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Psicologia, Torricelli: “La precarietà figlia dei nostri tempi ci porta a una maggiore solitudine”

Maria Vincenza D'Egidio
1 Marzo 2025
Psicologia, Torricelli: “La precarietà figlia dei nostri tempi ci porta a una maggiore solitudine”
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Il presidente di Enpap: “Il Covid è stato un potentissimo amplificatore di disagi psicologici, per contrarli sono necessari presidi sui territori”

Le incertezze del nostro tempo che siano economiche, nel mondo del lavoro o anche sociali, iniziano a pesare sulle vite di ognuno di noi e fanno fare i conti con solitudine e problematiche fin dalla giovane età.

Una condizione che si è andata espandendo e radicalizzando con la pandemia da Covid 19, accentuando una situazione che per coloro che presentano già una fragilità interiore pregressa, o che attraversano un periodo delicato della propria vita, può diventare insostenibile. Di questa condizione, dei disagi psicologici del nostro tempo e delle possibili soluzioni da mettere in campo si è parlato nell’intervista con Damiano Torricelli, presidente Enpap negli studi di Business24tv, realizzata dal direttore editoriale Matteo Vallèro.

Iniziamo subito con l’affrontare il momento psicologico della società. Che periodo stiamo vivendo, tra crisi e incertezze economiche, guerre e problematiche legate al clima? Come ci si difende?

«Le nostre ricerche di mercato e rilevamenti ci raccontano della grande precarietà con cui le persone fanno i conti in questa epoca. Una precarietà economica, lavorativa molto spesso, ma che è diventata negli ultimi anni anche affettiva e relazionale, fino a una precarietà valoriale. Questo sollecita i nostri vissuti di incapacità e incertezza, di impotenza e precipita tutti in una condizione di maggiore solitudine. Come la si contrasta questa situazione, beh, i bisogni fondamentali a livello psicologico sono proprio quelli che vengono toccati da questi mutamenti sociali in corso, gli umani cercano sempre significati alle loro azioni, lo cercano anche in una coerenza di sé, essere rispettosi dei propri valori fondamentali. L’altro bisogno fondamentale è quello dell’appartenenza con gli altri esseri umani. La solitudine è il principale fattore di rischio per tutte le malattie mentali e fisiche».

Parliamo di lavoro e di benessere psicologico, secondo lei questo può aumentare il welfare sociale?

«Il mondo del lavoro soffre di queste pressioni, che le persone sentono presenti nella loro vita. Sappiamo che questa condizione, il malessere psicologico incide pesantemente sulla produttività. Almeno il 50% dell’assenteismo sul posto di lavoro è dovuto alla salute mentale. Intervenire sul benessere psicologico dell’individuo è uno strumento grande per sostenere il lavoro anche dal punto di vista economico. Enpap ha realizzato ricerche che danno riscontro ampiamente ai risultati scientifici riportati in letteratura. Se si aiutano le persone a superare ansia e depressione, anche quando sono soltanto disagio piuttosto che patologia conclamata, si aiutano a migliorare la propria condizione economica, loro e della collettività a cui appartengono».

L’intervista completa a Damiano Torricelli (presidente Enpap) è andata in onda sul canale 410 del digitale terrestre

Il bonus psicologo, confermato dalla Legge di Bilancio 2025 anche per l’anno in corso, quali sono i dati di Enpap e che valore ha oggi?

«Quello che sappiamo è che a fronte di richieste per circa 400mila bonus lo scorso anno sono stati erogati circa 4 mila. Non è una risposta strutturale, né tanto meno quantitativa. Una richiesta aumentata a dismisura dopo la pandemia. C’è un raddoppio del fatturato di categoria tra il pre e il post pandemia. Il bonus ha aiutato chi è già in trattamento psicologico ma esclude le persone a basso reddito che fanno fatica a entrare in trattamento, per le quali ci sarebbe bisogno per servizi più accessibili e tempestivi, in modo da intervenire ancora prima che il disagio diventi patologia. Lo stanziamento è per quest’anno 10 milioni di euro. Si riescono a soddisfare poche richieste rispetto alle oltre 400 mila arrivate all’Inps. Si tratta principalmente di un rimborso per trattamenti già avviati, ci sarebbe bisogno di iniziare trattamenti che fanno fatica ad accedere e quindi agire tempestivamente sul disagio che si sta creando».

Affrontiamo anche la triste tematica dei suicidi, soprattutto in età giovanile, sembra che dopo la pandemia 2020 i casi siano drasticamente aumentati? Come sta rispondendo la società e come si può intervenire?

«Il Covid è stato un potentissimo amplificatore di disagio e difficoltà che esistevano da una parte e dall’altra un potente amplificatore delle risposte possibili a questi disagi. I giovani sono stati particolarmente colpiti e sensibili alla possibilità di essere aiutati dagli psicologi. Quello che sta succedendo al mondo dei giovani è che se ne parla tanto, per fortuna, ci sono tanti progetti per i minori con problematiche psicologiche ma manca ancora un quadro unitario di intervento. Il servizio nazionale sanitario non è strutturato a sufficienza per prendersi cura di minori con difficoltà psicologiche in questo momento. È obiettiva la necessità di potenziare in maniera imponente la presenza dello psicologo nelle scuole, per esempio. Speriamo che il legislatore si attivi presto, perché quello che sta accadendo nel mondo giovanile è molto preoccupante, che arrivano nei casi estremi al suicidio, con l’emulazione da un lato e dall’altro scarsa protezione da parte delle famiglie e delle comunità. Torno a ripeterlo, c’è un aspetto sociale e relazionale messo in discussione di come la vita è cambiata per tutti dall’avvento di internet e dei social a cui non abbiamo ancora dato una risposta strutturata da parte del mondo scientifico e che deve arrivare, a mio avviso, dalla psicologia».

La società sta cambiando, le esigenze dei pazienti stanno cambiando. Bisognerebbe quindi forse investire nella psicologia ed agire oltre la cura. Ma come?

«Anche noi psicologi proponiamo di intervenire sulle reti sociali, questa è la prima generazione in cui davvero le esperienze che abbiamo fatto come figli non sono assolutamente utili nei comportamenti con i nostri figli e quindi come genitori. Ci sono degli spunti interessanti che arrivano dalla politica come l’inserimento degli psicologi nei comuni, i primi presidi dei servizi sociali, che rispondono ai disagi non solo dei giovani ma anche degli anziani e alla povertà diffusa in fasce ampie delle comunità. Contiamo che questa sia la strategia che nel medio termine può aiutarci a fare prevenzione e rafforzamento delle qualità migliori che ci rendono resilienti e quindi capaci di affrontare».

Alcune problematiche e incertezze sociali vengono percepite dagli individui più fragili in modo così insostenibile a tal punto da decidere in ultima ratio di togliersi la vita, come abbiamo visto nel corso dell’intervista, con l’aumento in modo esponenziale di casi di suicidio anche tra i giovanissimi. Tuttavia, come precisa anche il presidente di Enpap Torricelli, nella maggior parte dei casi non si tratta di una patologia psichiatrica conclamata o grave, ma di difficoltà quotidiane che, in misura maggiore o minore, caratterizzano la vita di tutti.

Disagi che, se affrontati nei tempi e nei modi giusti, possono essere risolti.  Per questo, invoca Torricelli, la necessità di implementare i servizi di psicologia in ogni comunità, dalle scuole, alle università, ai luoghi di lavoro.

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  • damiano torricelli
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