Come ampiamente previsto la Bce ha deciso di tagliare i tassi d’interesse di 25 punti base. La decisione (ottavo taglio dall’estate scorsa) porta il livello del tasso sui depositi al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,15%, quello sui prestiti marginali al 2,40%.
Contemporaneamente sono state riviste al ribasso le stime sull’inflazione. Nello specifico per l’inflazione complessiva si è delineato un 2% nel 2025, 1,6% nel 2026 (entrambi i dati sono stati rivisti in calo dello dello 0,3%) e 2,0% nel 2027. Sostanzialmente invariate rispetto a marzo le previsioni per l’inflazione core: 2,4% nel 2025 e all’1,9% nel 2026 e nel 2027. Invariate anche le proiezioni riguardanti la crescita. Ora i fari saranno puntati sul meeting di luglio per comprendere le strategie della banca centrale europea in vista dei tanti fronti aperti.
Già dalle prime ore di questa mattina si intuiva con una certa forza la volontà di tagliare i tassi di interesse. La prova arrivava anche dai dati LSEG secondo i quali mercati avevano preventivato una probabilità di circa il 99% di un taglio di 25 punti base. Ben diversa, invece, la questione economica. Infatti, complici le numerose tensioni internazionali l’Europa si trova ad affrontare prospettive estremamente incerte. Sebbene l’inflazione stia orbitando intorno al target del 2% fissato dalla banca centrale (1,9% a maggio secondo le ultime rilevazioni) la crescita economica è rimasta lenta con un Pil che nel primo trimestre del 2025 non è andato oltre lo 0,3%.
Ed è proprio sul fattore inflazione che gli analisti, dopo quanto deciso oggi, si interrogano sule mosse future. Infatti il panorama, dopo i tagli prevedibili degli ultimi mesi, diventa più incerto nel prossimo futuro. Se per alcuni ci si potrebbe aspettare un altro taglio dei tassi già a luglio da Barclays hanno lasciato intendere in una nota che i tagli ai tassi sono all’orizzonte ma non immediati, con settembre e dicembre protagonisti per altri tagli di 25 punti base.
«Riteniamo che la BCE non si impegnerà sul suo percorso politico e continuerà a seguire un approccio riunione per riunione per mantenere flessibilità e facoltatività nella calibrazione della politica», hanno affermato. BofA Global Research all’inizio di questa settimana suggeriva la possibilità di ulteriori tagli dei tassi all’orizzonte.
Su tutto continua a gravare anche la politica protezionista di Donald Trump. Sullo sfondo anche il punto interrogativo rappresentato dalle varie riforme fiscali in Germania, nazione che a sua volta deve combattere con i venti di una recessione ampiamente conclamata da tempo. Senza dimenticare il fronte bellico con le implicazioni economiche e sociali derivanti dalle varie politiche di riarmo.
Inoltre secondo l’ultimo rapporto sulle prospettive economiche dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l’area euro dovrebbe registrare una crescita dell′1% e un’inflazione del 2,2% entro fine anno.
Dall’altra parte dell’oceano, invece, arrivano i primi risultati delle rilevazioni del Baige Book riguardo le conseguenze dei dazi sui prezzi. Secondo le rilevazioni per il momento si registrerebbe un aumento limitato aumento sullo sfondo di un’attività economica in leggero rallentamento e di un’inflazione moderata. Nel testo si legge che «le prospettive rimangono leggermente pessimistiche e incerte, invariate rispetto al rapporto precedente” e in alcuni distretti risultano “cali da lievi a moderati dell’attività».