La Groenlandia è sotto i riflettori negli ultimi giorni, presente in vari articoli di giornali di tutto il mondo. Un posto di cui solitamente si sente invece parlare molto poco. La ragione di tanto interesse mediatico è che il prossimo presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è nuovamente fissato sull’idea, già espressa durante il suo primo mandato, di comprare o comunque ottenere l’enorme isola che fa parte del territorio della Danimarca. Il tentativo, durato anni, di Trump di prendere il controllo dell’isola più grande del mondo ha raggiunto il culmine nelle ultime settimane.
Prima del suo insediamento il 20 gennaio, Trump ha affermato che la proprietà statunitense del territorio autonomo danese è una “ necessità assoluta” per scopi legati alla “sicurezza nazionale e alla libertà in tutto il mondo”.
Da allora Trump ha raddoppiato la posta in gioco in quei commenti, rifiutandosi di escludere l’uso della forza militare o economica per rendere la Groenlandia parte degli Stati Uniti.
La storia
Con una superficie di circa 2,16 milioni di chilometri quadrati, la Groenlandia è l’isola più grande del pianeta tra quelle che non sono un continente. Quasi l’80% del suo territorio è coperto da una calotta glaciale. Nonostante il suo paesaggio prevalentemente ghiacciato, il nome “Groenlandia” significa “terra verde”. Il nome fu scelto da Erik il Rosso, un esploratore islandese esiliato sull’isola, nella speranza di attrarre coloni. La Groenlandia ospita il Parco Nazionale della Groenlandia Nordorientale, il più grande e il più settentrionale del mondo, che copre quasi il 45% della superficie dell’isola. L’isola vanta anche tre siti patrimonio dell’umanità UNESCO:
- Ilulissat Icefjord (patrimonio UNESCO dal 2004): è un fiordo lungo 61 km, alimentato dal ghiacciaio più veloce al mondo. È un luogo spettacolare con iceberg affascinanti presenti tutto l’anno
- Aasivissuit – Nipisat (dal 2018): un antico terreno di caccia Inuit, che si estende dalla calotta glaciale al mare, utilizzato per oltre 4.200 anni, rappresentando un patrimonio culturale unico
- Kujataa (dal 2017): nel sud della Groenlandia, celebra 1.000 anni di influenze agricole Norrene e Inuit, che hanno modellato la terra e la cultura locale
La Groenlandia è stata una colonia danese per secoli, dal 1953 ha proprie istituzioni di governo e dal 2009 ampi margini di autonomia in politica interna. Nel suo discorso di inizio anno il primo ministro groenlandese, Múte Egede, forse approfittando della grande ed estemporanea visibilità che stava ottenendo l’isola, ha annunciato di voler convocare un referendum per la piena indipendenza insieme alle elezioni per il parlamento locale, da tenere entro il 6 aprile.
Perché Trump la vuole?
Trump vuole comprare la Groenlandia per motivi strategici e per le sue risorse naturali (in particolare minerarie e idroelettriche), fa leva sulla protezione militare che gli Stati Uniti le stanno fornendo fin dalla Seconda guerra mondiale e minaccia dazi se non dovesse essere accontentato, cosa che è pienamente nel suo stile e che ha già fatto con Cina ed Europa.
Jakob Kløve Keiding, consulente senior presso il Geological Survey of Denmark and Greenland (GEUS), ha affermato che un’indagine del 2023 sul potenziale delle risorse della Groenlandia ha valutato un totale di 38 materie prime sull’isola, la maggior parte delle quali ha un potenziale relativamente alto o moderato. Tra questi materiali rientrano i metalli delle terre rare: grafite, niobio, metalli del gruppo del platino, molibdeno, tantalio e titanio.
I minerali essenziali e le terre rare sono componenti essenziali nelle tecnologie verdi emergenti, come le turbine eoliche e i veicoli elettrici , le tecnologie di accumulo di energia e le applicazioni per la sicurezza nazionale. La Cina è il leader indiscusso della filiera di fornitura dei minerali critici, rappresentando circa il 60% della produzione mondiale di minerali e materiali di terre rare. Ma gli Usa vogliono cambiare le carte in tavola.
Nel corso della loro storia gli Stati Uniti hanno tentato di acquistare la Groenlandia più di una volta, l’ultima delle quali proprio ad opera di Trump durante la sua prima presidenza nel 2019. La domanda giusta dunque diventa: perché ora? L’isola fa parte della Danimarca, ma, come abbiamo accennato prima, negli ultimi tempi è tornata a chiedere a gran voce l’indipendenza, annunciando anche un referendum. Trump è stato abile a inserirsi in questa frizione, scatenando l’inevitabile reazione degli Stati europei coi quali il contrasto era già stato delineato dall’annuncio di dazi e di un disimpegno statunitense nel continente.
Trump, per forzare la mano, ha già minacciato di introdurre dazi commerciali sui principali prodotti di esportazione della Danimarca. È una minaccia a cui ricorre spesso nei confronti dei paesi su cui vuole fare pressione. Un’analisi della Confindustria danese ha stimato che dazi del 10% sulle esportazioni danesi negli Stati Uniti causerebbero una contrazione del 3% del PIL del paese: la Danimarca fra le altre cose esporta negli Stati Uniti l’Ozempic, il discusso farmaco contro il diabete che molte persone assumono per dimagrire, compreso Elon Musk, stretto consigliere di Trump. Al tempo stesso, l’economia groenlandese dipende per il 60% dalla Danimarca.
L’interesse dell’Europa
Nel marzo dell’anno scorso la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è recata a Nuuk, in Groenlandia, per inaugurare un ufficio dell’UE nella capitale dell’isola. L’iniziativa, avvenuta diversi mesi prima del recente viaggio di Donald Trump Jr. nella stessa città, è stata ideata per consolidare la presenza dell’Europa nel territorio e nella più ampia regione artica. Von der Leyen annunciò all’epoca due accordi di cooperazione per un totale di quasi 94 milioni di euro (95,9 milioni di dollari), che, a suo dire, sarebbero stati utilizzati per investire in energia pulita, materie prime essenziali e competenze in Groenlandia.
La Groenlandia non è in vendita
Le ultime dichiarazioni di Trump hanno creato un certo trambusto. Da un lato hanno costretto i governi di Danimarca e Groenlandia a prendere una posizione ufficiale sulla questione. Dall’altro hanno accelerato le discussioni già in corso sul futuro dell’isola. Aaja Chemnitz, membro groenlandese del parlamento danese, appartenente al partito Inuit Ataqatigiit, ha definito “irrispettosi” i commenti di Trump sulla Groenlandia e ha ribadito il messaggio del primo ministro affermando che il territorio non è in vendita. Gli stessi abitanti dell’isola pare non siano d’accordo con l’offerta di Trump mentre la prospettiva dell’indipendenza dalla Danimarca in futuro ha un sostegno più diffuso tra la popolazione.