Non è un balzo, ma è un passo solido. Il prodotto interno lordo dell’Italia è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre del 2025 rispetto ai tre mesi precedenti, e dello 0,6% su base annua. A dirlo è l’Istat, nella stima preliminare che conferma un andamento positivo, ma ancora prudente, della nostra economia.
Siamo in un momento storico complesso, in cui anche un +0,3%, che di per sè non ci fa esultare al “nuovo miracolo italiano”, può rappresentare, però, una buona notizia. In un’Europa dove molti Paesi stanno ancora combattendo con la stagnazione, il segnale italiano non è da sottovalutare. Il dato, infatti, segue una crescita dello 0,2% nel quarto trimestre del 2024 e sembra consolidare un trend positivo. Una crescita acquisita dello 0,4% per l’intero 2025, che potrebbe essere un trampolino più che un punto di arrivo.
Facciamo di più in termini di crescita e meglio e questo lo testimonia lo stato degli altri paesi europei, su tutti, la Germania, parliamo orami di vera stagnazione con l’inflazione che è scesa al 2,1% in aprile, meno delle stime che la davano al 2% dopo il 2,2% registrato in marzo. Il dato è salito dallo 0,3 allo 0,4% su base mensile, contro un aumento previsto dello 0,3%, mentre l’indice armonizzato è sceso dal 2,3 al 2,2%, a fronte del 2,1% previsto.
Cosa traina e cosa frena l’economia
Il quadro, ovviamente, è sfaccettato. A trainare l’economia sono stati agricoltura e industria, settori che hanno mostrato un incremento del valore aggiunto. Meno brillanti, invece, i servizi, che secondo l’Istat risultano “stazionari”. Un segnale da monitorare, perché proprio i servizi rappresentano il cuore occupazionale e produttivo del Paese.
Dal lato della domanda interna, emerge un contributo positivo della componente nazionale (misurata al lordo delle scorte), mentre la componente estera netta (cioè l’export meno l’import) ha avuto un impatto negativo. Una dinamica che riflette la doppia velocità di un’Italia ancora molto dipendente dal contesto internazionale.
Non dimentichiamo, poi, che questo trimestre ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al precedente, e due in meno rispetto al primo trimestre del 2024. Anche questo incide, e non poco, sul calcolo delle variazioni congiunturali. Eppure, nonostante tutto, il PIL sale. E già questo è un messaggio.
Giorgetti ottimista: “Siamo sulla strada giusta”
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha commentato i dati con tono fiducioso: «Un segnale importante che dimostra la correttezza delle nostre previsioni e l’efficacia delle politiche economiche del governo».
Al di là della retorica istituzionale, il commento riflette un clima cauto ma positivo. Anche perché, in tempi di fragilità e rincari, non basta crescere: bisogna farlo in modo sostenibile e inclusivo.
L’inflazione riprende a salire leggermente
A fare da contrappunto alla crescita, c’è però l’inflazione che ad aprile è tornata a salire leggermente. Secondo le stime Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,2% su base mensile e del 2% su base annua (contro l’1,9% del mese precedente).
La spinta viene in gran parte dagli energetici regolamentati, i cui prezzi sono cresciuti dal +27,2% al +32,9%, ma anche dai servizi legati ai trasporti (+4,4%) e dagli alimenti non lavorati, che mostrano una dinamica più vivace.
Insomma, si torna a parlare di caro spesa — anche se in forma attenuata — ed è un campanello d’allarme che famiglie e imprese non possono ignorare. Come spesso accade in economia, ogni crescita porta con sé nuove tensioni da gestire.
Un’Italia che avanza piano, ma avanza
In conclusione, il primo trimestre del 2025 ci consegna un’Italia che non corre, ma cammina con passo deciso. Tra il freno dei servizi, il peso dell’inflazione e un contesto globale incerto, la nostra economia si dimostra resiliente. Forse non è ancora tempo di festeggiare, ma senz’altro è il momento di riconoscere che, nonostante le difficoltà, qualcosa si muove nella direzione giusta.