«Quello di cui abbiamo bisogno ora non sono i dazi unilaterali aggiuntivi, ma il dialogo e la consultazione». Queste le aprole del portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian, in merito alle affermazioni del presidente Usa Donald Trump che ieri sera ha detto di “non avere fretta” nell’avere un colloquio con l’omologo Xi Jinping.
Si sa che il tycoon non nutra particolare amore per la Cina, anzi reputa questa potenza una minaccia per gli Usa da tanti punti di vista, ora anche nel campo dell’intelligenza artificiale con l’avvento di Deepseek. E così mentre ha rimandato di un mese i dazi su Messico e Canada dopo telefonate diplomatiche, non ha intenzione al momento di fare lo stesso con Pechino.
Lin ha criticato le tariffe americane al 10% entrate in vigore su tutto l’export made in China verso gli Usa, notando che “la mossa “minaccia la catena di approvvigionamento con pressioni che non portano da alcuna parte“. Per questo, Washington “deve correggere i fatti sbagliati“. Ed in attesa di un colloquio con Trump ha già contrattaccato, imponendo dazi a sua volta.