Mentre gli analisti valutano l’andamento e le conseguenze dei possibili accordi commerciali tra Stati Uniti e Cina che si stanno delineando, l’attenzione è puntata sui vari dati macro. I mercati asiatici hanno aperto in calo rompendo di fatto l’ottimismo che era nato a Wall Street e che ha visto anche lì un’inversione di rotta durante la notte con futures Usa deboli. Intanto in Europa Piazza Affari ha aperto in negativo con fari puntati su nomi come Webuild che ha in cantiere vari progetti a livello internazionale, Pirelli, dopo i conti positivi del primo trimestre mentre Ferragamo deve lamentare lievi cali soprattutto sul fronte delle vendite ad aprile.
Guardando a quanto avvenuto in Asia, il Nikkei giapponese è sceso dello 0,98% chiudendo a 37.755,51, mentre il Topix ha perso lo 0,88% chiudendo a 2.738,96. In calo anche, nell’ordine: il Kospi sudcoreano a -0,73% , l’Hang Seng di Hong Kong a -0,82% e il Nifty 50 indiano a -0,16%. Controcorrente l’indice australiano S&P/ASX 200 che ha chiuso in rialzo dello 0,22% a 8.297,5. Cautela anche per Wall Street che dopo il già citato ottimismo ha registrato sui futures una generale debolezza.
Resta dunque la cautela come sentimento di fondo, cautela confermata anche dagli esperti di Citi che sottolineano la presenza di mercati che hanno «ampiamente scontato il picco di stress macroeconomico legato ai dazi» senza però escludere «una seconda ondata di volatilità, questa volta guidata dall’incertezza della politica fiscale e dall’indebolimento dei dati concreti degli Stati Uniti».
Un indebolimento confermato anche da altre fonti e dettato da quello che secondo Barclays rappresenta il rischio maggiore per le azioni statunitensi, ovvero l’aumento dei rendimenti obbligazionari a lungo termine. Niente dazi, quindi e nemmeno la debole crescita a breve termine ma questioni interne, come ad esempio la proposta di legge repubblicana sulle tasse e i tagli al sistema sanitario, che per Barclays potrebbe aumentare il deficit (3,7 trilioni di dollari al deficit nei prossimi 10 anni) e avere ripercussioni sul mercato obbligazionario.
All’arme debolezza anche dall’APEC, l’ente per la Cooperazione economica Asia-Pacifico che prevede una crescita in calo dal 3,6% del 2024 al 2,6% nel 2025. Sul banco degli imputati i dazi che forniscono “un ambiente che non è favorevole al commercio”.