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Economia

Tech in Europa, un decennio in crescita. Ora la rincorsa agli Usa

Maria Vincenza D'Egidio
12 Febbraio 2025
Tech in Europa, un decennio in crescita. Ora la rincorsa agli Usa
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Le aziende tech europee hanno raccolto 426 miliardi di dollari. In Italia si chiude una raccolta pari a 900 milioni di dollari con l’occupazione è quintuplicata in dieci anni

L’Europa ha fatto parecchia strada nell’ultimo decennio, ma c’è ancora molto lavoro da fare se si vuole che l’ecosistema tecnologico del continente raggiunga il suo pieno potenziale. Negli ultimi dieci anni, il panorama tecnologico europeo ha compiuto progressi straordinari. Dal 2015, le aziende tecnologiche europee hanno raccolto 426 miliardi di dollari, dieci volte di più rispetto ai 43 miliardi del decennio precedente.

Solo nel 2024, si prevede che i finanziamenti raggiungeranno i 45 miliardi di dollari, confermando i risultati del 2023. Parallelamente, il settore ha creato 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro negli ultimi dieci anni, portando il totale degli occupati a 3,5 milioni, con un tasso di crescita composto annuo del 24%, in linea con la crescita avvenuta negli Stati Uniti.

Lo afferma la nuova edizione di State of European Tech, il report del fondo di investimento Atomico, sullo stato della tecnologia in Europa che combina dati quantitativi provenienti dai 41 paesi d’Europa insieme a un’indagine condotta su migliaia di fondatori, operatori e investitori, e che quest’anno esamina l’evoluzione dell’ecosistema digitale europeo negli ultimi dieci anni.

Lo stato del tech in Italia e in Europa

Nel 2024 le tech company dell’Ue hanno raccolto 45 miliardi di dollari, una cifra in linea con i 47 miliardi raccolti nel 2023. Sempre in scia con l’anno precedente anche la raccolta delle italiane che arriveranno ai 900 milioni di dollari entro la fine del 2024, nel 2023 avevano toccato il miliardo.

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Nel Sud Europa meglio del nostro Paese solo la Spagna che arriva a 1,4 miliardi di dollari, mentre Portogallo e Grecia si assestano a 100 milioni di euro. Secondo il rapporto, tra dieci anni, la tecnologia europea potrebbe raggiungere un valore complessivo di 8 trilioni di dollari e un bacino di talenti di livello mondiale composto da 20 milioni di dipendenti.

Lo stato della tecnologia in Italia

Nel 2024 gli investimenti delle aziende tecnologiche italiane hanno raggiunto i 900 milioni di dollari. Nel decennio precedente, 2005-2014, il totale degli investimenti arrivava nel complesso a 600 milioni di dollari, per il prossimo 2025-2034 si prevede che questa cifra possa crescere di quasi 12 volte, arrivando a 7,7 miliardi di dollari.

Aumentato di sei volte in un decennio anche il numero di impiegati nel settore del tech, passando da 26.000 a 167.000 unità. Dieci anni fa l’Italia non aveva ancora nessuna azienda tecnologica che fosse un unicorno, oggi le tech company made in Italy che valgono oltre 1 miliardo di euro sono sette.

Europa sede principale per i fondatori di startup: si cercano finanziamenti Usa

Nel 2015 Londra era l’unica città europea nella lista mondiale dei dieci principali hub per i finanziamenti alle startup emergenti (con round inferiori ai 15 milioni di dollari).

Oggi Londra è salita al secondo posto a livello globale, con Berlino e Parigi subito dopo, entrate nelle prime dieci posizioni. E da 10 anni a questa parte l’Europa è la sede principale per i fondatori di startup emergenti, battendo anche gli Stati Uniti.

Foto: Shutterstock

Attualmente sono 35.000 le startup tech emergenti in Europa: più che in qualsiasi altra regione al mondo.

In Europa attualmente ci sono otto volte più aziende in fase di crescita rispetto a dieci anni fa, nonostante il contesto sia ancora difficile. Infatti, mentre Europa e Stati Uniti partono da una base simile in fatto di numero di aziende costituite, le startup americane hanno il doppio delle probabilità di raggiungere round superiori ai 15 milioni di dollari rispetto a quelle europee.

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Non è un caso che una startup su due in Europa, tra quelle in fase di sviluppo, si sia rivolta a un investitore statunitense per un finanziamento. Questo è un dato rilevante poiché crea una fuga di risorse dall’Europa, portando via talenti, conoscenze ed economia. Una questione che andrebbe affrontata a livello istituzionale.

I fondi pensione europei attualmente investono solo lo 0,01% dei capitali nel venture capital globale, un dato che sembra quasi un errore di arrotondamento rispetto ai 9 trilioni di dollari di asset che gestiscono.

Nel Sud Europa, lo 0,014% degli asset dei fondi pensione è destinato al venture capital, un dato che rappresenta il secondo valore più alto tra le regioni europee ma che resta comunque esiguo.

Talenti e startup, scelte per risolvere problemi complessi

In Europa in dieci anni sono aumentati fino a sette volte in più i dipendenti delle aziende tecnologiche.

I pool di talenti negli Stati Uniti e in Europa stanno crescendo in egual misura. Il settore tecnologico europeo impiega, al momento, 3,5 milioni di persone, pari a quelle impiegate negli Stati Uniti nel 2020.

Oltre 2,5 milioni di questi posti di lavoro sono stati creati dal 2015, il che significa che il mercato dei talenti tecnologici in Europa è cresciuto raggiungendo un tasso composto annuo (CAGR) del 24%, in linea con gli Stati Uniti.

Il Sud Europa ha visto un’importante crescita nel suo comparto tecnologico: tra il 2015 e il 2024, il numero di dipendenti nel settore tecnologico in Spagna è passato da 14.000 a 175.000, un aumento 12 volte superiore, e in Italia, gli impiegati nel settore tech sono 167.000, 6 volte in più rispetto al 2015, quando erano 26mila.

Sostenibilità e innovazione sono le priorità per l’Europa

Un aspetto distintivo del panorama tecnologico europeo è l’impegno per la sostenibilità: oltre un dollaro su cinque investito (21%) è destinato a progetti che mirano a un futuro più verde, una percentuale doppia rispetto agli Stati Uniti, che si fermano all’11%.

Anche il settore del deeptech, che include l’intelligenza artificiale, ha registrato una crescita significativa, raccogliendo il 33% dei finanziamenti europei nel 2024.

Il talento europeo, sostenuto da eccellenti università e centri di ricerca, rappresenta un punto di forza, tanto che i ruoli legati all’IA sono aumentati di sei volte negli ultimi dieci anni.

Le scelte di sostenibilità/clima e AI

Confrontando i temi più investiti di oggi con quelli del 2015 si apre una finestra sul viaggio che la tecnologia sta intraprendendo, man mano che diventa sempre più onnipresente.

I temi correlati a commercio al dettaglio e social e lifestyle (e-commerce, vendite e marketing, comunicazione e piattaforme social, intrattenimento, viaggi e gaming) hanno catturato la quota maggiore degli investimenti nel 2015.

Una quota maggiore di capitale viene investita in AI/ML, energia o persino blockchain, man mano che la tecnologia si rivolge alla digitalizzazione dei settori tradizionali.

Negli ultimi dieci anni, la gestione del carbonio è stato il tema che ha visto il maggiore aumento nella quota di finanziamenti della fase Seed, guadagnando 39 posizioni nella classifica di Atomico, dal 2015.

Un dollaro su cinque (21%) investito in Europa è destinato a costruire un futuro più sostenibile, il doppio rispetto agli Stati Uniti che si fermano all’11%.

Foto: Shutterstock

Il deeptech (inclusa l’AI) ha ottenuto il 33% dei finanziamenti totali in Europa quest’anno. Negli ultimi dieci anni, le startup europee di questo comparto hanno raccolto 94 miliardi di dollari, sono stati 123 miliardi in Asia e oltre 300 miliardi negli Stati Uniti.  Il bacino di talenti nell’intelligenza artificiale in Europa è uno dei suoi più grandi punti di forza.

Con la rapida diffusione dell’AI, abbiamo visto il numero di ruoli legati a questa tecnologia aumentare di sei volte, oggi solo in Spagna abbiamo 30.000 posti attivi. Questo è reso possibile grazie alle eccellenti università e centri di ricerca del continente.

Effetto moltiplicatore dei Top Angel

Le storie di successo top portano a un impatto super per gli ecosistemi locali dove nascono quelle startup.

Ciò si manifesta sia nel numero di investimenti effettuati dai fondatori di queste aziende, sia nel loro contributo alla costruzione del loro mercato locale. In cima alla classifica c’è Taavet Hinrikus, il co-fondatore del gigante del fintech Wise. Ha effettuato più di 90 investimenti fino ad oggi, di cui circa la metà ha sede nel Regno Unito o in Estonia, i due hub chiave di Wise.

È un tema ricorrente che molti dei principali investitori informali europei con un background nella creazione di aziende da oltre 1 miliardo di dollari concentrino la maggior parte della loro attività di investimento nei loro paesi di origine.

Come Guillaume Lestrade, il co-fondatore del marketplace fotografico Meero, ha effettuato oltre l’80% dei suoi oltre 50 investimenti mappati in aziende con sede in Francia, che è anche la sede delle principali operazioni di Meero.

Lo stesso si può dire del co-fondatore di Just Eat con sede a Copenaghen, Jesper Buch, che ha costruito un portafoglio concentrandosi quasi esclusivamente sulle startup danesi. Dunque l’effetto moltiplicatore in questi casi vince sull’ecosistema locale di provenienza.

La crescita dei fondi VC in Ue supera il resto del mondo

Le aziende italiane hanno raccolto 0,6 miliardi di dollari negli anni 2005-2014 e nel prossimo decennio si prevede che questa cifra possa crescere di quasi 12 volte, arrivando a 7,7 miliardi di dollari.

Per le aziende spagnole, c’è stata una forte crescita di circa 8 volte, passando da 1,7 miliardi di dollari a 14,1 miliardi. Per il Portogallo, sono stati raggiunti, invece, 0,1 miliardi di dollari tra il 2005 e il 2014 con 1,5 miliardi tra il 2015 e il 2024.

Negli ultimi dieci anni, la crescita dei fondi di Venture Capital in Europa ha superato quella di tutte le altre regioni. Il tasso di crescita medio decennale del continente è stato del 13%, una cifra superiore a quella di qualsiasi altra parte del mondo.

Gli Stati Uniti hanno registrato un tasso di crescita dell’8% nello stesso periodo, la Cina il 2%, mentre il resto del mondo il 10%.

Dieci anni fa, in Europa c’era un solo fondo superiore a 500 milioni di dollari. Quest’anno, invece, l’Europa ha visto otto fondi raggiungere quella stessa cifra.

I primi dieci hanno totalizzato 7 miliardi di dollari nel 2024, tra strategie per la fase di lancio e quella di crescita. Dal 2015, i VC europei hanno raccolto un totale di 154 miliardi di dollari. Quasi il triplo dei 54 miliardi raccolti nei dieci anni precedenti al 2015.

Il panorama degli investitori nel settore tecnologico europeo è cambiato notevolmente dal 2015, soprattutto nel Sud Europa: dieci anni fa tutti i fondi venivano raccolti da Limited Partner locali, mentre oggi si rivolgono sempre più a investitori europei che ora contribuiscono al 14% dei fondi LP.

Il ruolo dei venture capital

Negli ultimi dieci anni, l’Europa ha visto una crescita impressionante nel settore del venture capital (Vc), con un incremento medio annuo del 13%, superiore a quello di Stati Uniti (8%) e Cina (2%).

Dal 2015, i fondi Vc europei hanno raccolto 154 miliardi di dollari, quasi il triplo rispetto al decennio precedente. Tra i 30 paesi al mondo con il più alto rapporto tra investimenti in Vc e Pil, 17 sono europei, con l’Estonia al vertice.

Foto: Shutterstock

Il panorama tecnologico ha anche generato ritorni importanti. Negli ultimi dieci anni, gli exit del tech in Europa hanno prodotto 1 trilione di dollari, dimostrando la maturità del settore nonostante un contesto economico incerto. Le IPO, rallentate dalle condizioni macroeconomiche, hanno visto comunque esempi di successo come Arm, con una capitalizzazione di mercato superiore a 150 miliardi di dollari dopo la sua IPO dello scorso anno.

Le exit tech hanno generato 1 trilione di dollari in 10 anni

Exit è il termine magico dell’ecosistema delle start up, che a volte viene confuso con qualunque acquisizione di una società da parte di un’altra. Tecnicamente, è la vendita di quote da parte di un imprenditore o di un investitore, con conseguente “uscita” dall’investimento.

A causa dell’incertezza macroeconomica, la finestra IPO è rimasta chiusa a livello globale, con una sola IPO tecnologica da oltre un miliardo di dollari per quest’anno per il software Planisware.

Il report ripercorre il contributo delle vendite di quote delle aziende tecnologiche in Europa negli ultimi dieci anni, rivelando come queste abbiano generato quasi 1 trilione di dollari nel settore nell’ultimo decennio. Anche in un mercato più difficile, le aziende quotate più giovani d’Europa continuano a prosperare: ad esempio, la capitalizzazione di mercato di Arm è superiore a 150 miliardi di dollari, dopo la sua IPO dello scorso anno.

Nonostante il valore creato, le sfide persistono. Molte IPO di alto profilo continuano a essere quotate negli Stati Uniti, allontanando talenti e capitali dall’Europa.

Le differenze strutturali, come i mercati dei capitali europei frammentati, la mancanza di investitori azionari pubblici con dotazioni importanti o la minore competitività dei mercati IPO europei, scoraggiano le aziende dallo scegliere l’Europa come sede di quotazione, con conseguente spostamento all’estero di output economico e talenti.

Mentre Klarna ha presentato la documentazione per una quotazione negli Stati Uniti, diverse aziende tecnologiche, tra cui Revolut e Bolt, sono ancora in attesa di condizioni di mercato favorevoli alle IPO ma, con riforme strutturali, l’Europa potrebbe garantire di trattenerne talento e capitale.

Con una pipeline di oltre 100 aziende pronte per i mercati pubblici, il prossimo decennio potrebbe vedere un ulteriore sblocco di capitale e talenti nell’ecosistema, spingendo in avanti la crescita tecnologica dell’Europa.

L’ecosistema tecnologico europeo vale più di 3 trilioni di dollari. Tuttavia la forza muscolare dell’innovazione europea deve accelerare per garantire che le nuove generazioni di talenti possano continuare a guidare la posizione dell’Europa come peso massimo globale in settori come l’intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, le biotecnologie e la trasformazione digitale.

FOTO: Shutterstock
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