La ricerca di nuovi metodi per la produzione di energia sostenibile sarà il nuovo perno centrale del settore. Il vecchio petrolio, pur non andando ancora in soffitta, sarà sicuramente relegato ad un ruolo sempre più marginale in futuro. La domanda, però, resta: entro quanto tempo? E soprattutto, quanto marginale?
Lo stato attuale del settore
Allo stato attuale della ricerca, sebbene si siano registrati notevoli miglioramenti nel ramo della produzione di energia rinnovabile, non sembra si sia giunti ad un livello in grado di sostenere i ritmi e gli attuali standard produttivi. Per questo motivo, in vista di un generico rifiuto di un sistema di decrescita, la ricerca guarda con sempre maggior interesse alle nuove frontiere della produzione.
Ecco che allora i classici pannelli solari si evolvono nella loro versione “spaziale”. In questo caso il progetto è di un’equipe cinese che spera di creare centrali solari orbitali che sfruttino l’energia solare presente nello spazio indirizzandola verso il nostro pianeta attraverso un gioco di pannelli solari creati ad hoc.
In questo panorama di innovazione anche i famosi mulini a vento dell’energia eolica appaiono già banali di fronte alle nuove opzioni di sfruttamento che vedono nuovi protagonisti come, ad esempio, i vulcani e i data center. Semplificando forse fino all’eccesso il concetto base, infatti, vulcani e data center emettono come è noto, calore, ovvero energia.
Lo sfruttamento dell’energia emessa dai vulcani è una pratica molto più antica di quanto si potrebbe immaginare. Ma come funziona l’energia geotermica?
Come funziona l’energia geotermica
Per comprendere il funzionamento è necessario semplificare il procedimento. Sotto la crosta terrestre, a grandi profondità. si trova del materiale magmatico che a sua volta, tramite gas e vapori, riscalda le fasce superiori compresa l’acqua che si trova al di sotto della superficie la quale evapora. Proprio questo vapore acqueo convogliato con apposite turbine, attiva la produzione di energia pulita. L’immissione nell’atmosfera di CO2 è pari a zero ma tra le altre problematiche legate alla sua produzione c’è quella forse più importante. È determinante anche la qualità del calore prodotto dal magma che deve infatti contenere sia gas che vapore acqueo. E ancora. Dipendendo in toto dalla presenza di sorgenti calde e camere magmatiche, l’applicazione pratica non è estendibile al pianeta in maniera omogenea.
Il caso islandese
L’Islanda, ad esempio, annovera vari vulcani (circa 130 di cui molti ancora attivi). La Terra del fuoco e del ghiaccio, infatti, si trova sulla dorsale medio atlantica che separa due placche tettoniche, quella nordamericana e quella euroasiatica. La particolarità di quelle zone permette di avere pozzi perforati in profondità da cui si estrae energia geotermica che, a sua volta, si rivela praticamente inesauribile. Fin qui la teoria. Resta, però, da ottimizzare la pratica. Scavare a fondo per riuscire a raggiungere i punti più profondi presuppone anche una conoscenza dell’esatta ubicazione delle camere magmatiche, cosa non sempre possibile. Per questo motivo i primi tentativi di creare sistemi di produzione stabile e ripetuta di energia si stanno applicando solo su camere magmatiche superficiali. I progetti dovrebbero vedere la fase operativa non oltre il 2026 e le prospettive puntano a creare una quantità di energia tale da poter soddisfare i fabbisogni energetici dell’intera isola ma che, è bene ricordarlo, rappresenta pur sempre una realtà ristretta.
Attualmente il 90% delle case in Islanda usa proprio l’energia geotermica per il riscaldamento attraverso lo sfruttamento del vapore la cui forza aziona le turbine, generando elettricità. L’obiettivo è quello di potenziale i pozzi convenzionali utilizzando le riserve profonde e creare impianti geotermici a magma i quali presentano un potenziale enormemente più grande.
Dal Cile all’Italia
Ma l’Islanda non è la sola nazione che sfrutta l’energia geotermia. Un altro esempio arriva dal Cile con i suoi 37 vulcani presenti nel proprio territorio. Anche l’Italia potrebbe trarre vantaggio da una situazione simile: l’Etna, il Vesuvio e lo Stromboli, infatti, sono vulcani ancora relativamente attivi (il Vesuvio a livelli inferiori e con dinamiche differenti) ma tecnicamente si potrebbe applicare anche lo sfruttamento di acqua calda e gas. Il tutto, però, ricordando un problema non indifferente: la presenza di questi vulcani provoca anche terremoti con conseguenti, gravi, incertezze sulla stabilità degli impianti.
I data center
Se con l’energia geotermica si sfrutta un’opportunità offerta dalla natura, con i data center, invece, si ottimizza un possibile problema nato con l’aumento della richiesta di Intelligenza Artificiale all’interno sia della società che del sistema produttivo.
I data center di grandi dimensioni, quindi quelli indispensabili per il funzionamento dei sistemi di Intelligenza Artificiale (AI) presuppongono un intenso fabbisogno energetico ma, paradossalmente, se opportunamente posizionati, potrebbero invece rivelarsi un’ottima fonte di energia. Finora, infatti, sono state collocati in zone remote ma i ricercatori vorrebbero deviarne la costruzione e puntare a crearne di nuovi all’interno delle città.