Sebbene Donald Trump insista nel dire che quella dei dazi sarà una rivoluzione commerciale (in positivo) e che molti paesi si sarebbero messi in contatto con Washington per trattare, sui mercati è un bagno di sangue con l’Asia che, per ovvi motivi di fuso orario, ha già evidenziato i tanti timori degli analisti sul fronte di una possibile guerra commerciale che potrebbe danneggiare la crescita economica e frenare la domanda dei consumatori. Preoccupano anche le immediate conseguenze sulle immediate decisioni delle banche centrali e per alcuni già nasce la paura di una guerra monetaria.
Guardando il Giappone, l’indice NIKKEI 225 ha chiuso in perdita di quasi il 7% ma non è da meno l’indice HANG SENG di Hong Kong con un calo di circa il 10%. In rosso anche Shanghai a -6,84% e Seoul con il Kospi che perde il 5,06% e la borsa di Taiwan a -9,61% nelle prime contrattazioni. Una serie di esempi paradigmatici che si rifanno ad economie, come quelle asiatiche, fortemente dipendenti dall’export verso gli USA.
Ma i timori di una possibile recessione si abbattono anche sugli energetici con il petrolio che registra ancora un calo sempre sui mercati asiatici. Numeri alla mano il Light crude Usa perde il 2,74%, arrivando a 60,29 dollari al barile e il Brent non è da meno con una perdita del 2,65%, a 63,84 dollari.
Ripercussioni negative anche su settori che, finora, avevano potuto sfruttare positivamente il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. In particolare il Bitcoin segna i minimi da 5 mesi arrivando a toccare i 76.873 dollari, con un calo del 7,5%.
L’onda d’urto si è abbattuta anche sull’Europa con i listini del Vecchio Continente che vanno da un -6% dell’apertura di Piazza Affari al -5% della borsa inglese passando per il -6% del Cac 40 di Parigi giungendo al baratro di oltre il 7% del Dax tedesco. Sullo sfondo uno Stoxx 600 che ha annullato tutti i guadagni registrati da inizio anno anche in virtù dio un cambio di rotta della politica economica tedesca, ora più aperta a strategie meno rigide sul debito e più aperta verso ampie riforme fiscali. Tra i settori maggiormente colpiti sui listini europei le banche con un generale crollo dell’intero settore.
Come ulteriore zavorra su un quadro già drammatico, gli analisti di Goldman Sachs hanno tagliato le previsioni di crescita per il quarto trimestre 2025 dal precedente 1% all’attuale 0,5% dimezzando le stime ed aumentando le probabilità di recessione dal precedente 35% all’attuale 45% per il 2026.
Alla base di questa decisione «un forte inasprimento delle condizioni finanziarie, il boicottaggio dei consumatori stranieri e un continuo aumento dell’incertezza politica che probabilmente deprimerà la spesa in conto capitale oltre quanto ipotizzato».