Oggi tutti gli occhi sono puntati sulla Francia. I deputati sono chiamati alle 16 a votare contro il governo guidato dal primo ministro conservatore Michel Barnier, in carica da soli tre mesi.
Il voto avverrà nell’emiciclo dell’Assemblée Nationale secondo quanto riferiscono fonti parlamentari citate dalla stampa francese.
Sono due le mozioni di censura (sfiducia) all’ordine del giorno: una presentata dai deputati della coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare (La France Insoumise, i socialisti, i verdi e i comunisti) e l’altra dall’ultradestra di Marine Le Pen, il National Rally (RN).
In particolare, la mozione di censura depositata dal cartello di sinistra ha grandi chance di passare, visto che il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen si è detto pronto a votarla.
L’attuale camera parlamentare è la più frammentata degli ultimi decenni, con tre grandi blocchi quasi equamente divisi: la sinistra, il centro macronista e l’estrema destra di Le Pen e dei suoi alleati. Nessuno di questi ha la maggioranza da solo.
Nato a settembre dopo estenuanti trattative, l’esecutivo guidato dal Républicain rischia ora di passare agli annali come il governo più breve della storia della Quinta Repubblica.
La mozione di sfiducia riguarda soprattutto il progetto di Bilancio 2025 legato al welfare, fortemente osteggiato dalle opposizioni, su cui Barnier ha attivato ieri l’articolo 49.3 della costituzione che consente di varare una legge scavallando il parlamento, salvo, appunto, la presentazione di una cosiddetta ‘motion de censure’ nelle successive 24 ore. La manovra è osteggiata da tutti, ha solo l’ok dei macronisti e dalla minoranza della destra classica che Barnier stesso rappresenta (i repubblicani).
Se la mozione avrà successo, la Francia non voterà per un candidato alternativo, come avviene in altre democrazie europee. Spetta al presidente Macron trovare una soluzione, sapendo che, costituzionalmente, non può indire nuove elezioni legislative fino alla metà del 2025. Starebbe valutando due nomi che potrebbero avere l’implicita approvazione della Le Pen: quello dell’attuale ministro della Difesa, Sebastian Lecornu, e quello del veterano centrista Francois Bayrou.
Intanto il capo dell’Eliseo è volato in visita di Stato in Arabia Saudita per 3 giorni. Lui è convinto che il governo non cadrà ma la verità è che l’esecutivo guidato da Barnier potrebbe essere già un ricordo al suo ritorno.