Resi noti i dati Istat sulla produzione di marzo. Secondo quanto rilevato dall’istituto, l’indice destagionalizzato della produzione industriale vede un +0,1% rispetto al risultato di febbraio. Considerando il dato al netto degli effetti di calendario, il terzo mese dell’anno vede un calo dell’1,8%. Segno più, invece, per beni strumentali (+2,2%) e beni intermedi (+1,1%) che presentano aumenti congiunturali. In calo, invece, beni di consumo (-1,3%) ed energia (-1,9%). In ottica annuale solo l’energia segna un progresso sensibile (+4,5%) mentre beni intermedi (-1,7%), strumentali (-2,7%) e di consumo (-2,9%) sono in flessione.
Dall’Istat fanno sapere che «A marzo la produzione industriale aumenta lievemente rispetto a febbraio, al netto dei fattori stagionali. Anche nel complesso del primo trimestre si registra una crescita congiunturale moderata, per la prima volta dal secondo trimestre 2022. Tra i principali raggruppamenti di industrie si rileva una dinamica mensile in aumento per i beni strumentali e intermedi, mentre flettono i beni di consumo e l’energia». «In termini tendenziali, prosegue la contrazione dell’indice corretto per gli effetti di calendario. La riduzione su base annua registrata a marzo interessa quasi tutti i principali raggruppamenti di industrie, ad esclusione dell’energia».
Immediato il commento dell’Unione Nazionale consumatori che per voce del suo presidente, Massimiliano Dona, dichiara:
«Un disastro! Uno sfacelo! Prosegue lo tsunami che si è abbattuto sulle nostre industrie a partire dal febbraio 2023. E’ da allora, ossia da 26 mesi consecutivi, che prosegue il crollo della produzione industriale su base tendenziale. Un tunnel dal quale non si vede ancora la via d’uscita!. Unico spiraglio di luce, molto fioco, si intravede solo per i beni di consumo durevoli, che salgono sia su base congiunturale che tendenziale, ma non così tanto da far andare in territorio positivo i beni di consumo nel loro complesso, visto che quelli non durevoli precipitano, rispettivamente, dell’1,8% e del 3,9%. Urge una politica industriale da parte del Governo oltre che un rilancio della capacità di spesa delle famiglie, dato che se gli italiani non consumano le industrie o esportano o non si salvano».