«Il buon senso, come è evidente a tutti, ci dice che quel luogo è inappropriato per le funzioni che lì vengono svolte. Mi faccio carico anche delle preoccupazioni del territorio. Quando fu realizzato alla fine degli anni ’50, lì era tutta aperta campagna e la localizzazione era appropriata, ma oggi no. Tutto attorno ci sono capannoni, aziende, residenze, la zona è densamente antropizzata e popolata. È evidente che per funzioni simili servano oggi luoghi più appropriati. Cè tanto da approfondire, ci sono indagini, ci sono più ipotesi sulle cause. È evidente che anche l’attenzione per la sicurezza ci dice quello che ho spiegato prima. Aspettiamo il lavoro dei magistrati, le indagini, quali sono state le cause, per fare le valutazioni, anche sugli strumenti, sia di prevenzione che urbanistici, da utilizzare perché ciò non accada mai più». Lo ha detto, in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani in merito al deposito di stoccaggio Eni di Calenzano (Firenze) esploso lunedì scorso facendo cinque vittime.
L’incendo si è spento, ma la rabbia dei lavoratori brucia sempre: ecco perché oggi sono state indette altre due sciopero alla raffineria Eni di Livorno, dopo quelle di ieri, ed n tutta l’area metropolitana di Firenze è sciopero generale di 4 ore indetto da Cgil, Cisl e Uil, con manifestazione a Calenzano. Ha aderito anche l’Ugl. «E’ una guerra silenziosa che sembra non finire mai e suscita interesse sempre solo dopo tragedie come questa», accusano i sindacati.