Il noto scrittore statunitense Rick Yancey diceva che “le città sono qualcosa di più della somma delle loro infrastrutture: esse, infatti, trascendono i mattoni e la malta, il cemento e l’acciaio, sono i vasi in cui viene riservata la conoscenza umana“. Una definizione che rimane attualissima nel tempo. La scienza evolve, evolvono le tecnologie e di conseguenza anche le città. Oggi si parla infatti sempre più di metropoli avveniristiche o, meglio ancora, di smart cities, il cui mercato è destinato a raggiungere cifre da capogiro. Gli investimenti per rendere intelligenti le singole città, a fine 2023, hanno superato il trilione di euro ed entro i prossimi 9 anni lo stesso mercato prevede di crescere con ricavi più che decuplicati fino a quota 12 trilioni (+1100%). I paesi che domineranno l’asset? Stati Uniti e Canada, ma la crescita più rilevante si verificherà in Cina. E l’Europa? Segue da vicino le potenze globali grazie a iniziative sempre più orientate verso il green.
Di questo ed anche del mercato italiano abbiamo parlato con Pierguido Iezzi, Strategic Business Director di Tinexta Cyber.
Partiamo facendo chiarezza. Cosa sono le smart city e perché rivestono un ruolo cruciale nello sviluppo tecnologico e sostenibile delle nostre città?
«Le smart cities non sono un concetto nuovo, ma hanno guadagnato un’importanza crescente soprattutto negli ultimi dieci anni. Inizialmente, con l’avvento della tecnologia IoT (Internet of Things), le città intelligenti sembravano solo una promessa futuristica. Ma l’integrazione di tecnologie come l’intelligenza artificiale (IA) ha amplificato questa visione. Oggi una smart city è un ambiente urbano dove IoT, big data e IA vengono utilizzati per migliorare i servizi, ridurre l’impatto ambientale e rendere la vita cittadina più vivibile. Una smart city è un ecosistema dove la tecnologia non è solo un accessorio, ma la base per risolvere problemi concreti, come la gestione del traffico, i consumi energetici, l’inquinamento atmosferico e la sicurezza. I sensori possono raccogliere dati in tempo reale, consentendo alle amministrazioni di ottimizzare l’uso delle risorse, rispondere rapidamente alle esigenze della comunità e prevenire potenziali crisi. Il motivo per cui sono cruciali risiede nel fatto che il mondo sta diventando sempre più urbanizzato. Entro il 2050, circa il 68% della popolazione mondiale vivrà in città, un aumento che rende fondamentale trovare soluzioni per gestire risorse come l’energia, l’acqua e i trasporti in modo efficiente. In altre parole, le smart cities sono la risposta alle sfide ambientali e sociali del futuro, utilizzando la tecnologia per rendere le città non solo più vivibili, ma anche sostenibili».
Parliamo di numeri: quanto vale ad oggi e quanto varrà nel futuro il mercato globale delle smart cities?
«Il mercato delle smart cities è in forte crescita. Attualmente, si stima che il valore globale sia intorno ai 600 miliardi di dollari. Tuttavia, si prevede che il mercato supererà i 2 trilioni di dollari entro il 2030. Questo fenomeno è guidato dalla crescente attenzione per l’ambiente e dalla necessità di rendere le città più sostenibili e sicure. I governi e le aziende stanno investendo molto in questo settore, vedendo le smart cities come una risposta alle sfide della congestione urbana, del cambiamento climatico e dell’efficienza energetica. Per esempio, in Asia, città come Singapore e Tokyo sono già all’avanguardia nell’adozione di tecnologie smart. In Nord America, Stati Uniti e Canada stanno portando avanti enormi investimenti in infrastrutture intelligenti. In Europa, grazie anche ai fondi del Green Deal, molte città stanno iniziando a sviluppare soluzioni più smart, con Barcellona e Amsterdam come modelli di innovazione. Non solo le città più grandi, ma anche le realtà medie e piccole stanno cercando di adottare tecnologie che possano migliorare la qualità della vita e stimolare la crescita economica. L’Italia, purtroppo, non è ancora al passo con altri paesi, ma il potenziale è enorme».
Del mercato italiano cosa mi dice? Quali sono gli ostacoli che frenano lo sviluppo? Le risorse per attuare i progetti ci sono?
«In Italia, il mercato delle smart cities cresce, ma a un ritmo inferiore rispetto ad altri paesi. La burocrazia è un freno importante: molte amministrazioni locali non sono ancora preparate ad affrontare la transizione digitale o sono bloccate da complessi processi amministrativi. Inoltre, la mancanza di coordinamento tra le varie istituzioni (centrale, regionale e locale) rende difficile sviluppare una strategia coerente. A questo si aggiunge una carenza di competenze digitali in alcuni settori, che complica l’adozione di nuove tecnologie. Nonostante queste sfide, ci sono risorse disponibili, in particolare grazie ai fondi europei come il PNRR, che potrebbero aiutare a finanziare i progetti. Il problema è che spesso i fondi vengono distribuiti in modo frammentato, senza una visione unitaria e senza un piano di implementazione chiaro. Questo ostacola l’efficacia delle iniziative. Per risolvere questo, è necessaria una strategia nazionale che unisca gli sforzi tra pubblico e privato, semplificando i processi burocratici e incentivando l’adozione delle nuove tecnologie».
Quali sono i vantaggi dallo sviluppo delle smart city in Italia, in Europa, nel mondo per i cittadini ma anche per l’economia in generale
«Sul fronte economico, le smart cities sono un volano per l’innovazione e la creazione di nuovi posti di lavoro, in particolare nel settore tecnologico. Questi progetti, infatti, attraggono investimenti da parte di aziende tecnologiche e start-up che vedono nella digitalizzazione una grande opportunità. In Italia, ad esempio, la creazione di smart districts e di ecosistemi intelligenti potrebbe stimolare nuovi settori economici, oltre a rafforzare le economie locali. Le smart cities non sono solo un miglioramento per la vita urbana, ma anche una grande opportunità di sviluppo economico sostenibile».

Pierguido Iezzi
Rischi invece ce ne sono? A cosa bisognerà stare attenti nello sviluppo?
«Le smart cities, pur offrendo numerosi vantaggi, presentano anche dei rischi. Il primo, a cui sono particolarmente attento, è quello della sicurezza informatica. La quantità enorme di dati raccolti e processati dalle città intelligenti è vulnerabile agli attacchi hacker. La protezione di questi dati sensibili è una priorità assoluta, poiché la violazione della privacy o il blocco dei sistemi vitali della città potrebbe avere conseguenze gravi. D’altro canto è fondamentale non cadere nell’eccesso di sorveglianza. Le tecnologie di monitoraggio devono essere bilanciate con il rispetto della privacy dei cittadini. Il vero obiettivo delle smart cities è migliorare la qualità della vita, ma senza compromettere i diritti fondamentali degli individui».
Il mercato delle smart city in Italia ha toccato quota 1 miliardo di euro nel 2023. Una buona notizia ma non ottima, se si considera che nel 2022 aveva già raggiunto i 900 milioni, con un tasso di crescita sensibilmente ridotto al 23% rispetto all’anno precedente. Come ha rilevato l’Osservatorio Smart City – parte degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano – la crescita nel 2023 è stata dell’11%, un tasso dimezzato rispetto allo scenario internazionale: se consideriamo gli altri Paesi europei o il mercato americano il tasso di crescita si aggira tra +20 e +22%. Quindi, c’è molta strada da fare.
Lo sviluppo delle smart city in Italia, in Europa, nel mondo costituirà il punto di svolta per garantire ai cittadini una maggiore qualità di vita all’interno delle città dove, da qui al 2050, vivrà quasi il 70% della popolazione mondiale, secondo le Nazioni Unite. Già oggi vi risiede il 55%.
Le città, oltre a essere attrattive, contribuiscono per oltre l’80% al PIL globale, ma non sono sostenibili: esse, infatti, costituiscono la principale fonte di inquinamento al mondo e contribuiscono per il 70% alle emissioni globali di gas serra.
Oltre alla sostenibilità ambientale, dovranno garantire una maggiore sostenibilità sociale, visto che, specie in Italia, si va incontro a una progressiva crescita della popolazione anziana.
Come sarà possibile pensare a città più sostenibili ed efficienti? Iezzi ha risposto a questa domanda: in Italia il PNRR stanzia 10 miliardi di euro. Il mercato è vivo, i progetti ci sono, ma servono persone competenti in grado di usare i dati e di sfruttare le potenzialità della tecnologia.