Il percorso di eToro e Business24 alla scoperta dei BRICS continua con la Nigeria, la grande nazione che da tempo è vista come stella del firmamento africano. Una nazione che, tra opportunità e contraddizioni, ha recentemente deciso di entrare a far parte del club dei paesi che rappresentano le economie emergenti. Approfittando delle sue risorse e della sua popolazione giovane, la Nigeria guarda fiduciosa al futuro ma quali potrebbero essere le leve del suo successo? A rispondere è Gabriel Debach, market analyst di eToro.
La Nigeria è diventata partner dei BRICS. Quali sono i motivi che hanno spinto i vertici politici verso questa scelta?
«La decisione della Nigeria di entrare a far parte dei BRICS, ufficializzata durante l’ultimo summit del gruppo lo scorso ottobre a Kazan, è il risultato di una serie di motivazioni politiche, economiche e geopolitiche che riflettono le ambizioni globali del Paese. Innanzitutto, per la maggiore economia dell’Africa, si apre un’opportunità fondamentale per diversificare le proprie alleanze, in un momento in cui il blocco ha visto una forte impennata degli investimenti esteri: solo nella prima metà del 2024, infatti, questi hanno raggiunto 1,27 miliardi di dollari, rispetto ai 438,72 milioni dello stesso periodo del 2023, con un aumento di ben il 189%. Uno dei principali vantaggi di questa adesione risiede nell’accesso a nuove opportunità di finanziamento, in particolare attraverso la Nuova Banca di Sviluppo (NDB) dei BRICS, che potrebbe sostenere progetti strategici per il Paese, per esempio nell’ambito dello sviluppo delle infrastrutture, un settore dove la Nigeria si trova ad affrontare sfide significative. L’ingresso nei BRICS potrebbe permettere alla Nigeria di ridurre la dipendenza dal blocco occidentale e trovare nuove alternative, rafforzando parallelamente il suo ruolo nel commercio globale. L’alleanza di queste potenze si è infatti consolidata nel tempo, rappresentando, nel 2023, il 31,5% del PIL mondiale: per la Nigeria si aprirebbe così l’opportunità di accedere a mercati in espansione come Cina e India, oltre a sviluppare nuove opportunità di collaborazione, per esempio in ambito energetico e tecnologico. L’aspetto geopolitico gioca infine un ruolo altrettanto fondamentale nella decisione: la futura adesione ai BRICS, infatti, permetterebbe alla Nigeria di giocare un ruolo più attivo nelle discussioni globali riguardanti lo sviluppo e la sicurezza, potendo sfruttare le proprie risorse per supportare un cambiamento nelle dinamiche economiche globali. Ad ogni modo, la Nigeria deve ancora affrontare il processo di adesione definitivo, che potrebbe richiedere ulteriori discussioni politiche interne, in particolare in relazione ai suoi legami storici con l’Occidente e alla necessità di costruire un consenso a livello nazionale».
Secondo le ultime notizie la Nigeria sarebbe intenzionata ad avviare un processo di de-dollarizazione dell’economia. Quali potrebbero essere le conseguenze sugli equilibri interni? E quali le conseguenze a livello geopolitico?
«Come evidenziato dal senatore nigeriano Ali Ndume, il piano di dedollarizzazione dell’economia è una “mossa ambiziosa” che, se implementata con successo, potrebbe alleggerire la pressione sulla naira e favorire un apprezzamento della valuta. Ciò porterebbe benefici evidenti per l’economia locale, in particolare per le imprese: ridurre la dipendenza dal dollaro potrebbe infatti stimolare la crescita del settore privato, rendendo le realtà del Paese meno vulnerabili alle fluttuazioni dei mercati globali. Un elemento potenzialmente rilevante in questo processo è l’eNaira, la valuta digitale emessa dalla banca centrale nigeriana (CBDC), lanciata con l’obiettivo di migliorare l’inclusione finanziaria, accrescere la trasparenza del settore informale e facilitare le rimesse internazionali. Il governo spera che l’eNaira possa diventare uno strumento strategico per rafforzare la naira, incentivando il suo utilizzo per i pagamenti interni e, in prospettiva, per alcune transazioni internazionali. Tuttavia, i risultati iniziali non sono stati all’altezza delle aspettative: l’adozione della moneta digitale rimane limitata, frenata da problemi infrastrutturali, bassa alfabetizzazione digitale e scarsa fiducia degli utenti. Queste criticità ridimensionano il ruolo che l’eNaira potrebbe avere nel breve termine, sia nel sostenere il processo di de-dollarizzazione, sia nel mitigare la dipendenza dal dollaro. Da un punto di vista interno, quindi, gli effetti per il Paese potrebbero essere molto profondi, ma il successo di questo processo dipenderà dalla capacità della Nigeria di affrontare alcune inevitabili sfide iniziali, come la scarsità di alternative affidabili per i pagamenti internazionali. Fino a quando la naira non sarà accettata su larga scala nei mercati globali, le transazioni internazionali continueranno a dipendere dal dollaro, il che potrebbe ostacolare la crescita economica a breve termine. Sarà quindi essenziale che il governo nigeriano accompagni, all’eventuale de-dollarizzazione, politiche economiche e fiscali adeguate, per stabilizzare il mercato valutario e garantire una transizione efficace. Sul piano geopolitico, infine, de-dollarizzare l’economia nigeriana potrebbe ridisegnare le alleanze economiche e commerciali della Nigeria, e aprire la porta a nuove collaborazioni, in particolare con Paesi che già utilizzano valute alternative o che sono favorevoli a un sistema economico meno centrato sugli Stati Uniti, come la Cina, che è già un attore importante principale per l’economia nigeriana».
Recentemente l’inflazione annuale ha raggiunto il 32% toccando livelli mai visti negli ultimi 30 anni. È possibile fare un quadro della situazione economica attuale?
«Con una popolazione di circa 230 milioni di abitanti, la Nigeria, oltre a essere oggi la nazione più popolosa dell’Africa (e tra le prime su scala globale), è una delle 30 maggiori economie su scala mondiale. Ciononostante, la situazione economica attuale presenta sfide significative. La recente impennata dell’inflazione è il risultato di una serie di fattori interconnessi che hanno gonfiato i prezzi fino a livelli insostenibili per la popolazione, in particolare nei settori alimentare e energetico: basti pensare che, nel mese di settembre 2024, l’inflazione alimentare ha toccato il 37,77%. A ciò si è aggiunta la progressiva svalutazione della valuta locale, combinata con l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, che hanno accentuato la pressione inflazionistica, mentre le difficoltà nei trasporti e la carenza di infrastrutture hanno aumentato i costi di distribuzione e l’accesso ai beni essenziali. Nonostante queste difficoltà, l’economia nigeriana ha mostrato una resilienza significativa. Nel terzo trimestre del 2024, il PIL è cresciuto del 3,46% su base annua, segnando un’accelerazione rispetto ai primi due trimestri (2,98% nel primo e 3,19% nel secondo). Sebbene questo trend sia incoraggiante, resta al di sotto dell’obiettivo di crescita del 6% fissato dal Presidente Bola Tinubu al suo insediamento».
Un rapporto di Goldman Sachs vede la Nigeria come una delle principali economie mondiali entro il 2075 mentre entro il 2050 sarà tra le prime 15 potenze mondiali. Attualmente, però, la nazione deve combattere una delle peggiori crisi economiche degli ultimi 25 anni. Come spiegare questa contraddizione?
«Questa apparente contraddizione è il risultato di un alto potenziale non (adeguatamente) sfruttato e di sfide strutturali persistenti e limitanti. Da un lato, la Nigeria vanta un patrimonio molto ricco di risorse che la porrebbe in una posizione privilegiata per una crescita futura. Il Paese beneficia inoltre di una popolazione giovane e numerosa, con un mercato interno potenzialmente ampio e dinamico, a cui si aggiungono le iniziative governative per attrarre investimenti esteri, soprattutto nelle startup tecnologiche, che stanno iniziando a dare frutti. D’altra parte, la Nigeria deve fare i conti con gravi difficoltà legate a fattori interni e globali. La dipendenza da un settore petrolifero sempre più vulnerabile a fluttuazioni dei prezzi internazionali e le difficoltà strutturali in ambito energetico pongono limiti significativi. L’alto livello di corruzione e una gestione inefficace delle risorse hanno anche indebolito la capacità del governo di sostenere uno sviluppo economico sostenibile. Inoltre, la crisi sociale e politica, aggravata da conflitti etnici e da gruppi radicali come Boko Haram, ha ostacolato gli investimenti e rallentato lo sviluppo. Le difficoltà in aree cruciali come la disoccupazione, l’accesso alle infrastrutture e la gestione delle risorse naturali sono altri fattori limitanti. Nonostante queste sfide, la Nigeria ha il potenziale per emergere: la sfida principale, a mio avviso, sarà ridurre le disuguaglianze sociali e migliorare la gestione delle risorse per tradurre le sue potenzialità in una crescita effettiva e sostenibile. La Nigeria è davvero il gigante d’Africa e potrebbe affermarsi come campione del continente grazie alla vastità del suo territorio, al peso demografico e alle molteplici risorse agricole e minerarie».
Un altro capitolo dell’economia nigeriana riguarda le risorse naturali tra cui petrolio, gas naturale, carbone, uranio e minerali. Quali sono gli altri punti di forza dell’economia nazionale? E quali i punti deboli?
«La Nigeria, pur essendo fortemente legata al settore petrolifero grazie alle enormi riserve di petrolio e gas naturale, che costituiscono la base della sua economia, presenta dinamiche più diversificate rispetto al passato. Il Paese è il primo produttore di petrolio in Africa, il sesto in ambito OPEC e il decimo a livello mondiale; la dipendenza dalla materia prima, tuttavia, ha reso la Nigeria vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi globali del petrolio, con effetti spesso devastanti sull’occupazione, la crescita e la stabilità finanziaria. Inoltre, la gestione delle risorse naturali è spesso inefficace e segnata dalla corruzione, che impedisce al paese di ottenere pieno vantaggio dalle sue risorse. D’altra parte, si registra una crescita in settori come agricoltura, tecnologia e manifatturiero, ma si tratta di aree ancora ben lontane dal sostituire il petrolio come motore principale di sviluppo. Il Paese ha fatto passi avanti anche nel settore minerario, avviando impianti di lavorazione per litio e terre rare, segnando un passo importante verso una maggiore integrazione nella catena del valore globale. Nonostante ciò, permangono punti deboli significativi. Problemi strutturali, come corruzione, cattiva governance e infrastrutture inadeguate, continuano a frenare il potenziale del Paese. La produttività limitata e la scarsa competitività globale sono ulteriormente aggravate dall’adozione più lenta di tecnologie avanzate e da investimenti insufficienti nelle competenze della forza lavoro. Infine, le sfide in termini di sicurezza e stabilità politica rappresentano un freno per attrarre investimenti esteri e promuovere uno sviluppo sostenibile».
Sebbene iniziative recenti, come gli incentivi alle startup, siano promettenti, il futuro economico della Nigeria, conclude Debach, dipenderà dalla capacità di affrontare queste criticità e sfruttare appieno il potenziale delle sue risorse e della sua popolazione giovane e dinamica.