Il Digitale sfida la stagnazione economica e continua la sua crescita, confermando il ruolo chiave dell’innovazione tecnologica come motore di sviluppo, nonostante uno scenario internazionale complesso e instabile. Ne abbiamo parlato con Eleonora Faina, Direttore Generale di Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che riunisce le principali aziende ICT.
Quanto vale il digitale in Italia e quali sono le prospettive per il futuro?
«Il settore conferma il trend di crescita anche nel 2024. Nel primo semestre del 2024 il settore digitale italiano vale 39,2 miliardi di euro, con un aumento del 2,9% rispetto all’anno precedente. I servizi ICT hanno guidato la crescita, con un incremento del 7,4% grazie al boom del mercato Cloud.
Entro la fine dell’anno, si prevede che il mercato digitale raggiunga gli 81,3 miliardi di euro, con un aumento complessivo del 3,4%. In particolare, i servizi ICT, i contenuti digitali e i software si distinguono per le prestazioni migliori. Per il triennio successivo, le previsioni indicano una crescita continua, raggiungendo i 91,7 miliardi di euro entro il 2027, con incrementi annui che oscilleranno tra il 3,8% e il 4,2%».
Quali sono i principali driver di crescita del settore digitale in Italia?
«Come vediamo ormai da qualche anno, i driver di crescita più importanti sono Cloud Computing, Cybersecurity e Intelligenza Artificiale. Nel 2024, il settore del cloud computing vale circa 7,4 miliardi di euro e si prevede che crescerà a un tasso medio annuo del 15,9% fino al 2027. Questa crescita è motivata dalla necessità per le aziende di diventare più agili, scalare rapidamente e tagliare i costi operativi, evitando al contempo costosi investimenti in infrastrutture fisiche. Parallelamente, la cybersecurity, con un valore di mercato previsto di 2 miliardi di euro nel 2024, dovrebbe crescere dell’11,1% annuo fino al 2027, spinta dall’aumento delle minacce informatiche che rendono sempre più cruciale proteggere dati sensibili e infrastrutture vitali. Infine, l’intelligenza artificiale (IA) e il machine learning, valutati a 909 milioni di euro nel 2024, stimiamo che cresceranno con un tasso medio annuo del 25,6% fino al 2027, riflettendo il loro ruolo sempre più centrale nel migliorare l’efficienza operativa e stimolare l’innovazione attraverso l’analisi predittiva e l’automazione dei processi. Questi elementi stanno accelerando la digitalizzazione delle imprese italiane, che è fondamentale per la crescita e la competitività internazionale del Paese».
Come si posiziona l’Italia nel contesto digitale europeo e mondiale?
«L’Italia sta facendo grandi progressi nella trasformazione digitale, sia a livello europeo che mondiale. Grazie agli investimenti pubblici e privati, e all’adozione crescente di tecnologie avanzate, il paese sta promuovendo attivamente lo sviluppo digitale, supportato in modo notevole dal PNRR che ha allocato importanti risorse finanziarie per questo settore. Tuttavia, nonostante i miglioramenti infrastrutturali e di mercato, rimane la sfida di potenziare le competenze digitali della popolazione, evidenziando la necessità di ampliare i programmi di formazione per preparare i lavoratori alle esigenze di un’economia sempre più digitalizzata. Comparando la situazione italiana con quella di paesi europei più avanzati come la Finlandia e i Paesi Bassi, l’Italia presenta ancora un divario in termini di digitalizzazione, ma sta rapidamente colmando queste differenze attraverso riforme e investimenti mirati».

Eleonora Faina, Direttore Generale di Anitec-Assinform foto ufficio stampa
In che modo la tecnologia può contribuire alla crescita economica e produttiva dell’Italia?
«Sono tanti gli ambiti in cui il digitale ci aiuta a essere più moderni e competitivi: penso ai servizi pubblici e alla PA, dal fisco alla giustizia, ai servizi ai cittadini. Una PA digitale è una PA che riduce i tempi, semplifica i passaggi burocratici, dà certezza e informazioni chiare a imprese e persone fisiche. Un fattore di credibilità fondamentale. Ma ancora, per l’industria vuol dire minori costi, più affidabilità del processo, efficienza e anche maggiore sicurezza per i lavoratori. Il digitale ci consente di intervenire in tempo reale negli impianti, personalizzando i prodotti, efficientamento i magazzini e la logistica o l’amministrazione».
La tecnologia rappresenta un rischio o un’opportunità per l’uomo?
Per affrontare la questione di rischi e opportunità, credo che non dobbiamo tanto concentrarci sulla “tecnologia” in sé, quanto più sul concetto di trasformazione. Se da un lato è vero che i mutamenti che viviamo oggi sono amplificati dalla società dell’informazione, è innegabile, dall’altro lato, che la costante di tutte le rivoluzioni scientifiche e industriali è che ci sono sempre alcuni individui che saranno avvantaggiati e altri svantaggiati. Per alcuni le nuove tecnologie creeranno più opportunità di lavoro e realizzazione personale, o una vita più lunga. Per altri ci saranno rischi concreti che non possono essere ignorati: alcune professioni scompariranno e certamente alcuni diritti saranno messi alla prova. Non ignorare i rischi significa gestirli. Questo è un compito che non spetta solo alla politica, ma deve essere assolto da tutti gli attori sociali, per prima l’industria. Quando il mondo cresce in complessità, crescono le asimmetrie informative. Per questo il ruolo delle aziende è oggi fondamentale: l’industria ICT, nell’era della rivoluzione dell’IA, è depositaria di una conoscenza insostituibile sulla tecnologia. Questo patrimonio informativo deve essere messo a servizio di chi fa le regole, per creare un ambiente che bilanci la protezione degli individui con il diritto all’innovazione, inteso come libertà d’iniziativa economica e come diritto a cogliere i benefici del progresso tecnologico.
Quando il dialogo tra il mondo delle istituzioni, la società civile e l’industria non funziona, si mette alla prova questo bilanciamento fondamentale. Per questo il nostro ruolo oggi è costruire insieme, non arroccarci su posizioni difensive.
Come sostenere al meglio il digitale a livello di investimenti?
«Il digitale rappresenta il futuro e deve essere sostenuto con investimenti, collaborazione tra pubblico e privato e rafforzando il cambiamento culturale nelle imprese e nella Pa per far sì che le nuove tecnologie spingano la crescita economica e la produttività del nostro Paese. Parallelamente, il rafforzamento del cambiamento culturale all’interno delle imprese e della pubblica amministrazione può accelerare l’adozione delle nuove tecnologie, spingendo così la crescita economica e aumentando la produttività».
Essenziale, poi, conclude Faina, è potenziare le competenze digitali della popolazione attraverso l’educazione continua e la formazione professionale. Questo approccio è determinante per sfruttare pienamente i vantaggi offerti dalla digitalizzazione.