 2 di Tesla
I robot umanoidi Optimus Gen 2 di Tesla presentati da Elon Musk all’evento Cybercab a metà ottobre, camminano, danzano, servono da bere e interagiscono con le persone.
Anche se, a detta di alcuni, non erano del tutto autonomi. Elon Musk intende produrli in massa per renderli disponibili a prezzi di 20-30.000 dollari.
Un gruppo di robot umanoidi Optimus Gen 2 prodotti da Tesla, l’azienda automobilistica di Elon Musk, ha sfilato a Los Angeles durante l’evento Cybercab dedicato alla presentazione del nuovo Tesla Robovan (una sorta di navetta a guida autonoma).
Musk ha approfittato dell’occasione per elogiare le capacità dei suoi robot, sottolineando quanto siano avanzate rispetto al primo prototipo mostrato in pubblico nel 2022.
Oggi i robot Optimus possono camminare, svolgere attività quotidiane come portare pacchi o irrigare piante, e persino interagire con le persone: a vederli sembrano in grado di per svolgere compiti domestici. I video diffusi mostrano robot che camminano tra la folla, si cimentano in danze sincronizzate e servono da bere.
Tesla ha lavorato incessantemente per sviluppare un prototipo in grado di muoversi in modo autonomo e svolgere compiti relativamente complessi.
Optimus Gen 2 è un robot umanoide, ovvero un robot con sembianze umane, che sfrutta l’intelligenza artificiale per eseguire una vasta gamma di azioni. Tra le dimostrazioni più spettacolari c’è stata quella in cui una legione di robot ha attraversato la sala dell’evento salutando il pubblico e interagendo in modo naturale con le persone presenti.
L’evoluzione del progetto Optimus ha seguito un percorso impressionante: dal primo prototipo mostrato al pubblico nel 2022, capace di compiere solo movimenti elementari, si è arrivati oggi a un robot in grado di camminare, calibrare autonomamente braccia e gambe, stare in equilibrio su una gamba sola e svolgere attività ripetitive o pericolose.
Musk ha affermato anche che i robot Optimus sono in grado di interagire con i bambini e servire da bere agli ospiti. Queste applicazioni pratiche rappresentano solo una piccola parte del potenziale di Optimus.
C’è da dire, tuttavia, che almeno parte dei robot visti nel corso dell’evento Cybercab erano controllati da umani. Il sito The Verge, al riguardo ha infatti affermato: «Ci sono indizi evidenti a sostegno di queste affermazioni, che i robot usati nella presentazione di Tesla fossero controllati da umani, come il fatto che i robot hanno tutti voci diverse o che le loro risposte sono immediate, accompagnate da gesti».
In ogni caso, per quanto riguarda il futuro dei robot Optimus, Musk mantiene la sua visione ambiziosa. Il patron di Tesla ha infatti affermato che vorrebbe produrli in serie per renderli disponibili a un prezzo relativamente accessibile, compreso tra i 20.000 e i 30.000 dollari.
Questa cifra, per quanto significativa, potrebbe essere giustificata dalla potenziale versatilità dei robot Optimus. È chiaro che c’è ancora molta strada da fare, ma è altrettanto innegabile che il settore dei robot umanoidi è in grande fervento e progredisce in maniera molto rapida.
Recentemente però Elon Musk ha lanciato una sua previsione: entro il 2040 il numero di robot umanoidi potrebbe superare la popolazione mondiale attuale, raggiungendo oltre i 10 miliardi.
Il costo di ciascun robot varierà tra i 20mila e i 25mila dollari. Musk ha invitato a non essere respingenti a questa ipotesi perché potrebbero esserci migliorie importanti, grazie all’Intelligenza Artificiale, dall’assistenza sanitaria al settore dei trasporti, fino alle industrie.
Un fattore determinante in questa possibile evoluzione sarebbe l’Intelligenza Artificiale Generativa, che potrebbe ridurre drasticamente i costi di addestramento dei robot.
Musk sostiene che questo porterebbe a una crisi di significato per gli esseri umani, in un mondo dove i robot potrebbero svolgere la maggior parte dei compiti quotidiani.
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Già oggi, alcuni robot umanoidi hanno iniziato a offrire servizi in ambiente domestico, segnando l’inizio di quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione nella robotica di consumo.
Spesso vi parliamo di nuovi modelli, che rispetto a qualche anno fa si dimostrano sempre più competitivi sui mercati. Un fattore determinante sarà il prezzo, e in questo contesto la Cina potrebbe fornire quella spinta necessaria a smuovere i mercati.
Caso Cina, ci pensa l’intelligenza artificiale a condurre il telegiornale
Questo accadeva già nel novembre del 2018, la fantascienza che diventa realtà e entra nelle case di tutti come il conduttore di un telegiornale in prima serata.
Una delle nazioni più all’avanguardia dal punto di vista dell’intelligenza artificiale è la Cina. Per una ragione principale: il governo di Pechino ci ha visto fin da subito uno strumento facile ed accessibile per mantenere il controllo.
Dopo aver messo a punto un sistema di riconoscimento facciale in grado di scovare un sospetto in mezzo a 60mila persone e aver realizzato un sistema di sorveglianza in grado di capire chi sei in base a come stai camminando, il governo cinese ha deciso di estendere l’utilizzo di algoritmi di machine learning anche ad altri settori. Uno di questi è l’informazione, realizzando un robot con sembianze umane in grado di dirigere un telegiornale.
Da quel novembre 20218 alla Xinhua, l’agenzia di stampa governativa di Pechino sono stati introdotti dei nuovi collaboratori: un robot di lingua inglese e uno di lingua cinese, che si alternano ai colleghi umani nella lettura delle notizie del giorno.
Non è stato spiegato con esattezza come siano stati realizzati, ma quel che è certo è che i due robot hanno sfruttato i video di due giornalisti assunti dall’emittente (e a cui assomigliano terribilmente) con l’obiettivo di simulare la presenza in studio, animando soltanto i movimenti della bocca in modo tale da simulare quelli di una persona vera.
Insomma, una specie di pupazzo virtuale: in regia scrivono quello che deve dire e il robot non fa altro che emettere una voce sintetizzata, provando a muovere la bocca a seconda delle parole da dire.
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In questo modo i due “conduttori” possono lavorare 24 ore su 24 e condurre edizioni diverse del tg (perfino simultaneamente) per tv, internet e mobile, “riducendo i costi di produzione delle notizie e migliorando l’efficienza”, afferma Xinhua.
E’ tanto impressionante guardare il primo telegiornale condotto da un anchorman digitale, quanto chiedersi come un lavoro come il giornalista possa essere sacrificato in virtù dello stacanovismo puro e il non potersi lamentare mai.
A un costo ridotto rispetto ai tanti giornalisti umani che nell’arco di una giornata si alternano in una All News per la conduzione del Tg. Ma questi ultimi devono sentirsi minacciati dai Ai anchor?
Sì, solo se vivono in Paesi, come la Cina, in cui la stampa è continuamente censurata per cui occorre sostituire i giornalisti con megafoni del potere in versione 4.0.
No, se vivono in Stati democratici in cui i conduttori dei Tg devono essere bravi sia a dare le notizie di fatti già accaduti sia a gestire eventi che accadono in diretta. Immaginatevi il conduttore digitale in onda durante una breaking news.
Il giornalista, oggigiorno, si differenzia dal semplice ‘dipendente della notizia’, se oltre al racconto, inserisce il fatto anche in un contesto per far capire bene di cosa si sta parlando.
Il giornalista, rispetto a uno digitale, approfondisce le notizie, con il long form journalism, smascherando anche fake news. Fa fact-checking.
Dunque non basta riportare solo la notizia. Lasciamo davvero ai conduttori digitali e ai software di robot-scrittura e all’intelligenza artificiale riportare le semplici notizie, come ad esempio, dei terremoti.
Quando un terremoto colpisce Los Angeles, il Los Angeles Time, in soli 3 minuti, già pubblica la notizia, come è avvenuto il 17 marzo 2014 grazie a software di robot-scrittura e alla sua intelligenza artificiale.
CNN, BBC, Reuters, e altri media internazionali stanno testando i robot in redazione. Attenzione l’automazione ci ruba il lavoro? Manco per niente. Ben vengano i robot in redazione per affidare loro quei lavori giornalistici spesso frustranti.
Così i giornalisti-umani hanno più tempo e più testa per occuparsi di inchieste e provare a fare un giornalismo di qualità, che garantisce ancora di poter svolgere questo lavoro, nonostante l’avvento di colleghi digitali.
Occorre mettere un limite alle macchine, fin dove possono arrivare. Per non rischiare il predominio sull’uomo. Quindi occorre prestare attenzione alla roboetica, ossia come regolare al meglio il rapporto tra l’uomo e la macchina.
La mente umana sarà rimpiazzata dall’intelligenza artificiale?
Ci sono cose che le macchine, in ogni caso, non saprebbero fare mai: provare sentimenti e acquisire la consapevolezza di sé. Sono qualità che resteranno sempre proprie della persona umana.
I computer sanno ricordare e gestire una quantità di informazioni con velocità e precisione impossibili per l’uomo e cominciano ad apprendere. Si ritiene che gli algoritmi sapranno decidere meglio degli uomini, che i robot saranno più abili in tutto.
Certamente il lavoro umano è destinato a cambiare e sarà progressivamente sostituito dalle macchine: ma precisamente ciò richiede all’uomo una grande capacità di riflessione e di progettualità. Infatti, sarà sempre la coscienza dell’uomo quella che introdurrà nelle macchine i riferimenti etici in base ai quali queste potranno prendere le decisioni.
L’intelligenza dei robot riproduce alcune delle caratteristiche dell’intelligenza umana: la capacità di ricordare e analizzare informazioni, organizzate dai progettisti umani; la capacità di prendere decisioni secondo criteri predeterminati, la capacità di apprendere dall’esperienza, per mezzo del confronto con i dati già immagazzinati e in base a regole previste, applicate attualmente solo a problemi specifici e limitati.
In alcune di queste attività le macchine ottengono ottimi risultati, e colpisce l’immaginario collettivo l’abilità dei computer di competere a scacchi con i grandi campioni umani, riuscendo a sconfiggerli.
L’azione dei robot e l’Intelligenza artificiale compiono con precisione e rapidità i compiti per cui sono state programmate, determinati dagli algoritmi. Ma non ci sono algoritmi in grado di riprodurre le emozioni e i sentimenti.
Un programmatore particolarmente abile può riuscire a imitare nel robot atteggiamenti esteriori che sembrano esprimere sentimenti, ad esempio il sorriso, o il dispiacere, o il pianto, similmente a quanto accade quando l’uomo assume quei comportamenti cosiddetti di circostanza: in funzione di ciò che gli succede intorno, o degli atteggiamenti delle persone, si possono codificare alcune reazioni convenzionali.
Riflessioni in ambito etico, cosa la macchina può fare e cosa non dovrebbe fare
L’azione dei robot e le tecniche di Intelligenza artificiale sono ancora in larga misura un utile complemento dell’opera dell’uomo, e non lo sostituiscono completamente.
Suscitano però grande interesse le macchine cosiddette autonome, di cui sono già in atto diverse applicazioni: sono sistemi meccanici o robotici la cui azione è determinata da un programma, senza l’intervento dell’uomo durante il loro funzionamento. Ovviamente l’uomo è tuttavia sempre presente nelle fasi di progetto e di realizzazione dei sistemi autonomi.
Possono essere sofisticati apparati che compiono da soli le funzioni di numerosi operai a una catena di montaggio, mezzi di locomozione o autoveicoli senza guidatore, oppure sistemi di controllo di impianti industriali o anche delle funzioni degli impianti domestici.
Il principale problema da affrontare in sede di progetto e di realizzazione di apparati destinati al controllo di sistemi che possono avere un impatto pericoloso sulla salute o sull’ambiente riguarda la sicurezza: occorre garantire che il funzionamento del sistema sia sempre corretto, in grado di reagire in maniera controllata a qualsiasi evento si verifichi.
Pertanto si introducono in fase di progetto tutte le verifiche e si prevedono tutte le contromisure necessarie. Con tali attenzioni il campo di applicazione delle macchine intelligenti è praticamente infinito, e può essere in molti casi sostitutivo dell’azione umana, ad esempio in condizioni di lavoro che sarebbero insopportabili per l’uomo.
Nel caso dei sistemi autonomi può sembrare meno evidente la responsabilità etica dell’uomo, quasi che le macchine potessero non solo agire autonomamente, ma anche esserne consapevoli e responsabili. Così non è. Anche per i sistemi autonomi, le azioni sono determinate dalle scelte e dai valori etici dei progettisti, che ne rimangono in ultima istanza responsabili.
Intervento Papa Francesco su AI al G7 in Puglia, giugno 2024
Anche Papa Francesco seduto al tavolo dei grandi della Terra a giugno in Puglia, in modo autorevole ha trattato l’argomento di questi anni di sviluppo e tecnologia, l’argomento che sta facendo interrogare Stati e Istituzioni anche per cercare di regolamentare il fenomeno che sta cambiando le nostre vite e il nostro modo di intendere il lavoro e il mondo. Proprio dall’ingegno umano Francesco snoda la sua riflessione dal tavolo del G7, per chiarire come non ci sia pregiudizio alcuno sui progressi scientifici e tecnologici, ma piuttosto il timore di una deriva.
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Il potenziale umano
«Mai succeda che siano le macchine ad uccidere l’uomo che le ha create. La scienza e la tecnologia sono prodotti straordinari del potenziale creativo di noi esseri umani. L’intelligenza artificiale è frutto di tale potenziale ed è impiegata in tantissime aree dell’agire umano: medicina, lavoro, cultura, comunicazione, educazione, politica. “È ora lecito ipotizzare che il suo uso influenzerà sempre di più il nostro modo di vivere, le nostre relazioni sociali e nel futuro persino la maniera in cui concepiamo la nostra identità di esseri umani», sottolinea il Pontefice.
All’essere umano deve rimanere la decisione
«Perciò, se da un lato entusiasmano le possibilità che l’AI offre; dall’altro, generano timore le conseguenze che lasciano presagire. Anzitutto per Francesco bisogna distinguere tra una macchina che può, in alcune forme e con questi nuovi mezzi, produrre delle scelte algoritmiche e dunque una scelta tecnica tra più possibilità, e l’essere umano che, invece, non solo sceglie, ma in cuor suo è capace di decidere».
«Per questa ragione, di fronte ai prodigi delle macchine, che sembrano saper scegliere in maniera indipendente, dobbiamo aver ben chiaro che all’essere umano deve sempre rimanere la decisione, anche con i toni drammatici e urgenti con cui a volte questa si presenta nella nostra vita».
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Rivoluzione cognitivo-industriale
«Insomma, non si tratta solo di progresso scientifico ma si è davanti ad una vera e propria rivoluzione cognitivo-industriale, che contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali».
«L’intelligenza artificiale potrebbe permettere una democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale della ricerca scientifica, la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti; ma, al tempo stesso, essa potrebbe portare con sé una più grande ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una “cultura dell’incontro” a vantaggio di una “cultura dello scarto”. Questo è il pericolo».
Etica e Algoretica
Francesco parla quindi di etica: «E’ in essa che si gioca la condizione umana di libertà e responsabilità; è senza di essa che “l’umanità ha pervertito i fini del suo essere trasformandosi in nemica di sé stessa e del pianeta. Si registra come uno smarrimento o quantomeno un’eclissi del senso dell’umano, i programmi di intelligenza artificiale debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano».
In tal senso il Papa cita favorevolmente la firma a Roma, nel 2020 segnato dalla pandemia, della Rome Call for AI Ethics e il sostegno a quella forma di moderazione etica degli algoritmi sintetizzata nel neologismo “Algoretica”.
– Passaggi del discorso di Papa Francesco al tavolo del G7 in Puglia a giugno 2024 –
AI e robotica per favorire anche una migliore qualità della vita
L’utilizzo di tecniche di Intelligenza artificiale per analizzare dati e supportare le decisioni umane rappresenta un ambito applicativo in cui si possono considerare già acquisiti risultati importanti.
La gestione ottimale delle risorse energetiche, l’efficiente erogazione dei servizi pubblici, il miglioramento delle procedure gestionali con notevoli economie di costi sono pratica quotidiana in organizzazioni pubbliche e aziende. ù
Le tecniche di analisi dei dati permettono di costruire modelli previsionali, e sono usate a supporto delle ricerche in biologia, in genetica e in vari ambiti della medicina.
Un’estensiva analisi su dati epidemiologici aiuta a formulare diagnosi con maggior precisione, e l’indagine intelligente sugli esiti delle terapie applicate può essere di beneficio nell’orientare le cure. Inoltre, costruire modelli virtuali di sistemi biologici permette di simularne i comportamenti con una rapidità che spesso non è raggiungibile con le tradizionali attività di laboratorio.
Alcuni sviluppi della robotica si stanno affermando rapidamente in varie applicazioni biomedicali, come ausilio all’intervento umano e come dispositivi artificiali per pazienti amputati o che presentano gravi patologie. Un’area applicativa promettente è rappresentata, nel settore dell’assistenza agli anziani, dall’utilizzo di robot antropomorfi, resi il più possibile simili a persone in carne e ossa.
Accanto a evidenti benefici, l’Intelligenza artificiale e la robotica presentano in questi settori aspetti critici, riguardanti da un lato l’accettazione culturale di un affiancamento dell’uomo da parte di macchine, o la sostituzione di organi umani con dispositivi artificiali, dall’altro la corretta identificazione delle attività per cui i robot siano adatti.
Sia nell’ambito dell’uso delle macchine nei settori produttivi, che in quelli di cura, è indispensabile una ricerca di nuovi approcci giuridici per affrontare i problemi legislativi.
Si possono considerare ad esempio le forme di “contrattualizzazione” del lavoro delle macchine e il loro rapporto con il lavoro dell’uomo, il tema della responsabilità penale e civile conseguente a eventuali malfunzionamenti.
Qualcuno propone di fissare una specie di “statuto giuridico del robot”, trascurando il fatto che il terreno su cui risolvere tutti i problemi relativi al futuro “invaso” dalle macchine non è quello di assimilare le macchine all’uomo, bensì quello di riportare l’uomo al centro di ogni intervento, come fine ultimo di tutti i provvedimenti di riorganizzazione del lavoro o di disciplina legislativa della futura società tecnologica.